Indagati per corruzione due iene di Italia 1
Conosciamo tutti la trasmissione di Italia 1, Le Iene, condotto da Ilary Blasi e Teo Mammuccari. Il programma di inchiesta con i suoi servizi si trova spesso a smascherare situazioni illegali di diversa natura. I suoi inviati, le iene appunto, per scoprire certe situazioni, a volte entrano in azione con telecamere nascoste, l’aiuto di attori e si trovano coinvolte anche in realtà estreme se non pericolose. Come per il servizio che smascherava il traffico di compravendita e creazione di patenti nautiche fasulle, andato in onda il 5 novembre 2011 e realizzato dall’inviato Luigi Pelazza in collaborazione con l’attore Mirko Canala, le iene portavano alla luce l’incresciosa pratica illecita diffusa a Pozzuoli, Napoli, di conseguire la patente senza fare alcuna prova o truccando il relativo esame.
Le due Iene, per documentare fino in fondo questo abuso, hanno simulato l’acquisto pagando 300 € al titolare dell’autoscuola in questione. Nonostante si trattasse di un servizio per la televisione e spinto a mettere in luce un’attività illegale e irregolarità sullo svolgimento di una prova d’esame, per i pm di Napoli e per il gup, però, i due inviati de le Iene hanno portato a compimento quella truffa e quindi sono comunque colpevoli e dovranno andare a processo con l’accusa di concorso in corruzione. “Se dovesse passare questo messaggio, nessun giornalista vorrà più fare un’inchiesta se poi corre il rischio di essere incriminato per fatti che voleva esclusivamente denunciare al pubblico” sostiene l’avvocato Carlo Taormina difensore dei due imputati spiegando in questi termini le conseguenze che potrebbero essere addirittura devastanti per tutto il giornalismo investigativo. Nel servizio le due iene, sotto falsi nominativi, riescono a procurarsi una patente nautica senza fare lezioni di guida e senza nessun esame, solamente pagando la cifra richiesta. I fatti, come li racconta la iena Pellazza sono andati in questo modo: “Al primo incontro a cui abbiamo partecipato il titolare conferma che può sapere le domande in anticipo, c’è chi gli passa il disegno della carta nautica, ecc.. Al secondo incontro abbiamo alzato il tiro dicendo che non avremmo voluto fare il corso. Allora il tizio ci ha risposto che non c’erano problemi, se non volevamo farlo potevamo clonare la patente e ci spiega il meccanismo. Gli diamo 300 euro.
La terza volta ritiriamo la patente. Andiamo alla Capitaneria di Pozzuoli e dall’atteggiamento che hanno gli ufficiali ci accorgiamo che è vera, quindi non gli lasciamo la patente perché capiamo che c’è qualcosa che non va, e Mirko va a consegnarla ai carabinieri. Non avevamo di certo bisogno della patente nautica io oltretutto ce l’ho e ho fatto l’esame delle “12 miglia per vela e motore”. Non pensavamo di essere di fronte a uno che avrebbe realmente creato delle patenti perché in tal caso non avremmo pagato”. Le iene adesso rischiano grosso ma sono pronti a dimostrare che l’errore commesso non era in cattiva fede: “andremo in Appello e in Cassazione, ci difenderemo coi denti perché attenzione non perché siamo sicuri di non aver sbagliato, non siamo sicuri di aver sbagliato l’abbiamo documentato, vogliamo che il giudice capisca che eravamo in buona fede. Non siamo partiti con l’idea di andare lì e comprare una patente, questo deve essere valutato prima di ogni altra cosa” dice la iena. Pellazza riconosce i rischi del mestiere, ma ammette di non essersi mai trovato in una situazione come questa in cui pur facendo un servizio utile alla comunità, rischia di pagarne le spese sulla sua pelle: “Non ci era mai successo un caso del genere alla Iene. Certo agiamo sempre sul filo della legalità, ma abbiamo degli avvocati con cui ci confrontiamo di continuo. Solo quando ti trovi di fronte a queste situazioni immediate, dove non puoi scegliere e non hai tempo di valutare, rispondi sì, ok. Quando andremo dal giudice non diremo mai di non aver sbagliato. Adesso sappiamo di aver sbagliato, ma non l’abbiamo fatto con dolo. Quando in Capitaneria ci siamo accorti che era la patente era clonata come vera, abbiamo semplicemente fornito un aiuto alle forze di polizia e alla cittadinanza. È paradossale che alla fine paghiamo noi”.