Il Colosseo, arena di duelli sanguinosi ai tempi di Roma, diventa teatro di un’altra moderna e clamorosa battaglia
La storia della letteratura, ma anche la storia, è piena di battaglie caricaturali. Basta ricordare la Secchia rapita (il furto di una secchia causa della guerra tra Modena e Bologna nel 1600) o la più antica e pare omerica Batracomiomachia, la guerra tra i topi e le rane. A Roma, trattandosi di centurioni, non stupisce che abbiano ingaggiato una guerra, seppure in sedicesimo, ma questa volta non ci sono i Cartaginesi da combattere, non ci sono i Galli, non ci sono gli Unni, ci sono i “pizzardoni”, termine romanesco che designa i vigili urbani. I quali una divisa ce l’hanno e per giunta vera, i moderni centurioni, invece, la divisa lo scudo e l’elmo li hanno avuti, chissà come, da qualche magazzino di Cinecittà. La spada, poi, l’avranno comprata in qualche negozio di giocattoli per bambini e riverniciata alla meglio. Una volta i centurioni comandavano una centuria, che era una unità della temuta legione romana, ora formano una piccola armata brancaleone con elmi, scudi e corazze di plastica, in stazionamento perpetuo vicino al Colosseo, in attesa di una foto con turisti (dieci euro, esentasse) che vogliono farsi immortalare vicino a un pezzo di storia finta. Di artisti di strada (chiamiamoli così) sono stracolme le strade e le piazze delle città del mondo, sono i moderni menestrelli, quelli che o perché non trovano nulla o perché non hanno nessuna voglia di lavorare, hanno pensato bene di guadagnarsi la vita facendo, ciascuno a modo suo, gli attori o i saltimbanchi, i giocolieri o i cantastorie. Nell’Italia delle regole sistematicamente calpestate, delle tasse non pagate, del “faccio quello che voglio”i moderni centurioni sono stati da tutti sempre tollerati, non costituivano un problema, erano anzi un nonproblema. Ora, invece, il governo dei tecnici ha ridato fiato a chi un minimo di regole vuole ripristinarlo.
Di lavoro, bisogna dirlo, ce n’è tanto, al punto che non si sa dove cominciare e non si sa nemmeno, data la mole, se si arriverà a un qualche risultato. Basta guardare ai lavavetri, tutti abusivi, agli elemosinanti nelle strade e davanti all’ingresso di supermercati e chiese con i bambini piccoli o neonati al seguito o in braccio o essi stessi con il cappello teso (bell’esempio di educazione), agli ambulanti che occupano suolo pubblico e non pagano né tasse, né niente. Per farla breve, il Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza di Roma ha detto basta alla presenza dei centurioni occupanti stabilmente il sito archeologico. Ecco la dichiarazione del direttore generale del Ministero dei Beni, Antonia Pasqua Recchia: “L’occupazione di suolo pubblico è illegale ed è nel nostro diritto chiedere che nel sito non ci siano spettacoli così indecorosi. Noi non possiamo accettare che nell’area archeologica tra Colosseo e Palatino ci siano queste forme di figure storiche. Su questo la posizione del ministero è ferma, e lo stesso vale per le bancarelle”. Per cui, da giovedì 12 aprile è scattato il divieto. In un Paese dove ognuno è stato abituato a fare come vuole, ovviamente il divieto non è stato rispettato. Così, il gruppo dei centurioni si è presentato compatto al lavoro. Questa volta, però, puntuali si sono presentati i vigili, che hanno cercato di far sgomberare l’area. Ovviamente sono stati scomodati i “diritti acquisiti”, l’utilità sociale della figura del moderno combattente romano, la crisi economica mondiale, la discussione sui massimi sistemi. Due centurioni sono riusciti a salire al primo piano ed hanno minacciato di buttarsi giù.
Anche qui l’italica comprensione ha prevalso: al posto di dire “e buttati, facci vedere come salti” i pompieri hanno steso materassi gonfiabili, anche se alla fine i due sono scesi scortati dai vigili. I quali, come minimo, avrebbero dovuto fare una multa per occupazione di suolo pubblico e invece non si sa se l’abbiano scritta e recapitata, a dimostrazione che in Italia le multe le prendono solo le persone che per educazione pagano senza fiatare. Non sappiamo come andrà a finire con i centurioni, sappiamo però che nel Paese dove si dichiara una guerra per una secchia (anche se, intendiamoci, la secchia era un espediente di letteraria comicità) non poteva mancare l’autorevole opinione di un altro rappresentante del ministero, Mario Resca, direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, il quale, mentre l’altro direttore generale pone un problema di regole, lui ne fa una questione di “tiriamo a campare”. Ha detto Mario Resca: “I centurioni sono lì da decenni e nessuno li ha mai disturbati, nonostante siano abusivi. Questo vuol dire che c’è una domanda, i turisti collegano il Colosseo a un’emozione che riguarda l’antica Roma (…) non è folklore, è storia, è come uno spettacolo teatrale ed è il cliente, il visitatore che ha voglia di queste cose”. Come dire: molti hanno voglia di droga, bisogna darla; oppure: la gente ha voglia di fare picnic su siti archeologici, bisogna chiudere gli occhi o regolamentare la questione, magari non più di 50 per volta. Alla fine, con gente che fa le regole e poi ne parla male, meglio i centurioni.