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22 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

Il ragionier Fantozzi ha chiuso il libro che racconta i vizi del bel Paese

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Una storia. Forse una leggenda. Una figura un po’ così. L’Italia racchiusa in un vestito troppo stretto, acquistato al mercatino itinerante nelle colline dell’entroterra ligure. Il Charlot  nostrano. Di un paese che cercava il suo riscatto dopo l’umiliante disfatta della  guerra imperiale al servizio di una potenza straniera. Un clown tragico, tanto simile all’italiano servile ben espresso dalla storica massima di un tempo passato, ma non troppo, “ Francia o Spagna purché se magna.”
Il ragionier Fantozzi, alias, Paolo Villaggio. Ammirato in pubblico. Disprezzato tra le mura amiche.
Lui non è più.
Rimane in campo, purtroppo, la milionaria schiera dei fantozziani italici rannicchiati dietro le scrivanie dei raccomandati a leggere le ultime novelle del Jetset a cui sognano di appartenere nelle lunghe notti in cui nascondono tra le coltri la vergogna della loro servile ignavia.
I mass- media, scritti o parlati, hanno dedicato ore di beatificazione all’artista che amava Franz  Kafka e Fedor Dostoevskij, anche quelli che, assisi al cielo di un’arrogante verginità artistica, lo avevano snobbato per una sua presunta volgare trivialità. L’Italia non lo aveva dimenticato. L’aveva solo racchiuso nell’armadio a doppia chiave per non provare troppa vergogna ogni mattina guardandosi allo specchio nel leggere sulla fronte, inutilmente ampia, l’epitaffio del loro fallimento etico e morale.
Charlot ( Charly Chaplin ) rappresentò, in “Tempi moderni”, la figura del proletario alla catena di montaggio nella sfida tra l’uomo e la macchina destinata a segnare la storia dell’umanità in tutto il novecento.
Il mondo aveva scoperto un nuovo Dio del male che assoggettava uomini e cose.
Eppure, stritolato nell’ingranaggio del mostro ruotante, l’uomo costruiva una nuova cultura fondata sulla solidarietà degli sfruttati senza il cui contributo ogni e qualsiasi progresso sarebbe stato vano. Il passo stentato dei  piedi piatti, la poverella, un fiore, un sorriso che nasconde una tristezza infinita, unita, pur tuttavia, alla speranza di  un giorno migliore.
I vinti, così simili al piccolo uomo dal volto unto di nero grasso, sarebbero poi stati, di fatto, i benefattori e vincitori della storia moderna.
Un misto di struggente romanticismo e fiducia nell’avvenire, parte dei valori che hanno fatto grande l’America.
In Fantozzi, niente di tutto ciò.
Lì, solo la figura di chi ha perso senza combattere, consapevole della sua mediocrità.
L’Italia è piena di Fantozzi.
Si nascondono ovunque: Nella vita sociale e civile, come nella politica e nelle istituzioni.
Sono il cancro malamente nascosto della repubblica. E nessuno ne parla per non svelare se stesso.
Paolo Fantozzi Villaggio non è più. Lo accompagna il plauso ipocrita  dei mediocri a cui lui sputò in faccia la tristezza dei loro vizi per farsi odiare nel segreto di una stanza con la luce spenta per nascondere il rossore della vergogna.
Addio, caro amico, con l’amarezza di aver perduto il cantore della mia e nostra mediocrità.
In parlamento, nel frattempo, continua l’ impegno per approvare la legge  salva banche in soccorso dei due istituti  bancari veneti decotti.
Dopo il Monte dei Paschi di Siena, una ulteriore prova della fragilità del nostro sistema bancario creditizio a cui milioni di risparmiatori hanno consegnato gli averi frutto dei loro risparmi.
Fra essi, tanti nostri emigrati, nel lodevole intento di costruire una serena vecchiaia tra le mura del villaggio natio.
Ho ricevuto centinaia di messaggi di aiuto e chiarimento per quanto sta avvenendo.  È evidente la preoccupazione di perdere tanta parte dei risparmi investiti in bond “obbligazioni subordinate.”  Ho trasmesso una voce di verità per ristabilire un clima di serenità all’interno delle famiglie dei nostri emigrati.
Attraverso “ la pagina”, rassicuro i nostri lettori: l’impegno del governo e del parlamento è stato immediato e diretto alla salvaguardia degli investimenti di milioni di piccoli risparmiatori, in Italia come all’estero, in Svizzera e altrove.
Occorrerà che, anche alla luce del recente accordo fiscale italo svizzero, ogni e qualsiasi investimento, assolutamente legale, avvenga nel rispetto delle norme precedenti e operanti nel territorio della confederazione..

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