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18 May 2024
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Il fattore P

Rendere ogni momento propizio al cambiamento

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Il passaggio dall’anno trascorso a quello venturo può essere vissuto come un momento nel corso del quale si tirano le somme rispetto a quanto abbiamo fatto in passato e si stendono

 dei propositi per quello che faremo in futuro. Quanto si progetta per l’avvenire di solito è basato sulle carenze del passato, dunque tendiamo a proporci esperienze nuove che abbiano un effetto migliorativo sulle nostre vite.

C’è chi compie questo processo a fine anno, c’è chi lo fa ogni lunedì (- le ultime parole famose “da lunedì smetto di…”-), c’è chi non aspetta nessuna scadenza per mettersi in discussione e migliorare lo status quo attivando dei cambiamenti. La maggior parte di noi però, prima di iniziare un moto di cambiamento, attende di “toccare il fondo” ovverosia di arrivare ad un punto di non ritorno dove si cambia per sopravvivere.

Ma perché non pensare al cambiamento in una ottica diversa rispetto a quella che lo vede come ‘ultima spiaggia’?

Ormai non conto più il numero delle persone a cui chiedendo “come stai?” rispondono sempre “bene ma…” e iniziano a lamentarsi delle solite cose da mesi alle volte da anni.

Il punto è che l’essere umano alle volte può abituarsi ad un certo modo di vivere anche se non totalmente appagante e anzi può, udite udite, affezionarsi a ciò di cui si lamenta. Lo stress, gli acciacchi, le incomprensioni relazionali, la irritabilità, insomma ciò di cui una persona può lamentarsi può divenire parte del proprio modo di essere e senza di esso perderemmo la bussola e non ci riconosceremmo. Non voglio parere bacchettona ma solo noi possiamo far in modo che alla domanda su come stiamo possiamo rispondere positivamente! Suona un po’ fastidioso ma anche nelle peggiori situazioni dove la sfortuna sembra inseguirci come la famosa nuvoletta di Fantozzi abbiamo uno spazio di azione ove lottare affinché le cose vadano meglio.

Un esercizio molto utile è quello di stendere una lista dei pro e dei contro rispetto ad una certa decisione: mettere nero su bianco aiuta a fare chiarezza e permette spesso di scoprire nuovi aspetti che ci erano sfuggiti. Successivamente si procede associando una percentuale su ciascun pro e contro in base alla importanza che hanno per noi, mi spiego: io posso avere anche 10 pro e un contro ma se quel contro vale per me come i 10 pro rimango comunque in una situazione di stasi. Quando una opzione diviene significativa sia razionalmente che emotivamente ci attiveremo poi per perseguirla. Concludo col dire che per mia deformazione professionale ritengo che ogni cosa che accade abbia un suo significato, anche il più brutto avvenimento ha qualcosa da dirci e da insegnarci e può essere inteso come attivatore di miglioramento: se vogliamo scoprire il valore della salute dobbiamo chiedere ad un ammalato, se vogliamo scoprire il valore dei soldi dobbiamo interrogare un povero.

Perché però non apprezzare e lavorare per mantenere quello che già di bello abbiamo?

Beatrice Nasta

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