Ho appena spedito per posta elettronica il seguente avviso alle famiglie truffate dall’Inca di Zurigo:
Gentili Famiglie,
il Console Generale di Zurigo ci chiede di inviare la richiesta per un sussidio utilizzabile per la copertura dei costi legali da sostenersi per la causa contro l’INCA/CGIL ai seguenti indirizzi:
[…]
Al contrario di quello che era stato comunicato dall’Ambasciatore, la richiesta non sarà né trattata in modo straordinario né ci sarà un’integrazione di fondi Integrazione che il Ministro Poletti aveva assicurato in risposta ad una interrogazione Parlamentare dell’On. Tiziana Ciprini.
Mi dispiace dover indirizzare a Voi per questa richiesta. Purtroppo al contrario delle assicurazioni ricevute siamo considerati semplici richiedenti in stato di indigenza e non danneggiati da un ente pubblico. Se non rientriamo nei parametri di indigenza non ci sarà corrisposto nessun supporto di nessun tipo da parte delle autorità diplomatiche e consolari.
Cordiali saluti
Marco Tommasini
Spengo il PC e mi metto a fantasticare. Mi appare la visione di un fiume di migliaia e migliaia di italiani in marcia verso i porti siciliani per imbarcarsi sulle navi ONG in rotta versa Tripoli. Alla ricerca di giustizia. Meta è il confluirsi in un altro fiume umano. Quello che attraversa il Sahara. Un fiume di raggirati nigeriani, malesi, senegalesi per elencare i primi paesi che mi vengono in mente, paesi ricchi di materie prime e di terreni benedetti dal cielo ma martoriati dai rispettivi governi.
Questo fiume sahariano in piena è arrestato da dighe fatte di maglie di ferro. Un fiume di disperati in attesa della prima occasione per traboccare sull’altro versante dove stiamo affluendo noi. La disperazione non è tanto diversa. Una barriera rimane tale indipendentemente da quale versante ci si avvicini.
La crociera sarà offerta dai Soros, dai speculatori e dagli investitori plurimiliardari di turno. Prima tolgono gli spiccioli rimasti nei portafogli della gente e poi offrono la “crociera” verso i campi di concentramento delle cooperative mafiose. Che siano esse in Libia, Turchia, Italia o altrove nulla cambia. Costi aggiuntivi per il nostro imbarco non sono da fatturare. Dopo avere scaricato il carico umano sahariano le navi ONG ritornano vuote.
Come un fiume multicolore saliamo su queste navi. Agitati come pesci appena catturati. Tirati su con una rete gigantesca. È ironico che il nome dell’imbarcazione si chiamasse Aquarius.
Ci si scambia esperienze. “Loro” vivono in baracche e vogliono uscire dalla miseria. Simili baracche che in tempi non tanto lontani i paesi europei ci mettevano a disposizione per accoglierci.
Di repente mi suona il cellulare. La visione scoppia come una bolla di sapone. La realtà mi raggiunge con la voce tremolante di una signora anziana. Mi chiede come è da intendersi quell’avviso consolare che le ho appena mandato.
Marco Tommasini,
presidente CDF