Con la nuova legge sulla cittadinanza svizzera diverse disposizioni saranno più severe, mentre i vantaggi saranno pochi
Dal 1° gennaio 2018 gli aspiranti alla naturalizzazione saranno confrontati con chiare direttive per ottenere la cittadinanza
svizzera. Le modiche concretizzeranno e uniformeranno i criteri di integrazione, rendendo più difficile il rilascio del passaporto rossocrociato. Sarà considerato integrato chi ha la facoltà di esprimersi in una lingua nazionale locale, non solo oralmente (almeno a livello B1, ma anche per iscritto (almeno a livello A2). I candidati dovranno dimostrare il loro livello linguistico tramite un diploma riconosciuto dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM), che ci potrà ottenere superando l’esame “fide” (Français, Italiano, Deutsch in Svizzera). Esenti saranno le persone con madre lingua che corrisponda agli idiomi nazionali e chi ha frequentato la scuola svizzera per almeno cinque anni.
La nuova legge contiene anche aspetti difficili da chiarire. Ad esempio, il rispetto dei valori della Costituzione federale, che prevede un colloquio personale con le autorità locali. Senza alcuna unità di misure sarà difficile valutare il rispetto e questo potrebbe portare a decisioni arbitrarie. Secondo la SEM “i diversi criteri per la valutazione, non porteranno a decisioni arbitrarie” e “l’unificazione a livello svizzero dei processi è un’efficace misura per evitarle”. Per i candidati c’è la possibilità di contestare la decisione davanti a un tribunale.
Il Consiglio federale ha pure adeguato la prassi in caso di precedenti penali. Il casellario giudiziale è stato inasprito e verrà consultato l’estratto per privati elettronico, dove le pene rimangono iscritte per dieci anni, mentre spariscono in quello non informatizzato dopo il periodo di prova di pene con la condizionale. Inoltre, i candidati e le candidate dovranno conoscere la quotidianità elvetica, osservare l’ordine e la sicurezza pubblica, partecipare alla vita economica, avere un’acquisizione di una formazione e incoraggiare l’integrazione della propria famiglia. La nuova legge esige anche misure al di fuori di criteri di integrazione.
Il requisito indispensabile per presentare una domanda è il permesso di domicilio (permesso C). Dal 2018 saranno invece esclusi i titolari di un permesso B (permesso di dimora) o F (ammissione provvisoria) non potranno più richiedere la cittadinanza. Le nuove misure portano anche alcuni vantaggi. La durata minima di soggiorno in Svizzera sarà allentata da 12 a 10 anni, ma anche con il nuovo termine di attesa di 10 anni, la Svizzera rimane tra i paesi europei più esigenti per quanto concerne la durata di soggiorno richiesta per la naturalizzazione. Per i nipoti di immigrati più facile ottenere la cittadinanza, grazie al “sì” popolare del febbraio 2017 di iscrivere nella Costituzione il principio della naturalizzazione agevolata per gli stranieri di terza generazione. La data dell’entrata in vigore non è stata ancora precisata dal governo.
Anche con la nuova Legge sulla cittadinanza, gli stranieri dovranno avere molta pazienza dalla presentazione della domanda. Essa sarà esaminata a tre livelli: federale, cantonale e comunale. Procedure che possono durare diversi anni e che richiedono un investimento di alcune migliaia di franchi per acquisire la cittadinanza svizzera.
Gaetano Scopelliti