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26 April 2024
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STORIE di Gianni Farina

Quattro e cinque novembre 2017 a Basilea e Ginevra Nel segno della memoria per un mondo di pace e solidarietà

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Gli Alpini, con Antonio Strappazzon, le associazioni regionali e patriottiche, le autorità italiane e svizzere.

I consoli italiani a Basilea e Ginevra,

Michele Camerota e Antonino La Piana.

Sabato e domenica 4-5 novembre, nei giardini del consolato italiano di Basilea, nella cappella del cimitero di Saint Georges a Ginevra e davanti al monumento ai caduti italiani nella prima guerra mondiale.

Un fluido antico unisce la grande folla presente ai due appuntamenti con i labari delle associazioni regionali e delle organizzazioni patriottiche come i nostri straordinari alpini convenuti anche dall’Italia.

A Basilea splendeva il sole, a Ginevra, nella pur fievole luce della cappella, era il suono dell’organo a unire i salmi degli officianti ai cuori di tutti presenti.

Ed è per il rispetto che unisce la mia storia a tanti di loro che intendo dedicare questo mio piccolo scritto a ognuno con un estratto delle semplici, belle, sentite e commosse parole dell’orazione ufficiale tenuta dal nostro valoroso alpino, Antonio Strappazzon, a chiusura della cerimonia al monumento ai caduti.

 

Autorità ginevrine, italiane e svizzere, qui convenute a questa solenne cerimonia che ricorda, naturalmente, la fine della prima guerra mondiale, ma anche e soprattutto tutte le vittime militari e civili cadute nei conflitti dal novecento a oggi.

E prima di continuare permettetemi di rendere omaggio al comandante Nunzio Crusi.

Presidente degli ex combattenti e presidente d’onore dell’associazione per la commemorazione del 4 novembre, ci ha lasciati il 29 aprile scorso all’età di 93 anni dopo averle presiedute per oltre 40 anni.

Nunzio era un esempio di attaccamento ai valori e ai limpidi colori del nostro tricolore.

Come presidente degli ex combattenti si è perpetuamente impegnato perché rimanesse vivo il ricordo dei soldati morti per la Patria ove essi riposano per l’eternità.

La celebrazione del 4 novembre a Ginevra, grazie al suo incrollabile impegno, è divenuta, nel tempo, la manifestazione italiana, la più conosciuta e seguita dal popolo italiano in Europa.

 

Il carisma e l’amore per la Patria di Nunzio hanno segnato la vita di chi lo ha conosciuto.

Cinque anni fa, non avendo nella sua associazione una personalità disponibile a perseguire il cammino della memoria, Nunzio, ha incaricato gli alpini a tenerne acceso il fuoco perenne ai caduti.

A nome degli alpini che io qua rappresento, rendo a lui l’estremo omaggio con l’affettuoso abbraccio a Anna, la sposa della sua vita e ai suoi famigliari.

Oggi, noi tutti, siamo davanti al monumento eretto alla fine della prima guerra mondiale dagli immigrati italiani a Ginevra in onore dei loro fratelli caduti in combattimento perché divenisse il punto cardinale, la stella polare di riferimento delle nostre coscienze e per appellarci a tutti i capi delle nazioni di questo nostro mondo perché agiscano per preservare la pace nella sicurezza e nella fraternità dei popoli.

Purtroppo il messaggio millenario cristiano di quel grande uomo che si sacrificò sui sentieri dell’amore per tutti noi, non è stato seguito. Lo stato di pace e solidarietà tra le genti, non è che la transizione tra periodi di contrapposizione e aggressione.

Oggi, il terrorismo omicida, che si rifà all’odio radicale e violento nel nome di un credo, l’islamismo, offeso e diffamato da chi persegue sogni di vendetta e disumana follia, mette in pericolo i nostri valori e la nostra vita civile. Assistiamo all’incapacità dell’Europa a governare l’immigrazione massiccia dai continenti in cui dominano il terrore e la miseria oltre ogni pur grande limite umano.

E al grave pericolo rappresentato da dittatori paranoici che giocano con i destini del mondo baloccandosi con palle di cannone nucleari come già faceva, più di settanta anni fa, il dottor Stranamore dagli ispidi baffi davanti al grande globo di cui ne sognava il dominio. Dobbiamo restare vigilanti, conclude Antonio Strappazzon, a nome dei suoi alpini, perché nulla ci fa dimenticare il passato e nulla si costruisce abbattendo i valori fondanti della nostra società: il lavoro, la famiglia, il rispetto della persona umana, delle leggi e delle istituzioni della nostra Patria italiana.

Come disse, John Fitzgerald Kennedy: l’umanità deve arrestare la guerra o la guerra distruggerà l’umanità.

Grazie a tutti e tutte per questa giornata della memoria e della solidarietà.

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