Dall’Europa, l’Italia ha ottenuto il “triplo delle risorse per Triton” per affrontare l’emergenza sbarchi dal Mediterraneo. Non si raggiunge però un’intesa sui rifugiati
La scorsa settimana a Bruxelles si è tenuto un vertice straordinario europeo per trovare nuove soluzioni per l’immigrazione. Durante il vertice è stata accettata la proposta di triplicare il bilancio dell’operazione Triton da parte di Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea. Si tratta di aumentare fino a 120 milioni di euro all’anno i fondi per il pattugliamenti in mare al largo delle coste italiane e maltesi. Frontex inoltre potrà acquisire le caratteristiche di un’operazione di ricerca e salvataggio. “Non c’è nessun limite, né giuridico, né geografico, affinché Triton faccia le operazioni di search and rescue”, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.
Soddisfatto Matteo Renzi che aveva chiesto il vertice d’urgenza all’indomani dell’ennesima tragedia nel canale di Sicilia, la più grave di tutti i tempi. “Mi permetto di dire che è stato un grande passo in avanti. Quel che potrà accadere lo vedremo nelle prossime settimane, vedremo se si passerà dalle parole ai fatti, ma per la prima volta l’Italia mette nero su bianco una strategia”, ha dichiarato Renzi.
Ma nero su bianco non sarà invece scritta una distribuzione dei migranti all’interno dei paesi Ue. Su questo Renzi ha spiegato che non si può imporre una soluzione del genere a singoli Paesi ma che sarà su base volontaria. Praticamente si tratterà di una Mare Nostrum europea, ovvero quello che ha chiesto a lungo e invano l’Italia l’anno scorso, quando spendeva 9 milioni di euro al mese per pattugliare da sola in lungo e in largo il Mediterraneo, salvando oltre 100.000 vite umane. L’operazione Mare Nostrum era nata come risposta immediata alla tragedia di Lampedusa dell’ottobre 2013. Dopo la commozione e tante belle parole da parte dell’Europa, l’Italia era rimasta sola a cercare di evitare che quella tragedia si ripetesse e non aveva realizzato nessuna delle coraggiose iniziative che l’allora commissaria Ue agli Affari interni e all’immigrazione, Cecilia Malmstroem, aveva proposto. Non solo: invece di aiutare l’Italia, sia la Commissione che gli altri Stati membri avevano finito con il rimproverarle proprio il fatto di condurre l’operazione Mare Nostrum, che veniva considerata come un “pull factor”, un fattore di attrazione per i migranti, e abilmente sfruttata dai trafficanti, visto che praticamente le navi della Marina andavano a cercare i disperati in mare fino al limite delle acque territoriali libiche. Per questo, alla fine, l’Italia aveva ceduto alle pressanti richieste dei partner e liquidato Mare Nostrum, sostituendola con la minuscola operazione Triton di Frontex, pagata dall’Europa ma inadeguata ad affrontare la dimensione della tragedia, perché limitata nei mezzi e nel mandato.
Le cifre
Quest’anno a metà aprile, con l’operazione Triton cominciata a novembre ci sono stati 900 morti confermati, rispetto a 17 nello stesso periodo l’anno scorso, quando c’era Mare Nostrum, come ha sottolineato Oxfam in una nota di commento al vertice Ue. L’Europa si era sbagliata, l’Italia aveva ragione, e adesso dagli altri Stati membri è tutta una gara per fornire nuovi mezzi aeronavali, personale e altri asset a Frontex per dispiegarli nell’operazione Triton: Lettonia, Lituania, Irlanda, Polonia, Belgio, Svezia, Francia, Germania, Finlandia, Regno Unito e persino la Norvegia (che non sta nell’Ue ma partecipa allo spazio di Schengen), hanno già offerto elicotteri e navi e personale. Ipocritamente, non si è voluto cambiare il mandato dell’operazione esplicitando l’obiettivo del “search and rescue” accanto a quello “ufficiale” della sorveglianza delle frontiere entro il limite delle 30 miglia. Ma Juncker e il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, hanno spiegato che, anche se il mandato non cambia, in realtà l’operazione di Frontex potrà essere allargata e acquisire proprio le caratteristiche che aveva Mare Nostrum. “Non c’è nessun limite, né giuridico, né geografico, affinché Triton faccia le operazioni di ricerca e salvataggio”, che sono comunque un obbligo secondo il diritto internazionale e la legge del mare, ha puntualizzato Tusk.
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