Divieti di ottenimento delle prove Nel passato, clamorosi casi (come quello di corruzione della Siemens) hanno fatto sì che sempre più imprese siano ricorse ad indagini interne per chiarire episodi accaduti in azienda. Dubbi permangono anche sui limiti legali dell’ottenimento di prove da parte di privati.
Nelle indagini interne ci si basa spesso sull’intercettazione dei collaboratori o sull’installazione di software spia, al fine di poter sorvegliare nel dettaglio l’utilizzo del computer da parte dei collaboratori. Come vengono però valutate legalmente le prove ottenute in questo modo in ambito di un processo penale?
Il divieto assoluto di utilizzazione
Le indagini interne non vengono svolte dall’autorità di perseguimento penale e di conseguenza non sottostanno direttamente al Codice di Procedura Penale (CPP). Tuttavia le imprese non si muovono in un ambito completamente esente da leggi. Il Tribunale federale prevede un esame composto in due fasi e che è orientato alle norme del CPP. Di base vale in principio secondo cui le prove che sono state ottenute da privati infrangendo la legge, possono, a determinate condizioni, venir dichiarate utilizzabili se l’autorità di perseguimento penale nel caso concreto avrebbe potuto ottenerle legalmente.
Determinante risulta il principio dell’assoluta inutilizzabilità delle prove contenuto nel CPP. Esso proibisce l’utilizzabilità di prove ottenute tramite metodi di coercizione quali violenza, minaccie, inganno, promesse, ma anche di quei metodi che constano in una diminuzione delle capacità cognitive o della libero arbitrio in senso lato. Ne consegue, che tale principio di assoluta inutilizzabilità delle prove, vale anche per indagini private. Va notato che le autorità di perseguimento penale possono, a determinate condizioni, utilizzare provvedimenti coercitivi (ad esempio intercettazioni di telefonate). Se quindi in una determinata situazione concreta si poteva presumere che dei provvedimenti coercitivi sarebbero potuti venir ordinati, allora anche in questo caso le prove ottenute sono utilizzabili.
Ponderazione degli interessi quale seconda fase
Solo in una seconda fase viene constatato se l’utilizzazione delle prove possa entrare in contrasto con i diritti fondamentali garantiti dalla costituzione: questi ultimi hanno maggior valore rispetto all’utilizzabilità delle prove e la precedenza su di essa. Secondo il Tribunale Federale vale il principio secondo cui all’aumentare della gravità del reato commesso corrisponde una maggiore tolleranza nei confronti delle violazioni dei diritti fondamentali costituzionali per ottenere le prove del reato. In altre parole, la gravità del reato su cui far luce giustifica una proporzionale violazione della sfera privata dei collaboratori. Solo se i discorsi intercettati o le informazioni ottenute tramite software spia passano entrambe le fasi di questo esame si può procedere ad una loro utilizzazione come prove in un procedimento penale. Una regola generale che statuisce se una prova ottenuta tramite indagini interne sia utilizzabile in un procedimento penale non è quindi data.
Misure coercitive
Come descritto sopra, l’ottenimento di prove può comportare conseguenze legali negative. Condanne di investigatori privati per minacce, coazione, intercettazione di discorsi di estranei ecc… sono all’ordine del giorno in un tale contesto. Anche altre conseguenze come titoli di giornale negativi e rottura del rapporto di fiducia coi collaboratori nono vanno sottovalutate. Le imprese devono essere coscienti del fatto che attraverso indagini interne un procedimento penale può venir rallentato, reso più difficile e addirittura portare ad un’inutilizzabilità delle prove ottenute. Per evitare simili conseguenze, l’impresa dovrebbe sempre condurre un’analisi completa della situazione e, successivamente, studiare una tattica investigativa.
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