«Picchiati, umiliati, emarginati, discriminati a scuola come sul lavoro, l’emergenza omofobia sempre più colpisce giovani e anziani, da Nord a Sud». Così la copertina del settimanale L’Espresso, in uno dei suoi ultimi numeri, annuncia l’inchiesta sul vandalismo e i feroci atti di aggressione che subiscono gli omosessuali in Italia.
Sembrava un tempo remoto, dimenticato quello in cui i ragazzini dei ceti popolari prendevamo in giro il gay del rione, colpevole di ancheggiare e di truccarsi gli occhi e le labbra. Ma gli sberleffi si limitavano alla derisione, al dileggio, mai venivano accompagnati da forme di brutalità, di offese al corpo, oltre che all’anima.
Oggi invece, essere dell’altra sponda più che un dato biologico è un grave handicap che rende la vita difficile e i rapporti umani e sociali imbarazzanti se non impraticabili. «L’omofobia – recita Wikipedia – è la paura e l’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, basata sul pregiudizio. L’Unione Europea la considera analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo. Con il termine omofobia quindi si indica generalmente un insieme di sentimenti, pensieri e comportamenti avversi all’omosessualità o alle persone omosessuali».
L’omofobia non è legata a una credenza politica o ad un livello culturale, ma piuttosto al livello di equilibrio del singolo individuo. E*’ infatti stato riscontrato da decenni il fatto che tendono alla omofobia le «personalità autoritarie», rigide, insicure, che si sentono minacciate dal «diverso da sè». Alti livelli di omofobia sono stati riscontrati anche in persone in lotta con una forte omosessualità latente o repressa.
L’omofobia consiste nel giustificare, condonare o scusare atti di volenza o di discriminazione, di marginalizzazione e di persecuzione perpetrata contro una persona in ragione della sua reale o presunta omosessualità (si pensi ai soggetti bisessuali o anche semplicemente a persone che hanno un atteggiamento o un aspetto che non rientra nel comune stereotipo di genere sessuale, ad esempio le persone definite «effeminate»).
Le ricerche psicosociali evidenziano come l’omofobia sia maggiormente legata a caratteristiche personali quali: anzianità, basso livello di istruzione, avere idee religiose fondamentaliste, non avere contatti personali con gay o lesbiche, essere autoritari, provare sensi di colpa nei confronti del sesso, avere atteggiamenti tradizionalisti rispetto ai ruoli di genere (mascolinità, etc.).
Probabilmente l’omofobia è correlata al timore di essere considerati omosessuali. Questo timore, dice Erich Fromm, è più frequente negliu uomini che nelle donne, perché dal punto di vista culturale il maschio omosessuale viene considerato una «femminuccia». Se una ragazza è invece definita un «maschiaccio», a ciò non si accompagna uguale disapprovazione, anzi spesso diventa motivo di orgoglio.
L’omofobia può diventare causa di episodi di bullismo, di violenza o di mobbing. Essa nel 2009 ha danneggaiato la salute e la carriera di quasi 4 milioni di persone in Europa e l’Italia è il paese dell’Unione Europea con il maggior tasso di omofobia sociale, politica ed istituzionale.