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28 April 2024
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Politica

L’affaire Jahreiss

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Lei è stata nominata per far parte della Commissione Federale degli Stranieri. Ha ricevuto dai rappresentanti della Comunità italiana negli scorsi mesi, parecchie congratulazioni. Nella riunione dell’11 novembre, invece, l’Intercomites cambia rotta. Cosa è successo?

Le faccio peresente che la Commissione si chiamerà Commissione per la Migrazione e nasce dalla fusione della Commissione degli stranieri e di quella per l’Asilo. In realtà nessuno mi ha mai contattata, né per congratularsi, né per criticare. Precisare anche che nella richiesta che ho ricevuto dal Dipartimento della Migrazione non si parlava di rappresentanza della comunità italiana, ma della mia “vasta esperienza nel settore” e del mio “diretto interesse”.

Un’esperienza e un coinvolgimento che si rispecchiano anche nella periodica richiesta da parte di organismi ed associazioni italiane di partecipare in qualità di relatrice a manifestazioni di vario genere.

L’esempio più recente è l’incontro di sabato scorso organizzato dal Comites di Zurigo sulla votazione sulla naturalizzazione nella città di Zurigo. Ho saputo per caso della prima lettera inviata alla Commissione dal Coordinamento dei Comites in settembre. In tale lettera si criticava il metodo ma non la persona, a quanto ne so. Soprattutto non si mettevano in dubbio né la mia competenza né il mio impegno, e si assicurava anche in futuro la piena collaborazione della comunità italiana con l’attività della Commissione. Non sono a conoscenza dei motivi che hanno portato l’Intercomites alla decisione dell’11 novembre. Comunque l’iniziativa dell’Intercomites di fatto mette in dubbio la mia persona.

Ma qual è stata l’attività della Commissione e cosa intende promuovere in futuro?

Sull’attività della Commissione finora posso solo esprimere un’opinione da esterna, anche se in un recente passato ho partecipato in qualità di esperta a convegni e discussioni. La Commissione ha avuto in passato un ruolo importante come organo neutrale in tutte le questioni della politica di integrazione. Secondo me sarebbe errato ridurre il ruolo della Commissione all’approvazione di progetti d’integrazione: l’attività della commissione è stata ben più ampia, a cominciare dalle chiare prese di posizione, spesso contrarie all’opinione del Governo federale, sui temi fondamentali della politica migratoria.

Molto importante è anche la divisione di studio, che ha condotto in questi anni importanti indagini sui temi legati all’integrazione, per esempio sui procedimenti di naturalizzazione. La base giuridica dell’attività futura è il testo di legge, che è piuttosto generico. Si tratta di una Commissione consultiva nominata dal Consiglio federale.“La Commissione è tenuta a collaborare con le competenti autorità federali, cantonali e comunali, con i servizi e le commissioni cantonali e comunali per gli stranieri nonché con le organizzazioni degli stranieri e le organizzazioni non governative attive nel settore dell’integrazione.”

Nuovi sono i temi legati ai richedenti l’asilo. Penso che l’attività concreta vada definita e sviluppata, come sempre accade in organismi di nuova costituzione.

Lei crede vi siano state ingerenze indebite da parte dell’Intercomites?

L’Intercomites può decidere quello che vuole. Non è una questione di debito o indebito. E’ una questione di correttezza, anzi direi di metodo, per usare le parole dell’Intercomites. Se avevano dei problemi sulla mia nomina, la prima cosa che avrebbero dovuto fare, per correttezza, sarebbe stato di contattarmi e di discuterne con me.

Chi rappresenta chi, non crede sia il tema politico odierno? Cioè ha più senso una rappresentante nelle Istituzioni Svizzere di origine italiana o i cosiddetti membri dell’emigrazione organizzata?

Ho un’opinione molto chiara sul ruolo degli italiani – e in generale degli stranieri – in Svizzera. Per me la partecipazione alla vita politica e alle istituzioni locali è fondamentale. La maggior parte degli italiani in Svizzera vive qui da anni, ha un permesso C o la doppia nazionalità. Io penso che sia molto importante poter esprimere la propria opinione a tutti i livelli, soprattutto in un paese che coltiva una lunga tradizione di democrazia diretta. Se da un lato quindi sono importanti le istituzioni dell’emigrazione organizzata, dall’altro lo sono ancora di più le rappresentanze italiane nelle istituzioni locali, laddove è possibile.

La presenza di un italiano o un’italiana di prima o seconda generazione nei consigli scolastici, nei parlamenti a tutti i livelli o addirittura nell’esecutivo, contribuisce alla comprensione reciproca e alla soluzione dei problemi. Oggi esistono numerosi esempi di italiani e italiane nelle istituzioni politiche locali. Il prossimo anno presiederò molto probabilmente il parlamento della città di Zurigo, è la carica più alta nella politica cittadina. Sono orgogliosa di avere raggiunto questa carica come italiana, e lo dichiaro apertamente.

Naturalmente è importantissimo che le persone in questione restino attaccate alle proprie radici culturali e mantengano uno stretto rapporto con l’emigrazione organizzata e non, in modo da conoscere le opinioni e le esigenze dei loro connazionali.

Lei conosce molto bene gli italiani in Svizzera. Secondo lei sono effettivamente collegati con questi circuiti legati all’associazionismo d’emigrazione?

Penso che le associazioni e istituzioni dell’emigrazione abbiano una grande tradizione – pensiamo alle Colonie Libere – e un ruolo importante nella storia dell’immigrazione italiana in Svizzera. Come punto d’incontro, come occasione di discutere problemi comuni.

Molti italiani sono collegati all’associazionismo, altri meno, non si può generalizzare. La realtà degli italiani in Svizzera è una realtà molto composita.

Molti italiani sono oggi impegnati nei sindacati o nei partiti svizzeri, e si impegnano nella politica locale e non negli organismi degli italiani all’estero. Un caso esemplare è quello di second@s plus – di cui sono attualmente copresidente – che raggruppa immigrati – soprattutto giovani di prima e seconda generazione di varie nazionalità e che ha partecipato alle elezioni del Consiglio nazionale nel 2003 con una lista propria e quest’anno con candidati sulle liste del partito socialista in diversi cantoni.

Certi problemi, certe difficoltà e anche certi successi sono comuni a molte comunità emigrate. Oggi è fondamentale avere una visione più ampia della tematica d’integrazione ed essere inseriti nella realtà locale.

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