L’introduzione di nuovi farmaci e il trapianto di midollo osseo raddoppiano la sopravvivenza di pazienti affetti da mieloma multiplo
Nuove speranze per i malati di mieloma multiplo, da un recente studio condotto dall’Ospedale Molinette e dell’Università di Torino, emerge che un tempestivo trapianto abbinato ad una nuova cura farmacologica, aumentano la possibilità di vita del malato di mieloma multiplo. Il mieloma multiplo è un tumore che colpisce le plasmacellule, una componente molto importante del sistema immunitario. Le plasmacellule si trovano nel midollo osseo e hanno il compito di produrre e liberare anticorpi per combattere le infezioni. Quando però la loro crescita procede in maniera incontrollata ecco che insorge il tumore. Nonostante alcuni pazienti con mieloma multiplo non presentino alcun sintomo, esistono in genere dei segnali che indicano la presenza della malattia come il dolore alle ossa che si localizza soprattutto a livello della schiena, dell’anca e del cranio; anemia con conseguente stanchezza, debolezza e difficoltà respiratoria; insufficienza renale o alti livelli di calcio nel sangue; debolezza e confusione mentale. A causa della possibile assenza dei sintomi la diagnosi della malattia avviene quando è già in stadi avanzati, ma per una prima indicazione può essere utile un esame del sangue e delle urine.
La biopsia del midollo osseo, uno strumento fondamentale per la diagnosi del mieloma, consiste nel prelievo e nella successiva analisi di un frammento di osso e del midollo in esso contenuto. È una forma tumorale che colpisce generalmente le persone di una certa età: oltre due terzi delle diagnosi di mieloma riguardano infatti persone di età superiore ai 65 anni e solo l’1% delle persone al di sotto dei 40 anni. Inoltre il rischio di ammalarsi di questo tipo di tumore è superiore negli uomini rispetto alle donne. Tra i fattori di rischio, che possono cioè favorire l’insorgere di questa patologia, l’obesità, l’esposizione a sostanze presenti nelle lavorazionidell’industria del petrolio, l’esposizione a radioattivitàe la familiarità, ovvero la presenza in famiglia di altre persone con la stessa patologia.
Tra i trattamenti finora adottati vi è la chemioterapia. I farmaci, che possono essere somministrati per via orale o per iniezione intravenosa o intramuscolare, raggiungono attraverso il circolo sanguigno tutte le parti del corpo. Sono molti i farmaci utilizzati, da soli o in combinazione: la scelta dipende da diversi fattori che solo il medico può valutare con precisione, come per esempio lo stadio della malattia o la funzionalità renale. Anche la radioterapia può essere utilizzata nel trattamento del mieloma multiplo, mentre la chirurgia è riservata all’asportazione di un plasmocitoma solitario o ai casi di compressione della colonna vertebrale che provoca paralisi o eccessiva debolezza.
Un enorme contributo alla cura del mieloma multiplo viene data dal trapianto di cellule staminali del sistema linfoide che vengono infuse nel paziente 24 ore dopo il trattamento chemioterapico. È infatti ormai pratica comune prelevare le cellule staminali o dal sangue del paziente stesso o dal midollo osseo di un donatore esterno e utilizzarle per un vero e proprio trapianto nella persona malata. Una nuova terapia sperimentata in Italia raddoppia la sopravvivenza di pazienti affetti da mieloma multiplo. È basata sull’introduzione di nuovi farmaci, come talidomide, lenaldiomide e bortezomib, e il trapianto di midollo osseo autologo.
È quanto emerge da uno studio coordinato dal professor Antonio Palumpo, dell’Ematologia dell’Ospedale Molinette e dell’Università di Torino, pubblicato su the New England Journal of Medicine, la ‘bibbia’ della medicina internazionale. Lo studio coordinato dal team di Torino ha preso in considerazione 1.623 pazienti in 18 Paesi del mondo. I risultati emersi dimostrano come il trapianto debba essere adottato subito alla diagnosi, e non posticipato nel tempo. Inoltre, la somministrazione di una terapia di mantenimento dopo il trapianto ha ulteriormente migliorato il beneficio clinico indotto dal trapianto. Un approccio sequenziale, che comprende sia il trapianto che il mantenimento con lenalidomide, sembra dunque essere una strategia ottimale in questi pazienti. Antonio Palumbo, a guida dello studio, spiega: “Un trattamento continuativo è fondamentale nel mieloma multiplo. Infatti, se si sospende la terapia, la patologia si ripresenta, a causa della presenza di malattia residua. Con un trattamento continuo, invece, si ritarda la ricrescita del tumore. Una terapia che in precedenza non era possibile”.