La parola Iva ultimamente salta di bocca in bocca per i motivi più disparati, in maniera particolare a causa dell’aumento dell’Iva ordinaria prevista dalla clausola di salvaguardia che potrebbe portare il significativo aumento dal 22% al 25%. Ma in questi giorni l’Iva ha animato le discussioni politiche per un motivo particolare: la mancata approvazione dell’abbassamento dell’Iva sugli assorbenti igienici.
Il provvedimento doveva comportare la riduzione della tassa al 10 o al 5% rispetto agli attuali 22%. L’emendamento proponeva l’abbassamento dell’Iva sugli assorbenti oltre che su altri prodotti igienici femminili e sui pannolini per il cambio dei bebè, ed era contenuto nel decreto sulla Semplificazione Fiscale, discusso alla Camera martedì scorso e respinto con 253 voti contrari e 189 favorevoli. Quello che ha fatto scalpore è anche la motivazione esposta da Francesco D’Uva, capogruppo M5s alla Camera dei deputati, per il quale “non c’era la copertura finanziaria in quel provvedimento. In più, noi siamo per l’ambiente, non siamo a favore degli assorbenti usa e getta. Ci sono delle possibilità non inquinanti, come le coppette mestruali e i pannolini lavabili”.
Le donne italiane ringrazieranno D’Uva per i consigli igienici ed ecologisti, il problema rimane però che l’Italia resta una delle poche nazioni che prende sottogamba il problema della tassazione eccessiva su un prodotto che può essere considerato di prima necessità. Secondo la legge, infatti, assorbenti femminili e pannolini per bebè sono tassati come beni di lusso, cioè come quei prodotti di cui si potrebbe fare a meno. Fare a meno di assorbenti e pannolini… ce lo possiamo immaginare? Ma la questione è indice di un fatto davvero avvilente in materia di rispetto nei confronti di una tale questione femminile dove l’Italia rimane indietro rispetto a tanti altri Paesi. Facendo una breve carrellata, nel 2000 il Regno Unito ha abbassato l’Iva sui prodotti sanitari femminili dal 17,5% al 5%. La vicina Francia nel 2015 ha abbassato dal 20% al 5,5% l’imposta sui prodotti sanitari femminili, mentre Belgio e Olanda l’hanno portata al 6% e l’Irlanda l’ha addirittura azzerata. Guardando un po’ più lontano, il Canada ha eliminato la tassa sugli articoli femminili nel 2015 mentre l’India ha cancellato la tassa appena introdotta lo scorso anno del 12% sui prodotti sanitari così come l’Australia dove non si applicherà più la tassa del 10% introdotta nel 1999 sui prodotti igienici femminili.
La Svizzera? Beh, neanche qui le donne, godono di nessun trattamento equo per i prodotti necessari come gli assorbenti che rimangono tassati al 7.7%, ovvero secondo l’aliquota ordinaria, almeno fino adesso, perché grazie alla mozione presentata dal consigliere nazionale Jacques-André Maire (PS/NE) c’è la possibilità che siano portati al 2,5%! Almeno sul punto di vista economico, conviene sempre meno essere donna e fare figli in Italia!