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4 May 2024
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Interviste Italiani in Svizzera

Italiani in Svizzera: Giada Ilardo

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Questa è una storia particolare, è la storia di una donna che da un ambiente scuro e un po’ pauroso, a soli 16 anni con la sua visione e con la sua grinta, ha creato un ambiente nuovo, un ambiente elegante, e accessibile a tutti… Di cosa si tratta? Ecco la storia di Giada Ilardo

Raccontaci di te…

Mi chiamo Giada Ilardo. Sono nata e cresciuta in Liguria, vicino Sanremo. Un giorno mia madre ha deciso di andare a vivere in Svizzera, aveva conosciuto un uomo che lavorava da stagionale in Svizzera, era anche lui italiano e penso che per amore e per lavoro ha deciso di andare a vivere a Zurigo. I miei genitori sono entrambi italiani. Ora ho 28 anni e sono completamente dentro il mio mestiere, ho un fidanzato fantastico, anche lui italiano.

Quando sei venuta per la prima volta in Svizzera?

Avevo 6 anni quando sono venuta la prima volta in Svizzera. Sono rimasta a Zurigo fino all’età di 14 anni e poi volevo tornare in Italia per fare il liceo artistico. Quindi sono andata in Italia ma poi ho interrotto il liceo e sono tornata a Zurigo. Quando sono tornata ho incominciato il decimo anno scolastico ma ho interrotto anche quello. Quest’attività è nata con molta passione. Vi dovete immaginare, avevo 16 anni, ho cominciato a 14 il liceo artistico, ho cominciato a disegnare, a dipingere e da quel momento in poi era chiaro che come mestiere dovevo fare qualcosa con le mie mani, una cosa molto creativa. Non volevo iniziare un apprendistato che mi costringeva a stare davanti al computer, quindi mi restavano mestieri come scultrice, grafica, architetta, fumista, ma il mestiere della fumista fra un paio d’anni non ci sarà più e quindi non volevo fare neanche quello. Grafici e architetti stanno molto davanti al pc, quindi niente da fare, e siccome la scultrice fa troppi cippi funerari, ed io sono una persona molto positiva, neanche quello faceva per me. Poi, per molti mestieri uno aveva bisogno della scuola superiore e per giunta a quei tempi per una straniera era ancora molto difficile trovare un posto di lavoro. Quindi ho deciso di fare tatuaggi e piercing per mestiere.

Quindi sei tatuatrice e fai piercing?

Non sono più una tatuatrice, da 7 anni ho smesso di fare tatuaggi. Ma faccio ancora i piercing.

A 16 anni allora avevi aperto il tuo primo studio?

Si, sono andata da mia madre e le ho detto: “Mamma, voglio mettermi in proprio.” Mi ha risposto: “Ma dove vuoi andare?” Le ho detto che comunque lo avrei fatto e alla fine mi ha dato il permesso. L’ho veramente fatto e oggi sono quella che sono e lo faccio ancora. Ho cominciato con un piccolo negozio, ma ho fatto solo dei piercing. Ovviamente, nessuno mi conosceva, anche il negozio lo avevo in un posto molto nascosto e tranquillo. Troppo tranquillo: non passavano né i bus, né i tram, ogni tanto ci passava un gatto. Perciò, ho cominciato ad andare alle feste, agli eventi, ecc. e facevo i piercing sul posto. Così ho costruito il mio capitale iniziale. Poi, la gente che si faceva fare i piercing sul posto, veniva da me al negozio. Venivano pure gli amici di queste persone, così si è sparsa la voce. Anche il fatto che eravamo molto a buon mercato attirava gente. Oggi possiedo i più grandi studi della Svizzera. Ho 4 studi e un ufficio con 29 impiegati. Ho delle persone fantastiche accanto me, il mio fidanzato mi sostiene in tutto e anche la mia socia è fantastica. C’è veramente bisogno di gente così, se vuoi sfondare con la tua attività. Il mio successo lo devo anche a loro.

Qual è il trend del momento?

Dei piercing il trend è chiaramente il Dermal, anche perché non ha classe di età, un piercing nella lingua ad esempio uno non lo fa tanto facilmente dopo i 40 anni, un piercing al naso però lo fai anche dopo i 40 anni. Dei tatuaggi invece penso che le scritte sono molto amate dalla gente, una persona si può identificare meglio con una scritta. Anche i tatuaggi molto grandi, colorati e speciali sono sempre più amati. Si nota che le cose cambiano e che l’umanità si sviluppa. Prima le persone guardavano i cataloghi e sceglievano un motivo, oggi invece si devono identificare con quello che si fanno tatuare.

La tendenza comunque andrà sempre più all’estremo?

Cosa significa estremo? Non facciamo degli impianti e neanche dei branding perché non posso prendere responsabilità per queste cose. Se qualcuno ha tutte due le braccia piene di tatuaggi per me è bello, non è estremo. Secondo me, finché un tatuaggio è stato fatto bene, è anche bello da vedere. Ciò che trovo molto coraggioso è tatuarsi la faccia. Io non lo farei mai e non lo offriamo nemmeno ai clienti, anche qui non voglio prendermi la responsabilità di cambiare la faccia a qualcuno. Voglio solo che la gente apprezzi quello che faccio.

