“La missione italiana in Libia non è all’ordine del giorno, perché la prima cosa da fare è costruire il governo in Libia”. Così ha chiarito il presidente del Consiglio Matteo Renzi intervistato a Domenica Live, ribadendo che: “l’Italia non si tira indietro” ma che la “guerra non è un videogioco e non andremo lì con 5000 uomini”. Perché “la guerra è una cosa seria”, e non si possono fare scelte con “superficialità”.
Sugli ostaggi liberati, Gino Pollicardo e Filippo Calcagno e sugli altri due italiani morti, Salvatore Failla e Fausto Piano, che lavoravano per la società di costruzione Bonatti, il premier ha sottolineato che adesso bisogna capire cosa è successo ma ha anche voluto lanciare un messaggio ai politici: basta strumentalizzazioni, “servono prudenza, equilibrio e buonsenso”.
Intanto Pollicardo e Calcagno, i due italiani rientrati a Roma, sono stati interrogati in Procura e hanno raccontato di aver subito violenze fisiche e psicologiche durante la loro prigionia. Sono rimasti due giorni senza cibo e acqua, chiusi in una casa e venerdì avrebbero deciso di sfondare la porta e di scappare. A tenerli prigionieri sarebbe stato un gruppo islamista non direttamente riconducibile all’Isis.
Hanno detto di aver saputo della morte dei due colleghi, Salvatore Failla e Fausto Piano, solo al loro arrivo a Ciampino. E sul rientro dei corpi di questi ultimi non ci sono novità. A quanto pare si starebbe effettuando l’autopsia in Libia, probabilmente a Sabrata, tra le polemiche dei legali delle famiglie che lo ritengono “un oltraggio” e mettono in dubbio “la genuinità dei rilievi”.
Askanews