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5 May 2024
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Conoscere la propria ignoranza

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Ammettere la propria ignoranza è un primo passo per la crescita personale. Le ultime tre generazioni possono ritenersi fortunate per le opportunità offerte dal progresso tecnologico e dalla rete. Se fino al qualche decennio fa la cultura e l’informazione era un lusso, dato che bisognava pagarsi gli studi e i libri, oggi tutto è cambiato. Ma l’accesso alla conoscenza pur dipendendo dal livello e strato culturale e sociale dei soggetti, non viene sfruttato sufficientemente dalla maggioranza delle persone. Senza grossi capitali e conoscenze inserendo nella stringa di Google ciò che ci interessa, da un semplice telefonino anche da 50 CHF, ottieni tutte le informazioni che vuoi. L’informazione è libera e disponibile per tutti, ma pochi la cercano. È questo il paradosso! 

Nei blog e nei mainstream dove contano gli accessi e i “like”, commenti e le riflessioni sono dello 0,1%. Quindi questa mobilità e rivoluzione tecnologica degli smartphone, a parte i benefici della comunicazione in tempo reale, e delle informazioni sempre disponibili, è in gran parte usato come svago dai meandri di milioni di apps, siti d’incontri occasionali, giochini demenziali, e uno scrolling del pollice patologico nelle chat continue h24. Trasformando questi strumenti d’innovazione epocale e di diffusione disponibile di cultura e informazione più potente nella storia, nel mezzo di distrazione, controllo e manipolazione più potente mai esistito. La mia ricetta dell’uso appropriato di questi strumenti, presuppone di essere curiosi, e assetati di conoscenze più svariate, a secondo delle opportunità e vicende che la vita ci pone. 

Avere la perseveranza di intraprendere percorsi nuovi della conoscenza, sacrificando un po’ del proprio tempo libero per un percorso incerto e pieno di insidie come lo studio del corpo umano, le cripto valute, dell’ingegneria quantistica, della politica, alimentazione, l’ambiente, la filosofia e tant’altro che la nostra e le epoche passato hanno sviluppato e in gran parte tematizzato. Mettendo radici solide, studiando, crescendo e investendo sul proprio seme della conoscenza costantemente e sempre, attendendo che germogli magari con un pizzico di follia che non guasta mai per le grandi imprese. Alla base di tutto c’è la coscienza di essere ignoranti, e di non lamentarsi spesso oltre alla pigrizia invasiva nel risolvere i propri problemi senza tentare di fare la ricerca giusta nella rete, non sapendo cosa cercare. Questo è il più grande divario tra noi e le macchine, oltre al tempo passato cercando i soliti gattini, frasi ad’ effetto o uomini/donne fighi e macchine veloci o curando maniacalmente i propri profili social. Magari poi ci lamentiamo di non ricavarne di più dalla tecnologia, e mettendo da parte la curiosità, mettiamo anche da parte le cose che veramente contano come i rapporti sociali, la famiglia, la natura o la spiritualità. 

“Come dei criceti corriamo su noi stessi, sempre super impegnati, scambiando il black Friday con il Friday for the future”

Scrivo queste cose perché incontro tante persone con questi atteggiamenti, autodistruttivi e che apaticamente si lasciano trasportare dal flusso dell’ignoranza. Disimpegnati e lontani dalle loro reali capacità e potenziali che cambierebbero la loro vita. In realtà queste persone non vogliono crescere, chiedono unicamente attenzioni ai loro problemi o ansie, e farebbero di tutto per ottenerle non uscendo dal loro concetto di ego. Come dei criceti corriamo su noi stessi, sempre super impegnati, scambiando il black Friday con il Friday for the future, andando in piazza per elogiare a turno grilli, sardine o seguire l’aberrante ritualità del Natale dei consumi. Purtroppo, ai nostri giorni la superficialità è una divisa indossata con orgoglio, l’arroganza spesso è rispettata e considerata segno di decisionismo e persino di acutezza, che permette l’approssimazione, l’impreparazione e il pressappochismo. Requisiti imprescindibili per ambire ai vertici del potere societario. La gente scegliendo i valori sopra descritti ambisce a rimanere nell’ignoranza, dato che essa permette di non prendere delle responsabilità e di non cambiare la propria vita, delegando ad’ altri le decisioni importanti. Temendo le novità, lo straniero, un nuovo lavoro, un investimento o una nuova relazione. 

