La legge del 23 ottobre 2003, n.206, che ha istituito i Comitati degli italiani all’estero (meglio noti come Comites) assegna agli stessi Comitati il compito di assistere gli uffici consolari nelle attività di promozione e di difesa degli interessi e dei diritti dei connazionali residenti fuori dai confini nazionali.
Conformemente a quanto previsto dalla legge, è stata condotta a Berna lo scorso 9 novembre una articolata ricognizione sul lavoro degli uffici consolari presenti in Svizzera. Alla riunione, presieduta dall’ambasciatore Silvio Mignano, hanno preso parte, accanto ai presidenti dei Comites attivi in Svizzera, i parlamentari eletti nella circoscrizione estero On.Toni Ricciardi (PD), On. Simone Billi (Lega) e On. Federica Onori (M5S), come pure alcuni qualificati rappresentanti del Consiglio generale degli italiani all’estero.
Nel corso del dibattito, sono emerse due posizioni sostanzialmente antitetiche: quella, anzitutto, del Capo Missione a Berna, che ha parlato di sostanziali progressi nella quantità e qualità dei servizi offerti ai cittadini, e quella, invece, dei Comites e del CGIE, o, almeno, della maggioranza di essi, che hanno invece insistito sulla precarietà della situazione corrente e sull’insoddisfacente andamento nell’erogazione dei servizi.
Poiché, d’altra parte, il disagio nei rapporti coi Consolati costituisce un tema che travalica, come noto, i confini della Svizzera, per investire mediamente tutta la rete consolare italiana, sembrerebbe urgente, nella nostra impressione, avviare una riflessione comune in vista di un progetto organico di riorganizzazione della rete consolare, sfruttando a tal fine le risorse messe a disposizione dal PNRR (Piano Nazionale di Recupero e Resilienza), anche se dobbiamo confessare di non sapere quale sia la posizione in proposito della Farnesina. Ricordiamo, di passata, che una delle condizioni poste da Bruxelles, per la concessione dei fondi europei, è la riforma della pubblica amministrazione italiana, che si distingue, come noto, per scarsa efficienza e per i disservizi che essa infligge mediamente ai cittadini.
Con riferimento, per esempio, agli uffici consolari, basti ricordare alcuni dati. Le liste di attesa, anzitutto, non accennano a diminuire, specie con riguardo alle richieste di cittadinanza e al rilascio dei passaporti e delle carte di identità.
Ai cittadini inoltre viene imposta la registrazione elettronica in vista di appuntamenti, sempre per via elettronica, che procurano non pochi disagi ai connazionali più anziani, comprensibilmente, meno informatizzati. Oltre a ciò, si registra la difficoltà, se non, forse, l’impossibilità di interagire telefonicamente con gli uffici, che, per parte loro, lamentano crescenti arretrati di lavoro.
Sul punto, desideriamo attirare l’attenzione intorno a un recente progetto di Poste Italiane, che a noi sembra di grande interesse, anche nella prospettiva della modernizzazione della rete consolare, e di cui riportiamo, qui di seguito, i tratti essenziali. A quanto riferito dal Sole 24 ore, in un servizio dello scorso 5 novembre, le Poste si avvierebbero ad aprire sportelli polivalenti in migliaia di piccoli comuni della Penisola con l’obiettivo di offrire ai cittadini gli stessi servizi all’incirca che gli uffici consolari offrono o dovrebbero offrire ai connazionali residenti all’estero
Si va infatti dai passaporti alle carte di identità, dalla emissione dello Spid alle planimetrie catastali, dai certificati di stato civile, al rilascio del codice fiscale, dalle patenti nautiche al rinnovo della patente per gli automobilisti fino al rilascio dei modelli Obis per i pensionati e della certificazione unica (Inps). Tutti questi servizi, a quanto sembra di capire, non prevedono l’obbligo di prenotazione e non contemplano perciò la formazione di liste di attesa.
