Secondo le stime della Coldiretti, la primavera appena finita è stata la seconda più calda dal 1800
Tutta l’Europa fa i conti con gli effetti di una primavera anomala che in Italia, come in Gran Bretagna, è stata la seconda più calda dall’inizio delle rilevazioni, almeno stando all’analisi della Coldiretti sulla base dati divulgati dalla NASA’s Goddard Institute for Space Studies (GISS) in occasione della Giornata Mondiale della lotta alla desertificazione e alla siccità. Anche da un’altra analisi elaborata sulla base dei dati climatologici del Noaa, il National Climatic Data Centre, emerge che a livello planetario la temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani è stata la seconda più elevata mai registrata nel periodo, addirittura superiore di 0,29 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo. A far registrare valori di temperatura primaverili superiori alla media sono stati l’Africa, buona parte del Nord America e l’Europa.
In Italia si è registrata a livello nazionale secondo il Cnr la seconda primavera più calda dal 1800 ad oggi, con un’anomalia di +1,9 gradi e la terza più asciutta con un deficit di quasi il 50% rispetto al periodo 1971-2000 (dopo che anche l’inverno si era classificato al terzo posto tra i più asciutti con il 48% di precipitazioni in meno) con oltre un miliardo di euro di danni provocati alle campagne dal clima bollente dove non sono mancati eventi estremi con bombe d’acqua e grandinate violente e una diffusa carenza idrica. Gli effetti si sono fatti sentire con un diffuso allarme incendi e sui raccolti: la Commissione Ue ha infatti dovuto rivedere al ribasso le stime per i cereali. Preoccupati anche i produttori europei di vegetali in scatola e surgelati perché la mancanza di acqua e le alte temperature durante l’inverno e la primavera hanno colpito le colture in molte parti dell’Europa come Belgio, Francia e Italia.
Gli agricoltori devono ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, sono a rischio dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ma anche i girasoli, i vigneti e il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i formaggi. Lo stress da caldo ha colpito anche gli animali nelle fattorie dove le mucche che con le alte temperature stanno producendo fino al 20 per cento circa di latte in meno rispetto ai periodi normali, secondo il monitoraggio della Coldiretti nelle stalle dal quale emerge che in certe zone manca anche l’acqua e sono entrate in funzione le autobotti per il rifornimento degli abbeveratoi.
La situazione più difficile nella pianura padana dove si concentra la maggioranza degli allevamenti italiani e dove sono entrati in funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare a sopportare meglio la calura. Secondo la Coldiretti, “di fronte alla tropicalizzazione del clima se vogliamo continuare a mantenere l’agricoltura di qualità, dobbiamo organizzarci per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi con interventi strutturali che non possono essere più rimandati.
Occorrono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, creando bacini aziendali e utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere acqua. Ciò è la conferma della tendenza al surriscaldamento del pianeta dopo che le temperature annuali hanno fatto segnare per cinque volte il record nel ventunesimo secolo (2005, 2010, 2014 e 2015 e 2016).