Ci sono uffici, in questa nostra Svizzera, in cui ciascuno di noi trova parte del suo passato. Culturale, scolastico, familiare, amministrativo, sociale. O non importa quale. Luoghi in cui è la memoria a portarci indietro nel tempo. A trovare la traccia di una vita trascorsa. Ma che da qualche parte e in qualche modo ci appartiene e ci identifica con i nostri interlocutori. Oggi siamo nell’ufficio di Mauro Massoni, Console Generale d’Italia a Lugano.
Ci parla della sua carriera? Dal Kenya lei è arrivato a Lugano, nel Settembre 2018.
Ho iniziato il mio servizio all’estero come Console a Rio de Janeiro in Brasile. Poi come Consigliere politico a L’Avana. Quindi sono rientrato al Ministero presso l’ufficio “Comites e Assistenza agli italiani all’estero”. Successivamente sono stato destinato all’ Ambasciata ad Atene come Consigliere commerciale. Ritornato a Roma dove, per motivi familiari, mi sono trattenuto per oltre dieci anni, ho prestato servizio come Capo dell’Ufficio multilaterale della cooperazione allo sviluppo, ove gestivo i contributi italiani concessi agli organismi multilaterali di sviluppo quali ad esempio FAO, UNICEF, UNHCR; a quel punto della mia carriera, essendo ormai diventato un “esperto” di cooperazione internazionale, sono stato nominato Ambasciatore in Kenia, in Africa. Al termine di questo incarico sono arrivato in Svizzera.
Come si è trovato nel nostro Paese?
Conoscevo già la Svizzera. Durante il mio servizio in cooperazione mi ero recato molte volte in missione a Ginevra, presso le Nazioni Unite, e precedentemente ero stato, sempre in missione, a Berna, Zurigo e Basilea quale responsabile dell’Ufficio del Ministero degli Esteri che si occupava di Assistenza degli italiani all’estero.
Che opinione si è fatto degli svizzeri?
Malgrado resista il mito del
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