“L’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi”. È Einstein l’autore di questa riflessione con cui deduce brillantemente che l’uomo è l’unico essere vivente ad escogitare un’arma letale per il suo stesso genere, il genere umano. Il destino dell’uomo è nelle mani stesse degli uomini, ma sembra che la cosa preoccupi a pochi. Le armi nucleari, per esempio, sono una realtà minacciosa per il genere umano, nonostante questo esistono ancora in una quantità incredibile, secondo i dati ufficiali ci sarebbero ancora ben 16.000 armi nucleari negli arsenali di nove Stati. E anche se questi Stati continuano a giustificarsi davanti all’opinione pubblica internazionale affermando che l’importante è che queste armi non finiscano mai nelle mani sbagliate, la società civile di tutto il mondo replica con forza che non esistono ‘mani giuste’ per le ‘armi sbagliate’. La creazione delle armi nucleari si deve ad un team di ricerca esclusivo, composto da numerosi scienziati tra i quali ricordiamo Szilard, Oppenheimer, Von Neumann e l’italiano Enrico Fermi, per volere degli Stati Uniti e il cui progetto iniziò nel 1939. Già nel 1945 in New Mexico, fu fatta esplodere la prima bomba al plutonio. Era il 16 luglio, neanche un mese dopo furono colpite Hiroshima e Nagasaki con un numero di vittime rispettivamente di 100. 000 e 200. 000 civili. Veri e propri crimini contro l’umanità. Il 26 settembre è stata istituita dalle Nazioni Unite la Giornata Internazionale per l’eliminazione delle Armi Nucleari e la scelta di questo giorno si deve invece alla decisione, inversa da quella presa dagli Usa, di non lanciare una massiccia rappresaglia nucleare proprio contro gli Stati Uniti. Era il 26 settembre del 1983 e il colonnello sovietico Stanislav Petrov “decise correttamente, e soprattutto coraggiosamente, di ritenere gli allarmi missilistici che vedeva sui propri schermi un errore del computer, e non lanciare così i bombardieri atomici che avrebbero avuto tra i loro bersagli Washington e New York”, racconta Lisa Clark dei Beati i Costruttori di Pace. In questo modo si evitò una vera e propria catastrofe atomica che avrebbe potuto sorgere non solo per volontà esplicita (bombardare volontariamente), ma anche per errore e incidentalmente, perché può succedere di colpire senza saperlo anche una o qualcuna delle 16.000 armi nucleari ancora in giro tra le potenze mondiali. Quel giorno il quasi sconosciuto colonnello sovietico Petrov salvò una gran parte dell’umanità. L’altra parte può essere salvata solo eliminando tutte le armi nucleari dal pianeta. A volte fa bene ricordare anche le catastrofi che non sono avvenute.
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