In votazione il controprogetto del governo che chiede di iscrivere le vie ciclabile nella Costituzione completando l’articolo che già disciplina i sentieri e i percorsi pedonali
La bicicletta è un mezzo molto diffuso tra la popolazione svizzera. Nel Paese se ne contano quasi 4 milioni. Il potenziale di questo mezzo della mobilità lenta non è adeguatamente sfruttato negli spostamenti quotidiani e per promuovere la mobilità ciclistica, il governo e il parlamento intendono ancorare nella Costituzione la possibilità di prendere provvedimenti e dare impulsi per le vie ciclabili. Se la nuova disposizione sarà accettata dall’elettorato il 23 settembre, la Confederazione potrebbe definire standard nazionali per la rete di vie ciclabili. Lo scopo è aumentare la sicurezza, il decongestionamento del traffico motorizzato privato e ridurre l’affollamento dei mezzi pubblici di trasporto. La sicurezza può essere migliorata separando i flussi di traffico, ad esempio con corsie ciclabili debitamente contrassegnate o piste ciclabili protette da barriere spartitraffico. Se si considera che negli ultimi anni i ciclisti feriti o deceduti in un incidente stradale sono aumentati, secondo il governo e la stragrande maggioranza dei parlamentari si tratta di una necessità urgente. Sfruttare l’uso della bicicletta diventa sempre più importante, poiché la mobilità in Svizzera continuerà ad aumentare. Inoltre, andare in bicicletta contribuirebbe anche alla promozione della salute, il mezzo è ecologico e permetterebbe una riduzione dei consumi energetici, delle emissioni inquinanti e dei rumori.
All’origine del decreto federale vi è l’iniziativa lanciata da Pro Velo Svizzera depositata nel marzo 2016. Il governo e il parlamento hanno ritenuto il testo eccessivo e gli hanno contrapposto il controprogetto diretto, che ha portato al ritiro dell’iniziativa. Il decreto crea le basi per sostenere (finanziariamente e con linee per le vie ciclabili) i progetti dei cantoni e dei comuni, ai quali resterà la competenza in materia: pianificazione, costruzione e manutenzione delle vie. In questo modo otterranno lo stesso statuto giuridico previsto per i sentieri e percorsi pedonali e la Confederazione potrà fissare gli standard per le vie ciclabili. I costi per la Confederazione aumenterebbero di 1.8 milioni di franchi, che sarebbero coperti dall’Ufficio federale delle strade. Il controprogetto ha superato senza problemi l’esame parlamentare, respinto solo dall’Unione democratica di centro (UDC). I rappresentati del partito giudicano la modifica inutile per una suddivisone dei compiti tra le tre parti che già funziona bene in un Paese già adatto alle biciclette. Oltre a generare alti costi alla Confederazione, è anche utopico pensare, secondo i democentristi, che vie ciclabili migliori significhi un aumento notevole dell’uso regolare della bicicletta, perché non è spesso un’alternativa all’auto e la proposta non porterebbe a meno traffico.
La decisione spetta all’elettorato e l’oggetto ha ottime prospettive di essere accettato alle urne. I risultati del primo sondaggio di gfs.bern indicano che il sostegno al controprogetto ottiene una solida maggioranza con il 64% di sì degli intervistati. Grazie al vasto sostegno politico di cui gode la proposta, per l’istituto non dovrebbe esserci in teoria margine per un’inversione di tendenza, anche perché la Svizzera è “un Paese di ciclisti e l’oggetto in votazione è attuale”. L’UDC, invece è isolata nella sua opinione e non riesce a mobilitare oltre la propria base di elettori.
Gaetano Scopelliti