Basta il nome: Pablo Picasso. Bastano le cifre: centoventi opere, moltissimi inediti esposti in prima mondiale, fra centocinque disegni e quindici sculture eseguite tra il 1905 e il 1967. Basta esaminare il calendario: cinquantamila visitatori previsti durante tutto il periodo espositivo; duecento visite guidate già prenotate; cento gruppi scolastici provenienti dalla regione nord-italiana e ticinese. Sono questi i grandi numeri con cui a Lugano il dream team del Museo d’arte della Svizzera Italiana-MASI presso il centro culturale Lugano Arte e Cultura-Lac, ha iniziato nel segno della continuità la sua stagione 2018 di artisti “grandi firme”. Tutto questo ha un nome. “Picasso: uno sguardo differente”: è la mostra che resterà aperta sino al prossimo 17 giugno. Un tale successo organizzativo nasce da una prestigiosa combinazione di forze. Da un lato Carmen Giménez, indiscussa autorità a livello mondiale su Picasso nonché da venticinque anni curatrice della sezione Arte del Ventesimo secolo presso il Guggenheim Museum di New York. Suo alleato in questo evento: il Musée National Picasso di Parigi che ha concesso il prestito di tutte le opere esposte. Il Picasso “differente” cui fa riferimento la mostra è quello che si percepisce dall’esame dei molti inediti proposti e che comunque ne descrivono tutta la evoluzione artistica. Novità nella novità: la mostra accosta lavori su carta e sculture di Picasso. Due delle forme espressive non facili a vedersi esposte in un medesimo evento e che svelano il lato piu’ nascosto, “differente” di Picasso. Nella sezione opere su carta, ad esempio, la mostra propone una serie di disegni ad inchiostro che parte dal tipico conflitto “cubista” di piani caratteristico delle opere di inizio Novecento (come la Natura morta del 1910) per arrivare al “pluralismo simultaneo” picassiano che ispira la serie dedicata agli amici Stravinkij e Diaghilev, protagonisti a Parigi della compagnia dei Balletes Russes ad inizio del ventesimo secolo. Tra le opere proposte è d’obbligo citare anche la tempera Minotaure blessé, cheval et personnages del 1936, anticipatrice del notissimo Guernica che Picasso dipinge nella primavera del 1937. Le quindici sculture esposte invece confermano la volontà di Picasso di tradurre la sua inclinazione cubista non solo su tela o carta ma anche nella materia. Esemplare è la sua Testa Femminile del 1962, in metallo dipinto a colori neutri, che descrive la attenzione del maestro per un ideale femminile espresso con la sua tipica tecnica che scompone volumi, piani e linee. Una mostra tutta da vedere quindi, piu’ che da commentare. Terminato Picasso, dopo una parentesi estiva dedicata al fotografo Balthasar Burkard, il MASI non lascia, anzi: torna e raddoppia. A settembre, nuova stagione e nuova grande mostra con una settantina di opere di un’altra famosissima “grande firma”: René Magritte. Quindi: torneremo a Lugano. Torneremo al MASI. E torneremo a riferirvi…
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