Gli hooligans vanno perseguiti e puniti. Prevalga la gioia della contesa sportiva
Ho un sogno. Ventidue baldi giovanotti si sfidano a duello sul prato verde. Rappresentano due nazioni. Due o più popoli. Portano sui loro visi i colori ricevuti dai loro antenati. Si battono correndo dietro ad una palla, alquanto divertita, nel balzare di qua e là, colpita dai calci dei prodi.
Non vi è l’arbitro a decidere la correttezza della contesa. Decidono loro, i ventidue, il come e il perché l’eventuale azione contesa è stata o non scorretta. E sugli spalti dell’ampio catino del centro sportivo di una qualsiasi città della nostra Europa, migliaia di giovani ragazzi assistono alla sfida partecipando con entusiasmo all’evento, dimenticando, per qualche ora, i duri compiti che li attendono al giorno che verrà: gli obblighi scolastici, la preparazione di un esame particolarmente ostico, lo stage in un centro di formazione per mettere in pratica quanto hanno appena studiato e appreso sui banchi dell’istituto ove si apprestano a vincere la vera sfida: il successo, professionale e umano, per la vita che verrà.
Già: era un sogno. Apro gli occhi verso il grande schermo.
Vedo scene di un film già visto. Non si tratta di un Western con le immagini della vecchia e selvaggia America alla conquista del West.
Oppure del solito massacro dei cattivi indiani da parte dei visi pallidi. I cui antenati giunsero dal continente europeo con lo spirito dei conquistatori a cui nulla fu proibito se non il giudizio finale di Dio sulle loro malefatte. E poverelli sono quelli come noi che hanno osato, anche in gioventù, nella sala del cinema Odeon, la cittadina in cui scoprimmo la magia del grande schermo a colori, parteggiare per i Sioux condotti da Toro Seduto, o gli Apache di Geronimo, sperando che, una volta o l’altra, vincessero le frecce sulle colt fumanti degli eterni vincitori.
Mi sorpresi, qualche secolo fa, vista l’età – sto scherzando! – a rivedere più volte lo stesso film. Apparivano sempre le immagini di un terribile massacro di visi olivastri. Sperai che la scena non fosse vera e potesse terminare in altro modo se non in un’ estesa landa coperta dai corpi inanimati dei vinti.
Già: la festa è finita, direbbe il grande poeta Leopardi. E non ci resta che risvegliarci nella dura e sconvolgente realtà.
Coppa europea di football. Una festa? No: una guerra. E nonostante il comportamento, generalmente corretto e positivo, dei ventidue in campo. Vorrei spendere, in proposito, una parola di elogio per quell’attaccante – Perisic, Rakitic? – autore del gol del provvisorio vantaggio croato, di fronte agli atti vandalici di un largo settore di fanatici supporters.
Meglio chiuderla qui, ha detto il giocatore, sfiorato lui stesso, da un vile petardo. Chiuderla qui, per non essere incolpevole correo di un’orda al servizio dei sentimenti più biechi, epigoni di un nazionalismo cieco e primitivo. Gli hooligans di più provenienze – Inglesi, Russi, frange dell’estremismo francese e altri ancora, che hanno devastato Marsiglia, la città marinara dalle tante culture, antiche e nuove, nulla hanno a che vedere con lo sport e la contesa per cingere la corona calcistica di re d’Europa. Sono il gene maligno della violenza e della separazione etnica e razziale che alligna in tante parti dell’Europa. In ogni singola nazione europea, senza che i miopi nani chiamati, oggi, a reggere le sorti degli stati, abbiano il coraggio di reagire alla devastazione delle coscienze e del senso più alto del vivere comune. Lo sport al servizio della politica. Lo sport come strumento di supremazia di una nazione sull’altra. Un nazionalismo crudele e primitivo, per cui ogni atto è utile per evidenziare una supremazia senza regole e limiti.
Amen.
Nel frattempo, una giovane e coraggiosa politica, la deputata laburista, Jo Cox, in lotta contro la Brexit e impegnata da sempre a far trionfare i valori della solidarietà e della convivenza nel suo Paese, la Gran Bretagna, e alla Camera dei Comuni, ove era stata eletta da poco più di un anno, è caduta vittima del vile attentatore che ha sparato e accoltellato la donna al grido di “ morte ai traditori”. Un pazzo? Forse si.
Ma l’Europa è piena di simili bestie, educate all’odio e alla violenza da perfidi Frankenstein a cui sembra sfuggito il giocattolo che hanno creato..
Nel frattempo, il gioco, e nonostante tutto, continua.
Speriamo in un clima più civile, festoso, migliore.
Che la contesa vada avanti.
Buona fortuna, azzurri!
[email protected]