Un libro di Roberto Allegri sulle “1001 cose da sapere e da fare con il tuo gatto”
E’ uscito un libro di Roberto Allegri che s’intitola “1001 cose da sapere e da fare con il tuo gatto” (Newton Compton Editori, euro 19,90) e che parla, appunto di quest’animale, delle sue abitudini, della sua intelligenza e, in una parola, delle sue caratteristiche. Trattandosi di un numero enorme di… poteri, per forza di cose dobbiamo limitarci ad un elenco. Pare che i gatti pensino, e anche moltissimo; sognano e ricordano e stanno attenti a tutto quello che succede intorno a loro, anche se sono animali un pochino complicati. Almeno è quello che dicono gli scienziati che li hanno studiati e che hanno scoperto che sono molto intelligenti. Calma, non siamo che agli inizi. In fatto d’intelligenza, gli studiosi hanno scoperto anche che il cervello del gatto è simile al nostro in quanto a funzione e a struttura. E’ più facile dialogare con il gatto che con il cane. Secondo gli studiosi, se il padrone del gatto impara a comprendere il linguaggio del felino, potrebbe essere possibile sostenere con lui anche una conversazione, ovviamente fatta di movimenti di coda, di strofinii, di fusa, di sguardi e di posizioni di orecchie. I gatti hanno grosse capacità di apprendimento ed essere utilissimi accompagnatori di portatori di handicap e, cosa incredibile ma vera (pare) svolgere anche incarichi domestici. Inoltre, sono, contrariamente a quello che si crede, addestrabili, fino ad eseguire compiti che normalmente fanno i bambini, come portare la lista della spesa al supermercato. Intanto avviciniamoci un pochino a lui. Sa vedere nel buio e può cadere da altezze notevoli sempre sulle quattro zampe, senza danni di sorta. Anzi, se cade da una decina di metri è più facile che subisca più danni di quanto non ne subisca da cento da cento metri, perché ha la possibilità di sistemarsi a paracadute. Il gatto riesce a prevedere la pioggia: lo fa passando le zampine sopra le orecchie. I gatti, si sa, fanno le fusa: più sono irregolari e più danno piacere all’animale.
Secondo gli scienziati, i gatti sono un toccasana per la nostra salute. Quando li accarezziamo e loro emettono le fusa molto sonoramente, in realtà ci stanno offrendo una seduta terapeutica. Le fusa avrebbero un potere terapeutico, sarebbero addirittura in grado di portare benefici a chi è affetto da dolori reumatici. Gli studi avrebbero dimostrato che con le fusa il gatto emette delle microonde con un campo di frequenza che varia tra 1,5 e 6 gigahertz. Si tratta della stessa frequenza delle microonde che vengono usate nelle terapie contro l’artrite. Dal che si deduce che tenere il gatto sulle ginocchia è come sottoporsi a una cura intensiva. Ma non è finita. Il gatto è un ottimo antidoto contro l’ansia, lo stress e la depressione e per di più la sua sola presenza è più efficace di un sonnifero. Secondo gli studiosi, poi, il gatto migliorerebbe la salute dei proprietari: accarezzare il proprio micio, infatti, significa addormentarsi più facilmente, complice il divano e la tele e il pelo dell’animale. Più lo si accarezza e più lui fa le fusa, con tanto di ricetta medica incorporata, come abbiamo detto poc’anzi. Chi ha le cefalee ha la possibilità anche di farle sparire in un tempo ragionevole: basta rilassarsi con un gatto accanto. Quanto ai poteri, si sa che gli antichi li ritenevano portatori di magia. I gatti sono in grado di riconoscere con anticipo i sintomi di un attacco epilettico. Chi beve birra, campa cent’anni; chi ha un gatto e lo accarezza, ha la possibilità di superarli. Il gatto è un animale esperto nell’arte di appagare il nostro senso del tatto: altro che centro Mességué! Inoltre, ogni volta che si strofina contro le nostre gambe o lo accarezziamo o lo teniamo accanto, diminuiscono la pressione arteriosa e il battito cardiaco e ogni stress scompare. Pensate: tutti questi risultati si ottengono in genere dopo settimane e settimane di palestra e di centri di rilassamento. Nel libro non si parla di qualche inconveniente e dell’impegno che ci vuole per essere amico di un gatto, ma è sottinteso. O no?