Oggi la qualità degli impiegati è tanto più importante che non farei molto caso a un tatuaggio in faccia. Non voglio però è che i miei impiegati siano tatuati o piersati in maniera così marcata da mandare via la gente. Cosa farei allora? Aprirei un negozio eccezionale, e là lavorerebbe la gente con più tatuaggi e piercing “estremi”. La nostra clientela varia da impiegati di banca a muratori e a studenti ecc. Sarà forse anche per il design dei miei studi. Prima non c’erano studi che non fossero scuri e foschi, il mio studio, invece, è allegro, bello, pieno di lustrini. Un posto dove ci si sente bene.

Cosa ci sarà di nuovo?

Ci sarà un nuovo concetto con un ulteriore locale ubicato al 4° piano alla Löwenstrasse.

Ci sarà anche un nuovo trend?

Non penso, penso che ci saranno più cambiamenti. Ad esempio dai dermals, questi sono la diversificazione dei piercing superficiali. Sono stati prodotti proprio per non dover fare più gli altri. Il problema dei piercing superficiali è che vanno via col tempo perché non tutti li sapevano fare bene. Il dermal è più piccolo e maneggevole, in modo che può essere piazzato in ogni punto del corpo. Sono stati già cambiati molte volte, ora con buchi, ora senza, una volta curvato una volta no, stanno cercando qual è il dermal perfetto. Così questo genere di cose si sviluppa continuamente. Penso che nel nostro settore ci sono più sviluppi che novità.

Come vivi la tua italianità?

Amo cucinare e cucino solo all’Italiana, cucino sempre e molto bene. Scendo anche molto spesso in Italia, anche perché giù ho tutta la mia famiglia, tranne mia madre. Mia madre sta qui per me, perché non mi vuole lasciare da sola. Sono molto legata all’Italia, se mi conosci lo noti subito anche per il mio temperamento italiano. Ma amo anche la Svizzera, mi piace molto.

Hai mai pensato di aprire uno studio in Italia?

Purtroppo, non si possono fare paragoni con la Svizzera. Il problema sono anche i soldi, non si guadagna niente e non si chiede niente. Se vai in Italia, puoi fare un piercing per 20 o 30 euro, con cui in Svizzera non potresti vivere. Anche la qualità è diversa, la gente non dà molta importanza a chi fa il piercing bene e a chi no. L’italiano non chiede quello che chiede lo svizzero. Se c’è più convenienza un italiano va da lui. Penso che in Svizzera si dia più valore alla qualità. Io guardo sempre la qualità e mai il prezzo. Faccio venire tatuatori da tutto il mondo, che costano un capitale, ma so cosa fanno e le qualità che hanno. E’ anche questo che interessa la gente.

In Italia non ricevi neanche un dermal fatto per bene. Certo ci sono delle tatuatrici in Italia che sono magnifiche, ma sono pochissime. In Italia un esperto fa 3 piercing al giorno mentre noi ne facciamo 30. E’ una differenza molto grande. In Italia fanno ancora i piercing superficiali, penso che non conoscano neanche i dermal, non hanno ancora i rialzi diversi. Ci sono tante cose da rinnovare in questo settore in Italia.

Hai intenzione di scendere in Italia e vivere là, anche per il futuro?

Non penso che andrò a vivere in Italia per sempre, ma mi piacerebbe passare più tempo giù.

Tu però stai ancora molto in contatto con i tuoi clienti…

Sì, non sono diventata indipendente per poi stare dietro il pc e dire ai miei impiegati cosa devono fare. Non è quello che voglio. Dato che amo il contatto con le persone, rimarrò sempre a disposizione della mia clientela.

Ma tu formi pure tatuatrici e piercer?

Sì, lo faccio. Tutti i miei apprendisti li formo io. Non è un apprendistato riconosciuto, è una formazione secondaria. Anche noi abbiamo degli esami etc. Io dico che una formazione buona e sana e di alta qualità ci vuole in ogni mestiere. Per me è molto importante che le persone che lavorano da me siano delle professioniste. Se qualcuno vuole lavorare da me, deve frequentare per un anno la mia scuola. Facciamo teoria, pratica e anche degli esami. Non assumo gente che sa già fare piercing. Assumo solo gente che non sa fare ancora niente in questo settore. Tutti i miei impiegati hanno imparato da me, devono solo aver fatto un apprendistato e aver passato i 18 anni, e poi possono venire da me. Un vantaggio è se sono simpatici e divertenti, altro non chiedo.

Massaggio ai lettori de La Pagina…

Venite a trovarci in uno dei nostri studi. Sono fiera di quello che sono riuscita a fare da italiana in Svizzera, fatevi coraggio, se avete una buona idea e vi piace fare una cosa, non mollate, andate avanti e fate quello che vi piace, vedrete che avrete successo. La vita è troppo breve per fare una cosa che non vi piace.

 

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