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29 April 2024
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Svizzera

L’Ambasciatore Del Panta e il presunto “like”

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Polemiche intorno ad un “like” su Twitter, vediamo cos’è successo

Porta la firma di Alessandro Rico l’articolo pubblicato a metà agosto su La Verità dal titolo “L’ambasciatore in Svizzera insulta il governo”. Il pezzo, dal titolo accattivante, pone l’attenzione sul fatto che il diplomatico a Berna, Marco Del Panta, abbia messo “mi piace” al tweet del dem Carlo Calenda “che mobilita cittadini e associazioni in opposizione a Lega e M5s” chiedendosi, dunque, che se l’Ambasciatore si sente a disagio, perché non lascia la propria carica.

Il caso intorno all’Ambasciatore Del Panta è scoppiato a causa di questo presunto “like” al post dell’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, ‘presunto’ perché sembrerebbe che si tratti di un attacco da parte di un hacker. Calenda aveva twittato: “Continuiamo a opporci a questo governo individualmente. Senza costruire e coordinare un’azione politica ampia nel Paese. Ci sono tantissimi cittadini e forze associative pronte a mobilitarsi. Ma vengono ignorate. Questa è la più grave responsabilità del Pd in questo momento”. Da queste parole l’autore del pezzo avrebbe ravvisato “qualche preoccupazione se la chiamata piddina alle armi viene di fatto pubblicamente recepita e apprezzata da un uomo di Stato, il cui compito è rappresentare all’estero il nostro paese”.

Solidarietà per l’Ambasciatore

Su internet ci sono subito stati numerosi commenti da parte di connazionali che hanno espresso solidarietà nei confronti dell’Ambasciatore Del Panta. “Perché un ambasciatore non può essere d’accordo con un ex- ministro, questo non lo capisco”, si è chiesto un utente su Facebook. “Ho conosciuto personalmente l’ambasciatore e anche se avessimo differenze di vedute politiche non smetterei di stimarlo”, è stato un altro commento.

“Le rappresentanze degli italiani in Svizzera esprimono solidarietà all’ambasciatore Marco Del Panta per l’incresciosa situazione in cui è stato coinvolto”. Lo hanno scritto in un comunicato a nota congiunta firmata dal segretario generale Cgie Michele Schiavone e dai consiglieri svizzeri Maria Lenzo Bernasconi, Paolo Da Costa, Giuseppe Rauseo e Roger Nesti, nonché dai presidenti dei Comites Grazia Tredanari di Losanna, Chiara Vannetti di Berna, Nella Sempio di Basilea, Sergio Giacinti di San Gallo, Luciano Alban di Zurigo, Andrea Pappalardo di Ginevra e Silvio Di Giulio di Lugano.

I firmatari del comunicato “condannano il processo sommario intentato, nonché la gogna mediatica avviata e auspicano che sia fatta rapidamente chiarezza sulla vicenda”.

Ma non tutti si sono posti dalla parte dell’Ambasciatore: “Mah, ai miei tempi, gli ambasciatori erano PERSONE NEUTRE e lavoravano in favore di TUTTA la collettività. NON C’ERA INTERNET! Spero che sia fatta rapidamente chiarezza sulla vicenda”, è un altro commento su Facebook.

Anche l’On. Simone Billi si è schierato contro il diplomatico chiedendo, in una lettera aperta all’Ambasciatore, addirittura le dimissioni: “Mi pare estremamente inopportuno che un ambasciatore dello Stato italiano possa prendere posizioni politiche così chiare contro l’attuale Governo – scrive il deputato eletto nella coalizione di Centro Destra per la Lega Salvini Premier in Europa sottolineando che – Mi chiedo pertanto se non fosse opportuno per Lei rassegnare le dimissioni dal suo attuale incarico di ambasciatore” riferendosi direttamente all’Ambasciatore.

La smentita

Direttamente al quotidiano La Verità l’Ambasciatore Del Panta ha inviato una lettera dopo aver letto l’articolo sui presunti “insulti al Governo” nella quale sottolinea “di non aver mai messo il “mi piace” sul tweet dell’ex Ministro Carlo Calenda. Uso il mio profilo Twitter esclusivamente per fini professionali, come chiunque può constatare, e conosco bene il codice deontologico di un funzionario pubblico in servizio all’estero”, inoltre l’Ambasciatore scrive di aver sporto denuncia contro ignoti per accesso al suo profilo Twitter.

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1 commento

Antonio Sutera 21 April 2019 at 09:32

Per il sottoscritto, dopo un serrato colloquio, avvenuto subito dopo la designazione ad Ambasciatore in Svizzera, e precisamente il 25 aprile del 2016, si sarebbe dovuto fare dimissionare, per le sue assurde idee in merito alle diatribe tra La Dante di Berna e il segretario- dittatore della sede centrale. La Società Dante Alighieri non può e non dev’essere fascistoide!!! E*’ solo un movimento culturale. e basta. Dal Panta per me, da quella data, non rappresentava più l’Italia, rappresentava se stesso.

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