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29 April 2024
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Interviste

Carlo Verdone: dalle maschere ai fatti!

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Ci ha accompagnato negli anni con i suoi film esilaranti, poetici, comici, indimenticabili. Ci ha conquistato con i suoi personaggi, a volte genuini, ammiccanti, provocatori, sicuramente comici. Carlo Verdone è l’attore, regista e autore di alcuni pezzi del cinema italiano che sono entrati di diritto nella storia della cinematografia nostrana. Ha saputo guardare ai pregi e ai difetti degli 

italiani riproponendoli sulla scena con affetto, rispetto e in maniera leggera, senza mai scadere in inutili polemiche. Ci ha fatto ridere di gusto e questo il suo pubblico non lo dimentica e non smette

 mai di ringraziarlo per i momenti spensierati che gli ha regalato. In visita in Svizzera ha potuto abbracciare simbolicamente e fisicamente i fan che sono accorsi a Zurigo, Berna e Dietlikon rispettivamente il 14, 15 e 16 settembre, per la proiezione di “Benedetta follia”, l’ultimo lungometraggio dell’artista romano. “Mi piace fare film dove si ride ma che abbiano anche delle parti poetiche” spiega Carlo Verdone raccontandosi al pubblico zurighese che ha goduto della prima cinematografica svizzera del film. Poco prima si è concesso per rispondere in maniera aperta, cordiale, sincera e brillante a qualche domanda

40 anni di carriera e 30 film alle spalle, cosa ti senti di poter dare ancora al cinema?

Ho sposato totalmente questo lavoro, sono stati 40 anni molto intensi, ma ho avuto la soddisfazione di aver lasciato un’impronta. Credo di aver raccontato molto bene alcuni decenni della nostra vita, soprattutto degli italiani con tutti i loro difetti, i tic e le nevrosi che ci appartengono.

Immagino che sarò io a dire basta ad un certo punto. Forse più in la potrei fare dei film solamente come attore o come regista diminuendo via via l’impegno, ma per adesso ho ancora degli impegni con dei produttori per film diretti scritti e interpretati. Poi devo fare anche una serie televisiva.

In questo momento cosa ti dà maggiore soddisfazione?

Che nonostante l’età e la carriera che ho alle spalle, riesca ancora a portare il pubblico al cinema. È un grande privilegio che non tutti possono permettersi. Ho dato tutto il mio entusiasmo e tutta la mia curiosità nell’osservare i momenti, lerelazioni e le dinamiche che cambiano nei decenni. Sono stato un osservatore acuto e continuo ad esserlo, prima mi concentravo  sui personaggi ora, invece, più sulle tematiche e gli argomenti. È cambiata la mia maschera, non posso più fare le cose che facevo prima, diventerebbe patetico.

Dunque è impensabile rivedere oggi i tuoi personaggi di una volta…

Sì, c’è meno poesia rispetto a prima. Il mondo è cambiato in peggio. C’è molta solitudine, molta povertà, molte più tensioni, molte delle città italiane non sono curate e viene così a mancare la poesia che ho avuto modo di vedere negli anni ’80, come quella Roma che ho fotografato per l’ultima volta con Un sacco bello, Bianco rosso e verdone. È cambiato tutto in peggio, ma speriamo che possa riprendere un certo splendore. Purtroppo l’Italia ancora non è europea.

In qualche modo, il tema sella solitudine ritorna in Benedetta Follia…

Sì, è la storia di due solitudini che si incontrano. Da una parte c’è un uomo borghese antiquato che avrebbe avuto una vita diversa se non avesse avu

to l’incidente con la moto e se non avesse perso il padre troppo presto per cui è costretto dover portare avanti un negozio di oggetti sacri, dall’altro lato c’è una ragazza che viene dalla periferia e che diventerà la sua commessa.

Sono due persone sole ma che con questo incontro si aiuteranno: lei aiuterà lui a trovare più motivazione per la vita, lui con la sua esperienza e maturità l’aiuterà a superare certi problemi.

La conclusione è molto positiva, è un abbraccio grande che si danno i protagonisti, ma è anche una carezza che io voglio fare al pubblico. Voglio che questo film comunicasse molta speranza e fiducia.

Nel film sei circondato da diverse figure femminili. A cosa si deve il tuo interesse all’universo femminile?

Sono nato in un matriarcato: nella mia famiglia c’era mia mamma, mia nonna, la sua dama di compagnia, due collaboratrici domestiche, ho pure una sorella… le donne sono state importanti per me. Soprattutto mia madre, che è stata una grande forza per me, mi ha dato il coraggio per intraprendere questa strada perché aveva intuito che avevo del talento e ci ha azzeccato. Artisticamente parlando sono nato in un periodo che si può definire ‘femminista’, e non ho mai voluto raccontare il tipico uomo conquistatore, nei miei film la donna non è considerata più un oggetto. Nei miei film è l’uomo che è in difficoltà e c’è sempre una donna più forte da cui i miei personaggi subiscono il fascino. In generale le donne sono sempre state le mie partner preferite nei film.

Diamo uno sguardo al tuo futuro: cosa c’è in cantiere?

Vorrei trattare il tema della malattia, ma a livello di commedia, se scritto con molta delicatezza e attenzione, può essere un bel tema da trattare.

Ultimamente mi capita di far visita a delle persone nel mio quartiere che non stanno bene e che vogliono dirmi grazie perché li ho fatti star bene con i miei film, durante la loro vita, durante le terapie del lavoro. Può sembrare una cosa triste, ma è una cosa molto bella e si può fare un bel film su questo,  divertente anche con i malati terminali, basta scriverlo con molta cura, con tatto ed eleganza.

Verdone e…

Alberto Sordi:

Il più grande attore di commedie che abbiamo mai avuto.La gente sostiene che io sia il suo erede, ma io non mi ritengo tale. Sordi è Sordi, è una maschera  e le maschere non hanno eredi, io sono un suo spettatore incantato. È stato un grande amico che mi ha sempre dimostrato amicizia e credo di avergliene dimostrato anche io.

Sora Lella:

Sono contento di aver la vorato con lei, l’ultima grande caratterista romana ad avere un ruolo importante anche del cinema italiano. Sono contento di averla avuta in Acqua e sapone, Bianco rosso e Verdone. Era la nonna che tutti avrebbero voluto avere perché impersonava la saggezza, rappresentava il brontolio di una certa Roma saggia, sorniona, ma molto intelligente. Sarà sempre un bellissimo ricordo.   

Ilenia Pastorelli:

Mi sono trovato molto bene  con lei in Benedetta follia, è una ragazza molto forte e umile che viene dalla periferia più estrema, con una grande sensibilità ed intelligenza. È anche una bravissima pittrice, io non lo sapevo. È anche molto romana, sembra un po’ la Magnani della fine degli anni ’50. Sembrerebbe una ragazza molto moderna, ma per come ragiona, invece, sembra una ragazza d’altri tempi!

 

La famiglia

Ringrazio l’ambiente che ha creato la mia famiglia in casa. Sono stato fortunato, più che nel lavoro, nell’aver avuto una grande famiglia alle spalle, due genitori che si amavano molto, ma che erano diversi tra di loro pur negli interessi comuni, che mi hanno molto supportato culturalmente con la loro saggezza, con il loro affetto, con la loro ironia. È grazie a loro tutto quello che io sono, per cui quello che faccio lo dedico sempre a loro dentro di me.

 

Eveline Bentivegna

 

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