Intanto Tripoli protesta per i commenti ironici Usa
La Libia alza i toni contro la Svizzera. E lancia l’embargo commerciale ed economico “totale” nei confronti di Berna. Una nuova mossa sullo scacchiere della querelle diplomatica che contrappone i due paesi, scandita già dalla crisi dei visti Schengen e dall’appello – lanciato da Gheddafi – alla Jihad, la ‘guerra santa’ contro lo stato elvetico per la questione del referendum sui minareti. Ma il fronte svizzero non è il solo che ha registrato oggi un nuovo affondo di Tripoli. La Libia ha lanciato infatti anche un altro ‘attacco’ diplomatico: nel mirino, questa volta, sono finiti gli Usa, verso i quali Tripoli preannuncia “ritorsioni e contromisure commerciali” se Washington non porgerà alla Jamahiriya le proprie scuse per aver ‘ironizzato’ sull’appello alla Jihad, lanciato dal Colonnello contro Berna. Una richiesta che l’America non accoglie in pieno: pur riconoscendo di aver fatto un “commento brusco” che non “voleva essere un attacco personale”, il portavoce del dipartimento di Stato non è arrivato a chiedere scusa, ribadendo comunque la volontà di sviluppare le relazioni ed il dialogo con Tripoli.
L’annuncio dell’embargo “commerciale ed economico totale” verso Berna arriva in serata, dal portavoce del Governo di Tripoli, Mohamed Baayou. Proprio nel momento in cui sembravano potersi aprire degli spiragli nella crisi dei due paesi. Così come aveva anticipato anche il ministro degli esteri libico, Mousa Kousa che, proprio ieri, parlando al Congresso del Popolo – in occasione del 33/mo anniversario della Jamahiriya – aveva parlato di “soluzione vicina” con Berna. E mentre la Svizzera si trincera dietro il ‘no comment’, unico commento rilasciato dal portavoce del ministero degli esteri elvetico interpellato sulla questione, la querelle – innescata nell’estate del 2008 dal fermo di Hannibal Gheddafi a Ginevra, il figlio del colonnello, per maltrattamenti ai suoi domestici – sembra così destinata a non placarsi. Con un embargo che arriva dopo le misure già adottate da Tripoli in questi mesi: il taglio delle forniture di petrolio alla Svizzera, il ritiro dei capitali libici dalle banche, la chiusura della Swiss Air e la liquidazione di tutte le aziende svizzere operative in Libia.
Una querelle quella libico-svizzera che da 20 mesi vede Berna e Tripoli ‘duellare’ a colpi di ritorsioni. Al fermo di Gheddafi jr, Tripoli aveva risposto trattenendo due cittadini svizzeri nel paese. E Berna aveva contrattaccato inserendo nella ‘black list’ delle personalità non gradite sul suo territorio, 188 libici, tra i quali lo stesso Colonello. Mossa quest’ultima a cui la Libia, a sua volta, ha risposto prima chiudendo le sue frontiere a tutti i cittadini Schengen. Ed oggi decidendo l’embargo commerciale.
Sul versante Usa, invece, a Tripoli non è piaciuta “l’ironia” con cui si è espresso il portavoce Usa, Philip Crowley che – commentando l’appello del colonnello alla Jihad contro la Svizzera – aveva citato venerdì scorso il discorso fiume pronunciato dallo stesso Gheddafi lo scorso settembre davanti all’Assemblea delle Nazioni UNite: “molte parole, un sacco di carta che volava, ma non necessariamente molto senso”. “La settimana scorsa, di fronte alla dichiarazione libica contro la Svizzera feci un commento brusco, una frecciata senza pensare. Ma quella frase non voleva essere un attacco personale”, risponde in serata, da Washington, Cromley. Che però non arriva a scusarsi ma – sottolineando la volontà degli Usa di sviluppare le relazioni ed il dialogo con la Libia – rivendica la libertà di esprimere “preoccupazioni