L’invenzione è della professoressa Jillian Buriak, docente di Chimica presso l’Università di Edmonton, nell’Alberta, una delle cinque Province del Canada
Si sa che l’energia elettrica può essere prodotta da vari tipi di combustibili. Quelli tradizionali sono l’acqua (centrali idroelettriche), il carbone, il petrolio e poi sono venute quelle che sfruttano l’atomo (centrali nucleari), il vento (pale eoliche), il sole (pannelli fotovoltaici). Se ne stanno sperimentando di altre – e la ricerca è a buon punto –di tipo biologico, ma fermiamoci al fotovoltaico, che sembra essere quello più pratico, anche per le esigenze familiari, perché basta mettere dei pannelli su un tetto ben esposto e sufficientemente spazioso per risolvere il problema. Ebbene, la ricerca, dicevamo, non si ferma. Fra un certo numero di anni i pannelli fotovoltaici rischieranno di essere obsoleti, rimpiazzati da un semplice spray, formato da sostanze speciali, che, spruzzato su una superficie – il tetto va benissimo – produce energia elettrica. Come e perché lo spiega la professoressa Jillian Buriak, docente di Chimica presso l’Università di Edmonton, nell’Alberta, una delle cinque Province che formano il Canada.
Ecco la sua spiegazione: “La nostra ricerca è iniziata con lo scopo di ovviare ad alcune difficoltà pratiche che rallentano la diffusione dei sistemi per sfruttare l’energia solare. I pannelli solari sono utili ma molto costosi, perché sono composti da materiali rari. Inoltre, bisogna avere un’alta specializzazione per installarli. Infine, nei pannelli sono presenti sostanze inquinanti come il piombo e il cadmio: alla fine del loro ciclo di vita si devono smaltire come rifiuti speciali con una spesa molto alta. La vernice spray che noi abbiamo scoperto è costituita da una sostanza a base di fosforo e di zinco, chiamata fosfuro di zinco, che può essere reperita in natura con maggiore facilità, e quindi con costi minori, rispetto al cadmio e al piombo. La praticità con cui si può usare uno spray rispetto all’installazione di un pannello è evidente: basta spruzzare il composto sulla superficie desiderata senza installare pannelli pesanti”.
In sostanza, basta spruzzare sul tetto la sostanza di cui è composta lo spray ed è fatta: quella sostanza produce energia elettrica. In che modo? E’ presto detto. Il fosfuro di zinco è una “trappola” che cattura l’energia del sole e la trasmette ad un accumulatore di corrente. Funziona come una grande pila. Lo spray crea una patina sottile di fosfuro di zinco e funziona esattamente come un normale pannello solare. I raggi del sole colpiscono la superficie spruzzata e mettono in movimento gli elettroni (cioè le particelle che creano la corrente elettrica) della sostanza (fosfuro di zinco) esposta al sole. Quel flusso di energia, poi, viene incanalato verso un accumulatore a disposizione della nostra necessità di elettricità.
Ed ora, sciogliamo i dubbi, il primo dei quali è se il freddo, la neve, la grandine, la pioggia, insomma, gli agenti atmosferici, possono danneggiare la vernice. La risposta è sì, ma altrettanto pronta è la soluzione: basta spruzzare di nuovo lo spray, esattamente come facciamo quando la vernice su una ringhiera viene danneggiata dall’usura degli anni e degli agenti atmosferici ed è risolto il problema. Anche le pareti della nostra casa hanno bisogno, dopo un certo numero di anni, di essere tinteggiate di nuovo. Basta, dunque, un’altra spruzzata di vernice che può fare chiunque, senza bisogno di chiamare un tecnico. Dice la professoressa Buriak: “Stiamo tentando di sfruttare la nostra invenzione per realizzare sistemi di microgenerazione di energia, cioè strumenti capaci di fornirci energia anche quando siamo in giro e il computer portatile, il tablet o il telefonino hanno bisogno di essere ricaricati. Il fosfuro di zinco, infatti, si potrà applicare alle fibre sintetiche che rivestono zainetti, valigie e altri oggetti di uso comune. I raggi del sole, colpendo la fibra, alimenteranno un piccolo accumulatore di energia in grado di ricaricare le pile di questi strumenti”.
In poche parole, camminando sotto il sole, possiamo usare il telefonino e nello stesso tempo ricaricarlo, senza fare assolutamente nulla e senza che tutto questo possa crearci un qualche danno. Dunque, non ci resta che attendere il tempo necessario perché l’invenzione si traduca prodotto di uso quotidiano. Quanto tempo? La professoressa Buriak non è in grado di dirlo: “Noi siamo ricercatori universitari. I test da noi effettuati hanno fornito ottime risposte e possiamo dire che lo spray funziona. Ma noi, come scienziati, non ci occupiamo della produzione su larga scala di questo prodotto: la scienza apre la via ma poi devono essere le aziende interessate a pensare al modo in cui mettere a disposizione di tutti le nostre scoperte”.
Noi, però, sappiamo che le aziende sono interessate a lavorare, a produrre e a guadagnare, dunque non pensiamo che bisognerà aspettare molti anni.