È da lodare il messaggio che il Console Paolucci ha indirizzato agli oltre cento mila connazionali, residenti nella circoscrizione consolare di Basilea, nell’occasione del 75.mo anniversario della Repubblica Italiana. L’elogio tuttavia riguarda meno la sostanza della comunicazione consolare pur, certo, assai apprezzabile, quanto, invece, l’insolita disponibilità al dialogo manifestata nell’occasione dal nostro diplomatico.
Si ha l’impressione, per altro, che il Dr. Paolucci sia l’unico funzionario autorizzato dai suoi superiori a parlare sui media, marcando in questo modo una significativa differenza, ci sembra, rispetto a quanto fanno solitamente gli altri Consoli, i quali per lo più danno l’impressione di preferire le note di servizio o i messaggi all’indirizzo esclusivo dei Comites.
Anche a Basilea però c’è ancora molto da fare. Certo, registriamo con piacere la soddisfazione del Console per l’accelerazione impressa al lavoro di ufficio nei primi cinque mesi dell’anno, anche se, a dire il vero, un analogo compiacimento non sembra riscontrarsi presso i connazionali e gli utenti, molti dei quali lamentano, oltre al funzionamento a singhiozzo della sede consolare, la difficoltà di accesso agli uffici.
Ecco perché gioverebbe ricevere notizie più circostanziate sull’andamento del lavoro nella sede di Basilea. Non abbiamo notizie, per esempio, sulle liste di attesa. Aumentano o diminuiscono? Non sappiamo inoltre se sia in programma un qualche progetto per ampliare l’orario di apertura degli sportelli, che, in buona misura, sono oggi chiusi e inaccessibili al pubblico. L’apertura degli sportelli, aggiungiamo, dovrebbe estendersi per almeno sei ore al giorno, per cinque giorni alla settimana, così come auspicato, del resto, da molti concittadini.
Già soltanto questa misura, di concerto con l’auspicata informatizzazione delle postazioni lavorative, consentirebbe di ridurre, se non, forse, di azzerare le liste di ricevimento, sull’esempio per altro di quanto sperimentato in altri uffici consolari. Vi è infine una pressante richiesta, avanzata da più parti, la richiesta, cioè, di mitigare l’obbligo delle prenotazioni elettroniche o di quelle telefoniche, un obbligo, questo, che sta comprimendo il diritto di libero accesso agli uffici.
È giusto ricordare che le domande sopra formulate avevano già trovato a Zurigo delle soluzioni brillanti, che il Coronavirus sfortunatamente ha contribuito poi a far demolire.
Gerardo Petta
consigliere Comites di Zurigo