Per la festa della mamma diamo la parola a voi!
Cosa vuol dire essere mamma nel 2018? Cosa vuol dire affrontare la vita quotidiana, le piccole avventure, le grandi crisi, il lavoro (quando c’è), i pranzi e le cene da inventare, gli orari da mantenere, le feste, i viaggi, le regole da rispettare? Dover soppesare ogni minima decisione, sapendo che questa influenzerà non solo la propria vita ma anche quella dei figli.
Cosa vuol dire per una mamma decidere di lasciare il proprio Paese d’appartenenza stravolgendo vita e abitudini di figli ormai adolescenti, come ha fatto Teresa, o come fa Roberta, una super mamma di sette figli, a gestire la frenetica quotidianità di chi ama le grandi famiglie ma riesce anche a ritagliare momenti per sé e per il proprio marito? Poi ci sono le mamme impegnate, in giro per il mondo a gestire fama e famiglia, come Laura. Oppure le mamme che da sole riescono a crescere i figli, a superare le difficoltà senza mai perdere il sorriso, come Evelyne.
Le mamme, tutte, sono coraggiose. Sono coraggiose dal momento in cui decidono di portare in grembo il proprio bimbo sapendo che dovranno non solo metterlo al mondo ma anche lasciarlo al mondo. Sanno bene che è solo l’inizio: le prove per una mamma non finiscono mai. Per questo amare la mamma, tutte le mamme, non è mai difficile. Nel giorno della festa della mamma, abbiamo scelto di far parlare proprio le mamme, normali, speciali, originali, forti, simpatiche, audaci, impegnate, perché le loro voci, le loro esperienze, le loro parole rendono chiaro che essere mamma è per sempre, non solo una volta all’anno!
SUPER MAMMA
Roberta Galdiolo
Impiegata in caffetteria
Mamma di Rori, 12 anni, Roy 11, Rudy 10, Ryan 5, Raúl 3, Renée, Annie Rain di 2 mesi;
Mi chiamo Roberta e ho 38 anni, sono originaria di Villafranca di Padova, un piccolo paese nel Veneto. Ho studiato come Tecnico di laboratorio e poi biologia molecolare per 2 anni all’università di Padova. Sono sposata con Riccardo da 11 mesi, ma stiamo assieme da 15 anni. Attualmente viviamo in Florida, ma precedentemente eravamo a Tenerife. Con noi i nostri 7 figli, di cui 4 nati in Italia, 2 in Tenerife e l’ultima in America.
Perché così tanti bimbi? Io devo la passione per i bimbi a mia nonna, una sera a cena io e Riccardo parlammo di figli e ci si chiedeva quanti ne avremmo voluto, entrambi all’unisono abbiamo detto 6, e così fu, Rain diciamo che è la ciliegina sulla torta.
Cosa vuol dire per te essere mamma oggi?
In Italia ero sempre di corsa, lavoravo in un azienda farmaceutica a Verona, ma ora per fortuna ho rallentato. Essere madre oggi è estremamente difficile, trovo che per quanto impegno ci metta mi sfugga di mano sempre la situazione. Oggi i ragazzi son diversi da come lo ero io, e sinceramente non sempre positivamente.
Io mi sento mentalmente vecchio stile e quindi riuscire a mantenere il punto sulle regole è a volte una gran battaglia. Noi come coppia cerchiamo sempre di ritagliare dello spazio per uscite tra di noi, anche se ammetto che non risulta sempre facile, però si può fare.
Dal punto di vista lavorativo, dopo una pausa di 3 anni e dopo la nascita di Rain, ho ripreso il lavoro in una caffetteria, totalmente diverso da quello in una azienda farmaceutica in Italia, ma mi sento appagata e soprattutto sto riacquistando la mia libertà e salute mentale.
Cosa ti auguri per il futuro dei tuoi bimbi?
