Quando un bambino dev’essere sistemato presso terzi, a causa di abusi, maltrattamenti o altro, in Svizzera è la KESB a decidere cosa succede
Qualche settimana fa è stata lanciata l’iniziativa popolare “Agire autonomamente nella famiglia e nell’impresa (Iniziativa sulla protezione dei minori e degli adulti)”, detta anche Iniziativa Kesb, perché secondo gli autori al 1° gennaio 2013 con la revisione del codice civile, sarebbe stato sostituito il diritto di tutela con il nuovo diritto di tutela di adulti e bambini (KESR). Da un giorno all’altro, i comuni sarebbero stati sollevati dalla responsabilità, e la nuova Autorità per la tutela di adulti e bambini (KESB) con ampie competenze sarebbe stata creata lontano dai cittadini.
Inoltre il comitato sottolinea anche di aver lanciato l’iniziativa perché “secondo un sondaggio condotto tra i pubblici ufficiali, il 95% dei cittadini che oggi presentano richiesta di assistenza, vogliono che i componenti della famiglia si occupino di loro senza l’intervento della KESB”.
Lo studio che mostra il contrario
Uno degli argomento principali degli autori dell’iniziativa è quello che “una denuncia di pericolo, un infortunio, una malattia, una malattia tipo demenza, una compromissione costante della capacità, una separazione, un rapporto medico dubbio, un’incapacità di giudizio provvisoria o permanente o la morte improvvisa potrebbe capitarci già domani. Proprio nel caso in cui in questi casi sussista una richiesta di assistenza sanitaria o un testamento e risulti espressamente la volontà, l’Autorità di tutela di adulti e bambini (KESB) deve verificare e approvare la richiesta di assistenza e le persone incaricate”.
La scorsa settimana sulla Sonntagszeitung è apparso uno studio effettuato dall’Università di Lucerna che dimostrerebbe il contrario di ciò che gli autori sostengono, ovvero che il “90% degli interrogati (collaboratori KESB interrogati su casi fittizi) ha dichiarato di considerare il parere di parenti o persone vicine al bambino in caso di una sistemazione presso terzi”.