Ragazzi e ragazze orgogliosi dei loro successi scolastici, accompagnati dai genitori in attesa di vedere i loro figli ricevere gli attestati di riconoscimento dello studio della lingua italiana. Era il sabato scorso, a Zurigo, nei saloni di quella Casa d’Italia, ormai centro riconosciuto della cultura italiana nella città sul Limmat.
La festosa cerimonia culturale, splendidamente presentata da Fiammetta Jahreiss, formatrice e politica stimata, già presidente del Consiglio comunale di Zurigo, ha consentito al direttore dell’Ente di formazione Ecap, Guglielmo Bozzolini di tracciare un bilancio positivo dell’attività a difesa della lingua e della cultura italiane. L’annuncio del futuro riconoscimento da parte del governo federale dei certificati di studio rilasciati dalla fondazione, è stato salutato come uno straordinario successo dell’attività spesa a favore dell’elevamento culturale e professionale della comunità italiana nella terra degli elvezi. Un significativo apprezzamento per la professionalità e l’impegno di tanti decenni degli insegnanti e dei collaboratori dell’organizzazione impegnata sul terreno più avanzato della promozione e valorizzazione umana. Manuele Bertoli, il consigliere di stato della repubblica e del cantone del Ticino, ospite d’onore della giornata, nel suo intervento ricco di annotazioni storiche e culturali di quella peculiare entità statale della Confederazione in cui svolge importanti attività di governo, ha pur voluto rimarcare il fatto inoppugnabile di una cultura italiana atto costitutivo della Svizzera.
Il suo patrimonio interculturale. Il passato, il presente e il futuro fondati sulla pari dignità delle diversità del popolo confederato. In fondo, io dico, una piccola Europa, o come dovrebbe essere l’Unione europea se prevalessero i valori che spinsero i fondatori a lanciare, superando i drammi della guerra e le contrapposizioni tra le nazioni, l’utopia dell’unità e della concordia. Ho assistito sabato ad una bella manifestazione di matura italianità. Come, d’altronde, avvenne poco più di un mese fa, con la visita delle ragazze e dei ragazzi delle scuole italiane di Zurigo, a Roma. Una settimana di intensa partecipazione emotiva: la città eterna che si apre all’abbraccio dei giovani italiani nati e vissuti oltre i confini della patria dei nonni e dei padri. Le visite ai musei, ai monumenti testimoni della sua storia millenaria. L’accoglienza guidata ai palazzi della politica e delle istituzioni: la camera dei deputati , il quirinale. Due occasioni che hanno hanno arricchito anche chi scrive. In cui hai scoperto l’Italia pulita che studia per meglio prepararsi alla vita.
Con la dignità e la consapevolezza di essere gli eredi di una grande epopea storica e umana: l’esodo di massa dei coraggiosi che, nel primo dopoguerra e per decenni successivi, abbandonarono l’Italia, sconfitta e immiserita, per cercare oltre le alpi nuove possibilità di progresso civile e umano. Sì, un ‘Italia pulita. Una pausa beneaugurante per sfuggire al marasma italiano. Dimenticare, per un attimo, il disgusto quotidiano per il malaffare che ammorba ogni ganglio della società italiana. La politica, che ha perso il senso della sua missione al servizio dei cittadini e della nazione. L’imprenditoria e la finanza, il cui unico scopo è oramai ridotto alla ricerca meramente egoistica del guadagno. Il disinteresse verso i valori essenziali di una società libera e progredita: il lavoro, l’apprendimento, l’onestà, il rispetto e la convivenza solidale. Notizia delle ultime ore: il sindaco dell’Aquila, la città colpita dal devastante terremoto di qualche anno fa, costretto alle dimissioni perché tra i suoi collaboratori, il vicesindaco e altri, vigeva il malaffare e l’arricchimento sulle spalle degli amministrati.
Già nell’ora fatale e luttuosa della capitale abruzzese, imprenditori, il cui animo appare più duro dell’acciaio, ridacchiavano felici al pensiero delle presumibili occasioni di guadagno venutesi ad aprire dopo il devastante sisma. Il becchino che applaude al caro estinto. Sono solo alcuni casi, e nemmeno i più importanti, di una dissoluzione morale, denunciata, a suo tempo, tra lo scherno dei più, da due grandi della politica italiana del passato: il presidente della repubblica, Sandro Pertini ed Enrico Berlinguer. Il loro esempio può essere, tuttora e per l’avvenire, di insegnamento e aiuto ai tanti che non hanno perso la speranza di poter vincere la sfida per una Italia civile, onesta e migliore.