Quando il dolore è atroce non si riesce a pensare altro che non sia il sollievo. Fabiano Antoniani, o Dj Fabo, deve aver provato un grandissimo sollievo quando tra i denti ha tretto forte quel pulsante che metteva in circolo il mix letate di farmaci che da lì a 30 minuti lo avrebbe addormentato per sempre.
Finalmente, avrà pensato Dj Fabo, nessun pensiero costante e tremendo sulla vita che è stata e quella che non sarà, il dolore continuo alle gambe, l’unica cosa ancora avvertita dei suoi arti. Aprire gli occhi e vedere nero, solo nero, sempre nero, anche quando sai che attorno a te il colore c’è ed è stupendo. Dj Fabo, 40 anni compiuti da poco, ha amato così tanto la sua vita fatta di assoluta libertà e di scelte consapevoli che non voleva arrivare ad odiarla. Non sarebbe stato giusto. Per questo motivo, scegliendo di morire, ha scelto ancora la libertà. La libertà di scegliere. L’unica cosa che non ha potuto scegliere è stato di poter morire a casa sua, tra i suoi ricordi, che anche se non vede gli tappezzano la stanza, tra i suoi affetti, che non lo hanno mai abbandonato. Ma se si è sentito abbandonato, tradito da qualcuno è certamente lo Stato. Dj Fabo ha provato fino all’ultimo, con un appello in video, a chiedere di poter morire al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Ma nessuno ha risposto a quell’appello disperato. Così è stato costretto a scegliere di morire da un’altra parte, qui in Svizzera. “Fabo è morto alle 11.40: ha scelto di andarsene rispettando le regole di un paese che non è il suo”. Il lapidario messaggio che annuncia la morte di Dj Fabo su Twitter è di Marco Cappato, l’uomo che ha deciso di accompagnarlo rischiando, per la giustizia italiana, fino a 12 anni di carcere.
È incredibile come in Italia viene negato a molti giovani il diritto di vivere, dalla delinquenza, dal bullismo, dalla situazione sociale ed economica e nello stesso tempo ad altri venga invece negato il diritto di morire, come nel caso di Fabo o prima di lui Piergiorgio Welby. Sono casi ai quali questo diritto dovrebbe essere garantito, se consapevolmente scelto: al pari di una vita dignitosa anche la morte dovrebbe esserla. Adesso che Dj Fabo ha scelto di morire altrove in maniera dignitosa, cosa l’Italia, invece ha garantito o preservato da questa negazione? E non è neanche il solo, secondo le cifre fornite dall’associazione “Luca Coscioni”, di cui Marco Cappato è il tesoriere, dal 2015 sono già 115 gli italiani che hanno scelto di andare all’estero per sottoporsi al suicidio assistito, principalmente in Svizzera, in cliniche come questa che ha accettato il caso di Fabo. A volte il nostro Paese è un po’ strano: molti giovani scappano dall’Italia per poter vivere, per crearsi un futuro migliore, per stare bene o stare meglio. Adesso si scappa dall’Italia anche per poter morire.
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foto: Ansa