Ogni rivoluzione non avviene mai in solitudine, ma il singolo non deve rinunciare a desiderare un mondo più vero e più giusto, un’aspirazione che si realizza compiutamente nella dimensione sociale. L’ignoranza rende schiavi, ma si può essere liberi solo se libera è la società e non amando le proprie catene fatte di ideali e materiali, dalle ideologie e del pensiero unico che domina in un mondo che continua a proclamarsi libero, e ce lo fa amare, illudendoci che esso sia il solo possibile, da cui non è possibile evadere. Dunque, impegno costante quasi ossessivo, per comprendere la natura autenticamente falsa e totalitaria del mondo in cui siamo prigionieri, e da cui si può uscirne a patto di capirlo pur nella sua complessità. Tramite la cultura fatta di libri scritti da specialisti che lavorano sul tema scelto, valutando e confrontando altri punti di vista, ci liberiamo dalle catene del conformismo e servilismo sociale, e guardando al di fuori della metaforica caverna ci sentiremo inizialmente smarriti e disorientati. 

Per fare un esempio, su come crearsi un’opinione sul tema delle rivoluzioni, esse sono nate tramite dei personaggi che hanno saputo divulgare il loro “stato nascente”. Sempre più spesso nascono dei movimenti di protesta che diventano gruppi compatti, si organizzano contro un obiettivo comune e agiscono per ottenere un risultato positivo, definendosi antigovernativi o antisistema. Sono populisti nel senso che intendono rappresentare gli interessi della popolazione contro quelli dell’establishment e delle cosiddette élite. Alcuni movimenti storici come indignados, Occupy Wall Street, no-global, Black bloc e No-Tav e M5S sono sfumati nei loro intenti, o assorbiti dai partiti subalterni al potere. L’uso dei social media ha avuto un ruolo significativo negli ultimi anni per questi movimenti nei seguenti paesi: Hong Kong, Francia, Iraq, Libano, Haiti, Egitto, Bolivia, Cile e i giovani attivisti dell’ambiente. 

Le persone decidono di riunirsi in gruppi per rendere più forte la loro voce, ma anche per rendere visibile la loro presenza. Tentando di tracciare un confine, una linea di demarcazione, tra il “noi” e il “loro”, tramite cui poter osservare l’altra parte che viene definita “qualcos’altro”. Il noi è la parte buona e loro quella da cambiare e quindi cattiva. Anche in questi esempi, l’ignoranza prevale sulla ragione dato che raramente alle proteste è legato un piano o delle idee. Comprendendo che l’unica forma di protesta efficace, è quella che colpisce i mercati finanziari e le multinazionali, veri responsabili di questo sfracello sociale. 

“noi consumatori prima che cittadini possiamo fare tantissimo, forse più persino della politica”

Per chi ha visto il bistrattato “Adrian” di Celentano, vi è una scena in cui il potere per calmare gli animi del popolo in rivolta, offre una giornata di accesso libero ai grandi supermercati della città. La gente si ammassa alle entrate, ma nel momento dell’apertura si ferma e decide di boicottare quell’inaspettato regalo di consumo gratuito. Ecco questa è a mio avviso, l’unica arma veramente efficace, in cui il paradigma dell’accumulo di merci deve cambiare, le aziende devono cambiare (e molte lo stanno già facendo). E noi consumatori prima che cittadini possiamo fare tantissimo, forse più persino della politica. Ma niente di questo avverrà, perché la gente ha paura della verità e preferisce chiudere gli occhi, tapparsi bocca e orecchie con tonnellate di trash televisivo e convivere con altri ignoranti il loro stato di disagio. Fine esempio e relativa analisi. 

Convertirsi è l’atto fondamentale per il cambiamento della propria prospettiva esistenziale. La liberazione dalle catene che tanto amiamo e difendiamo, avviene (come la reminiscenza) o per caso o grazie all’intervento di qualcuno. Prendendo in considerazione che gli omologati (normali), ci derideranno e si arrabbiano e ci picchieranno perfino, non usciremmo mai dalla caverna collettiva chiamata società moderna dei consumi e del neoliberalismo, che tramite la tecnologia e la nostra ignoranza domina sempre più il paesaggio delle nostre esistenze. Prendendo come spunto di questa riflessione il mito della caverna di Platone, il filosofo in realtà vuole qui descrivere la storia di Socrate, un uomo che ha visto realtà superiori e ha cercato di farle conoscere agli altri che non hanno però accettato. Per quel che riguarda il fatto che l’uomo tornato nella caverna non riesca più a cogliere le realtà sensibili, possiamo portare ad esempio la vicenda del filosofo Talete, che guardando le stelle cadeva nei pozzi e veniva deriso per il fatto che voleva vedere le stelle lui che non vedeva neppure cosa c’era per terra. Il mio vuole essere un invito alla lettura e allo studio, senza volere convincere nessuno sulle mie visioni, ma di prendersi ogni giorno più spazio per sé stessi, alla propria interiorità che esiste, come molti già fanno con il proprio abito esterno chiamato corpo. «La nostra conoscenza può essere solo finita, mentre la nostra ignoranza deve necessariamente essere infinita». (Karl Popper). 

Mario Pluchino

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