L’assessore regionale leghista Daniele Belotti, insieme a sindaci e a cittadini di Brembate e del bergamasco, ritengono che la conduzione dell’indagine sia stata compromessa da “troppi errori”
Ci sono novità nel delitto di Yara Gambirasio, la ragazza tredicenne scomparsa nel nulla il 26 novembre del 2010 e ritrovata morta esattamente 3 mesi dopo, il 26 febbraio del 2011. La novità, però, non riguarda l’identità dell’assassino, ma la pm che fin dall’inizio ha indagato sul caso, Letizia Ruggeri. L’assessore regionale leghista Daniele Belotti, insieme a sindaci e cittadini di Bergamo e dintorni, stanno raccogliendo le firme per toglierle la titolarità dell’inchiesta in quanto le indagini finora non hanno dato nessun risultato. Insomma, l’assassino non è stato trovato, la colpa è del magistrato inquirente che non è stato capace di acciuffarlo. Yara Gambirasio sparì nel nulla alle ore 18 e 30 del 26 novembre del 2010, quando Yara fu vista uscire dalla palestra di Brembate. Il suo telefonino squillò alla chiamata della madre che voleva accertarsi se la ragazza stava tornando a casa, ma gli squilli si persero nel nulla. Dopo l’uscita dalla palestra, Yara fu vista da un ragazzo parlare con due uomini, ma non fu creduto. Un furgone bianco con due uomini fu parcheggiato nei pressi della palestra, ma la pista non è stata seguita fino in fondo. I cani cosiddetti “molecolari” hanno fiutato le tracce della ragazza giungendo al cantiere di Mapello. Qui, i cani cominciano a girare intorno, senza avanzare. Alcuni giorni dopo, fu arrestato un giovane marocchino, Mohammed Fikri, che viene arrestato mentre si trova sul traghetto che lo riportava in Marocco. Si scoprirà soltanto dopo che la traduzione dell’intercettazione che lo riguardava era piena di errori d’interpretazione. Mohammed Fikri fu rimesso in libertà, ma non è`mai uscito fuori dall’inchiesta, benché nessuno lo accusi di alcunché. All’indomani della scomparsa della ragazza, volontari e forze dell’ordine si misero alla sua ricerca, ma benché Brembate e l’intera area nel giro di vari chilometri fosse stata battuta più volte, il corpo della ragazza non fu mai trovato. Venne rinvenuto per caso, a dieci chilometri da Brembate, in un campo a Chignolo d’Isola: un uomo stava giocando con il suo modellino di aereo telecomandato che andò a cadere proprio vicino al corpo della ragazza. Il freddo e la neve avevano preservato il cadavere di Yara dalla putrefazione; ma un serie di errori impedì che venissero svolte indagini più precise. Infatti, dopo il ritrovamento del corpo della ragazza, il luogo avrebbe dovuto essere chiuso al pubblico, invece una fiumana di gente ebbe modo di andare a deporre fiori e a pregare, ma così facendo le già deboli tracce furono contaminate. Un errore madornale che viene imputato alla pm Letizia Ruggeri.
Il ragazzo che dichiarò di aver visto Yara parlare con due uomini all’uscita dalla palestra, lo abbiamo già detto, non fu creduto, per cui fu perso tempo prezioso che sicuramente è stato di grande vantaggio per gli assassini. Il cantiere di Mapello, dove portavano i cani molecolari, non fu sequestrato ma poté continuare a svolgere lavori che contribuirono a far disperdere le tracce di Yara. L’unica pista seguita dalla pm è stata la traccia di Dna rinvenuta sugli slip della ragazza. Da allora sono state eseguite 13 mila analisi di Dna tra la popolazione di Brembate e dintorni, ma non hanno dato nessun risultato. Probabilmente l’indagine è stata condotta senza verificare tutte le piste e senza una vera ipotesi: il caso o l’approssimazione ha poi fatto il resto. L’assessore leghista Daniele Belotti motiva la raccolta delle firme per sostituire la pm nell’indagine in questo modo: “L’ho fatto su richiesta di diversi cittadini che chiedono di rimanere anonimi”. Questi cittadini vogliono “mandare via la pm, far sì che un altro magistrato di provata esperienza e capacità si occupi dell’inchiesta”. Il motivo principale, come detto, sono i troppi errori commessi dalla pm, ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato “il divieto di accedere agli atti opposto dalla pm a Giorgio Portera, il detective ingaggiato dalla famiglia di Yara un paio di settimane fa. Eppure il detective non è l’ultimo arrivato, né uno sprovveduto, ma un ex tenente del Ris, già impegnato nel caso Claps, che avrebbe dovuto affiancare nelle indagini la pm Letizia Ruggeri. I promotori dell’iniziativa della raccolta delle firme sanno benissimo che l’idea di togliere ad una pm l’inchiesta è una procedura anomala, ma viene spiegata con i troppi errori, rilevati anche dalle forze dell’ordine. Non sappiamo come andrà finire, probabilmente la raccolta delle firme sarà un buco nell’acqua, anche perché si può criticare la superficialità con cui si sono battute le campagne di quella zona, ma se si tratta di due sconosciuti di passaggio è molto difficile poterli rintracciare, in mancanza di indizi, videocamere e di tracce più solide che non i sentito dire. L’indagine, comunque, si trova in un vicolo cieco.