Nel riproporre all’attenzione un progetto che riveste, secondo noi, grande interesse, anche nell’accennata prospettiva consolare, desideriamo aggiungere che un siffatto programma – se pure vedrà mai la luce – andrebbe realizzato, se possibile, con una azione congiunta delle Poste e del Ministero degli esteri. Avvalendosi infatti del formidabile management di cui Poste Italiane dispone, la Farnesina potrebbe infine disegnare – si spera- la rete consolare del XXI secolo. In proposito, ci permettiamo di confidare nel fattivo interessamento e nella iniziativa dei parlamentari eletti all’estero.
Gerardo Petta
Presidente Comites di Zurigo
Le lettere nella rubrica “Scrive chi legge” riflettono l’opinione dell’autore e non necessariamente il parere della redazione. Gli articoli impegnano solo la responsabilità degli autori.
1 commento
Caro Gerardo
Mi meraviglio, che il tuo intuito e spirito critico sia caduto nella trappola del PNRR e Next Generation Eu. Come ebbi modi di spiegarlo in due lunghi miei articoli https://lapagina.ch/pnrr-i-for-dummies/, dai pilastri del PNRR, molte di queste risorse andranno a finanziare la ricerca pubblica per creare figure professionali e sviluppare ricerche utili al settore privato. Il PNRR è stato un cavallo di battaglia del Governo Draghi. Oggi è riferimento e continuità del Governo Meloni seppure in percentuali irrisorie in materia sanitaria. Il PNRR o la Next Generation EU destina ai giovani l’1,12% del suo bilancio, e sono state cancellate la prospettiva sulla “questione sociale”. Le possibili risposte di un governo italiano sono oltretutto limitate dai trattati europei, dai vincoli di bilancio sorvegliati dalla Commissione presieduta da Ursula von der Leyen, dal crono programma del Pnrr (che vincola l’erogazione di rate dei prestiti all’approvazione di “riforme” che vengono elaborate e approvate senza alcuna discussione pubblica), ecc. Per non ripetermi ti invito a leggerti il PNRR (se hai qualche settimana di tempo), dato che potrei continuare per ore spiegando che il piano non è per migliorare la vita dei cittadini e tanto meno per facilitare e snellire la burocrazia dei servizi pubblici, ma per renderci sempre più dipendenti, schedate e sorvegliati da poche aziende private (Big-tech), che vogliono controllare sempre più la vita di noi tutti e aumentare così il loro potere che già oggi e immenso e devastante. Scrivi: “in vista di un progetto organico di riorganizzazione della rete consolare, sfruttando a tal fine le risorse messe a disposizione dal PNRR (Piano Nazionale di Recupero e Resilienza), anche se dobbiamo confessare di non sapere quale sia la posizione in proposito della Farnesina”. Tutto molto vago e nebuloso come l’intera bufala del PNRR che senza consultazione popolare verrà imposto in tutti i paesi EU. La modernizzazione del servizio consolare avverrà nel senso che saremo sempre di più noi cittadini a dovere compiere le operazioni burocratiche, registrarci e alimentare sempre più i big-data, come è già in atto per le casse dei supermercati, viaggi, servizi postali, benzinaio o bancari ecc… Il consolato offrirà sempre meno servizi e personale competente, perché verrà tutto gestito dalle piattaforme unificate digitali, gestite dai soliti gestori Apple o Google. Gli anziani che si arrangino o chiedano ai nipoti, come per tutto il resto. Alla fine per essere cattivello, anche le associazioni e i Comites stessi saranno subdoli e insignificanti. Il processo è lungo ma entro il 2030, ne riparleremo. La resilienza da parte dei cittadini, è un’accettazione dell’esistente che non è considerato giusto, ma intrinsecamente immodificabile. Di conseguenza non si metterà in atto un agire per stravolgere l’esistente, ma si metterà in atto un agire solo per cambiare e adattare sé stessi. Per concludere il PNRR avrebbe senso e sarebbe grandioso se a gestirlo fosse un Italia sovrana e desse ai cittadini la scelta di decidere il loro futuro, informandoli con onestà e con un linguaggio comprensibile. Purtroppo, l’Italia ha da tempo perso la sovranità finanziaria. Con simpatia Mario Pluchino