Se emulsionanti e conservanti, di cui ho parlato nelle scorse settimane, sono additivi che possiamo trovare in moltissime categorie di prodotti alimentari, dal junk food vero e proprio a quelli che io amo chiamare cibi “healthy sounding”, i dolcificanti artificiali compaiono invece soprattutto in questi ultimi, ossia tutti quei prodotti che in etichetta richiamano idee di salute, con appellativi come “light”, “fit”, “sugar-free” e così via, ma che però proprio sani non sono.
Non è infatti un caso se, come dimostrato in un bellissimo studio di qualche anno fa sulle voglie di dolce, al crescere del consumo di dolcificanti artificiali, comparsi sul mercato negli anni ’60, si è affiancato, negli anni, un costante e vertiginoso aumento degli obesi nel mondo. La cosa incredibile è che, mentre il consumo dei dolcificanti, dal 1960 al 2010 è aumentato del 15% circa, in corrispondenza la popolazione mondiale di obesi è aumentata di più del 41%, quasi tre volte tanto.
Ma come? Metto sul mercato prodotti a zero calorie, così le persone possono consumare la loro bibita preferita o addolcire il caffè senza paura di ingrassare, e il risultato è che più ne comprano, più ingrassano? I dati dimostrano che è proprio così. Vediamo perché.
Vi ho già parlato altrove del nostro amico ipotalamo, quella porzione del nostro cervello rettiliano che regola il metabolismo, “decidendo” se impostarlo su una modalità di consumo (risparmio, prudenza) oppure di consumo (investimento i energia, sicurezza), a seconda dei segnali che riceve.
Bene, ora immaginatevi mentre riceve il segnale “dolce” dalle papille gustative: si “illuderà”, naturalmente, che a questo sia associato un’assunzione di energia, in quanto per milioni di anni il dolce è sempre stato associato a cibi naturalmente zuccherini e calorici. Invece la fonte di energia attesa, non arriva. La contraddizione scatena da una parte una reazione di prudenza (se anche quando sembra che arrivi energia, non ne arriva, meglio abbassare i consumi!); dall’altra, causa una maggior richiesta di cibo (fame “nervosa”, voglia di zuccheri), a cui diventa difficile resistere. Risultato: si consuma di meno (metabolismo abbassato) e si mangia di più. Da qui, l’ingrassamento.
Quindi, piuttosto che affidarvi a dolcificanti non calorici, nella speranza di limitare l’ingrassamento o addirittura di dimagrire, potreste provare a “disintossicarvi” dal gusto esageratamente dolce elargito da queste sostanze. Lo sapete che, in media, sono sufficienti 14 giorni per passare dal caffè dolce a quello amaro…per sempre? E che da lì, il passo per apprezzare i gusti naturalmente dolci, è brevissimo?
Fate la prova e, se volete, fatemi sapere come è andata.
Naturalmente dolci saluti
dalla vostra consulente
alimentare
Tatiana Gaudimonte