Alla Procrastination Research Conference di Chicago è emerso che rimandare è il motto di almeno il 20% degli adulti occidentali
“Perché fare oggi quello che si può fare domani?” sembra essere una delle frasi più comuni fra la popolazione occidentale, almeno a giudicare dai risultati del congresso mondiale di chi studia l’arte del rinvio svoltosi a Chicago e dedicato, appunto, ai ‘procrastinatori’. Secondo gli studiosi guidati da Joseph Ferrari della De Paul University, il vero problema del procrastinatore ostinato sarebbe rappresentato dal timore del giudizio altrui: temendo di essere giudicato incapace o inadeguato, il procrastinatore preferisce crearsi dei problemi e ridursi all’ultimo minuto, così da avere una scusa per le cose fatte male.
Un’altra ipotesi, per quanto meno accreditata, sembra essere quella che fa risiedere il motivo dell’eterno rimando nella convinzione di fare meglio sotto pressione: rimandare fino all’ultimo e sentire poi la pressione della fretta aiuterebbe secondo alcuni a dare il meglio di sè. Gli scienziati hanno sottoposto dei procrastinatori cronici ad alcuni test cognitivi mostrando che le loro performance sono inferiori a quelle degli altri, anche se, in fase di autovalutazione, sono convinti di aver svolto bene i test. In realtà, “l’arte” di rimandare le cose, può anche diventare un serio problema.
Ci si ritrova a sprecare ore o addirittura giorni interi, senza concludere nulla e il tutto non fa altro che creare stress e frustrazione per le scadenze inesorabili che incombono. “Noi lo vediamo soprattutto nei ragazzi dalle superiori all’università. In termini strettamente freudiani, non fanno più ‘l’esame di realtà’, ossia non sembrano capaci di valutare realisticamente il loro comportamento e preferiscono rimandare il confronto con quello che potrebbe rivelarsi un brutto voto.
Tanti ragazzi non sono più capaci di fare l’esame di realtà perché i genitori, invece di seguirli, usano i regali come surrogato della loro presenza. Ma così ogni volta che si profila un qualsiasi ostacolo sul loro cammino, i ragazzi si paralizzano e rinviano il più possibile. Nelle facoltà universitarie delle regioni che stiamo osservando, Puglia e Sicilia, vediamo il fenomeno della procrastinazione in crescita quasi esponenziale: i ragazzi si prenotano agli esami, ma non si presentano più”, ha spiegato Maria Sinatra, docente di psicologia generale all’Università Aldo Moro di Bari, che ha preso parte alla conferenza di Chicago. Ma anche la società ha le sue responsabilità: ne sono un esempio i siti di e-commerce che offrono sconti sugli acquisti last minute. Ma come fare per combattere o almeno ridurre questa abitudine? Secondo alcuni esperti esistono dei semplici consigli che possono aiutare i procrastinatori a darsi una mossa: una delle cose più efficaci che i procrastinatori possono fare, stando ai risultati di alcune ricerche in merito, è perdonare sé stessi.
Uno studio dimostra che gli studenti che dicono di essersi perdonati per aver rimandato lo studio per il primo esame hanno finito per procrastinare meno il secondo. Questo consiglio funziona perché la procrastinazione è legata a sensazioni negative. Perdonare sé stessi può ridurre il senso di colpa, una delle principali cause che portano al continuo rimandare.
Ma soprattutto, la cosa migliore da fare è riconoscere il fatto che non bisogna necessariamente essere dell’umore giusto per fare una determinata cosa: “La maggior parte di noi sembra essere implicitamente convinta che il nostro stato emotivo debba essere adeguato al compito che dobbiamo svolgere. Ma non è così: bisogna ammettere a se stessi che raramente si avrà voglia di fare quella cosa, e che la si deve fare comunque. Invece di concentrarci su come ci sentiamo, dobbiamo pensare a qual è la nostra prossima azione e scomporre le cose da fare in piccolissimi passi che sono davvero realizzabili.
Anche se sono piccole azioni, un minimo progresso fa sentire meglio rispetto al compito da svolgere e aumenta l’autostima, che a sua volta riduce il desiderio di procrastinare per sentirsi meglio”, ha affermato Timothy Pychyl, professore della Carleton University di Ottawa in Canada e studioso della procrastinazione.