Renzi: “combattere Camorra corpo a corpo portando occupazione”
“L’Italia è uscita dalla recessione, ma questa uscita dalla crisi ha un piccolo particolare: il mezzogiorno non è ancora fuori dalla crisi, ha performance non positive e questo argomento non ti fa andare a letto la sera, ti sconquassa il cuore”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando a Salerno in sostegno di Vincenzo De Luca candidato presidente della regione Campania. “Il tema di Carinaro – ha aggiunto – non è il tema solo di un’azienda ma se in un territorio c’è la desertificazione industriale, tu Stato ti arrendi: combattere la camorra è la parola ordine ma non si combatte leggendo un bell’articolo sui giornali ma corpo a corpo, sui territori portando occupazione”.
Non ha esitato a commentare le parole di Renzi la deputata pugliese di Forza Italia Elvira Savino, che in una nota ha affermato: “se la camorra si combatte portando occupazione al Sud, allora Renzi dovrebbe essere indagato per concorso esterno in associazione camorristica, perché con lui la disoccupazione giovanile al Sud è arrivata anche al 55%. Il Governo Renzi è la prima causa di disoccupazione. È riuscito ad ingannare nello stesso tempo sia i giovani che i pensionati. Al Sud Renzi è solo un turista per caso”.
Anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano si è espresso sulla questione della mafia al sud dicendo che “quando si parla di piano straordinario per il sud non si può che dire che il primo pilastro è la legalità. Perché tanto dove c’è mafia, ‘ndrangheta, camorra si va giù, mentre quando non ci sono queste organizzazioni criminali si cresce. Ecco perché dobbiamo aggredire queste organizzazioni criminali e non fare dimenticare che la questione del Sud non è una questione tramontata del nostro Paese”. Alfano lo ha dichiarato a margine della cerimonia alla caserma Lungaro di Palermo, in ricordo degli agenti uccisi nella strage di Capaci e via D’Amelio, “se riparte il sud, riparte l’Italia, se non riparte il sud è difficile che l’Italia possa agganciare una crescita robusta e permanente”, ha concluso Alfano.
Contemporaneamente, in sette città d’Italia si sono tenuti incontri e iniziative con le testimonianze di familiari di vittime della mafia e rappresentanti delle associazioni.
Mattarella: batteremo mafia, si può sconfiggere
Con la prima uscita pubblica nella sua Palermo, nell’aula bunker che sancì uno dei più grossi successi dello Stato contro Cosa Nostra, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha celebrato lo scorso sabato il 23esimo anniversario della strage di Capaci. La strage che il 23 maggio 1992 uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.
Nel suo intervento Mattarella si è rivolto soprattutto ai giovani invitandoli a non perdere mai la fiducia nelle istituzioni, e a farsi artefici di un cambiamento senza il quale non c’è vittoria contro la mafia. “Le immagini dell’attentato di Capaci resteranno impresse per sempre nei nostri occhi – ha esordito Mattarella -. I nomi, i volti, gli esempi di Falcone e Borsellino sono legati ai valori e alla battaglia alla mafia che i due magistrati hanno combattuto, affidando a tutti noi il compito di proseguirla”. “La battaglia ha avuto i suoi effetti, come le riforme adottate seguendo le proposte di Falcone e Borsellino, così pure la nascita di quell’impegno della società italiana a non vedere umiliata la propria coscienza”. Il capo dello Stato ha assicurato: “La mafia può essere sconfitta. Siamo qui per rinnovare una promessa: batteremo la mafia, la elimineremo dal corpo sociale perché è incompatibile con la libertà e l’umana convivenza. E perché l’azione predatoria delle varie mafie ostacola lo sviluppo, impoverisce i territori, costituisce una zavorra non solo per il Sud ma per tutta l’Italia”.