Mi auguro che i nostri viaggi li abbiano resi mentalmente liberi dagli stereotipi che ho vissuto io, e che gli permettano di sentirsi liberi di vivere dove vogliono, stare con chi vogliono, amare chi vogliono e soprattutto di esprimere ciò che sono senza sentirsi giudicati.
Non sento i miei figli come una proprietà, anzi li ho sempre pensati come un’opera d’arte astratta, noi ci abbiamo messo le basi, ma poi ognuno ci vede ciò che vuole e soprattutto, esattamente come le opere d’arte, sono un bene dell’umanità e come tale è giusto vadano vissuti.
MAMMA VIP
Laura Pausini
Cantante
Mamma di Paola, 5 anni
Come riesci a conciliare il tuo ruolo di artista col tuo ruolo di madre?
Io principalmente sono una mamma e canto, e questo è il mio lavoro. Credo che ognuno di noi ha in serbo il proprio mestiere. Dobbiamo organizzarci tanto, ma molto ce lo permettono anche i nostri figli.
Mia figlia Paola ha fatto il primo viaggio a sei mesi, da Roma a Londra, volevo vedere come andava, sia per il viaggio che per lo spostamento ed è andata benissimo. A 6 mesi e mezzo abbiamo provato un viaggio più lungo, siamo andati a Portorico ed è andata meglio. A lei piace tantissimo viaggiare, si organizza, sembra una donnina. Negli aeroporti sa muoversi molto bene e sa gestire molto bene il fatto che viviamo tra l’Italia e la Florida: va a scuola sia a Roma che a Miami. Ha iniziato presto il percorso scolastico, io sono figlia di una maestra d’asilo e ci tengo alla scuola, è molto importante che i bimbi abbiano un’interazione tra di loro, tra i bimbi. Soprattutto per lei che è abituata a stare con gli adulti, fa dei discorsi di una bimba più grande della sua età, quindi è bello coltivare anche il lato infantile.
Cosa ti rende orgogliosa della tua bimba?
Lei non divide le persone in categorie, non ci sono i bianchi, i neri, gli omosessuali o altro, non vede differenze. E questo perché in casa viviamo con questa mentalità, molto imposta da me da quando avevo 18 anni perché vivevo in un paese piccolo, molto conservatore, quindi quando ho iniziato a viaggiare questa cosa l’ho avvertita molto. Sono molto orgogliosa di lei per questo.
Quali sono i valori che vuoi trasmettere alla tua bimba?
Io vorrei che lei si sentisse libera di essere quello che lei è. Vorrei che lei sapesse che io e il suo papà ci siamo sempre nella sua vita, ma vorrei anche che capisse che tutto quello che lei è, non è grazie a noi, ma solamente grazie a lei. Paola è piccola, ma sa fare già delle cose da sola senza di noi, perché ha la sua grande personalità.
MAMMA ALL’ESTERO
Teresa Casabianca
Promotrice di iniziative culturali
Mamma di Maria e Giacomo
Mi chiamo Teresa Casabianca, ho 47 anni, sono felicemente sposata ed ho due figli di 18 e 19 anni.
Ho una formazione in campo pedagogico ma ho anche studiato nell’ambito della moda ed ho investito la mia energia in altre attività, come ad esempio quelle manuali, che mi hanno portata alla creazione di capi attraverso l’uso puntiglioso di ferri e ricamo.
Ho vissuto sempre a Catania, una città vivace da ogni punto di vista compreso quello culturale, fino a 5 anni fa quando, per esigenze familiari, abbiamo deciso di trasferirci in Svizzera, nel Canton Glarus.
All’inizio si è trattato di un vero e proprio shock culturale. Abituata alla pimpante Catania piena di allegria e solarità, ritrovarmi improvvisamente in un paese di campagna immerso nel verde, in una provincia poco dinamica e povera di energici stimoli, confesso che mi ha creato un certo disagio.
I miei figli avevano 13 e 14 anni. Avvezzi ad uno stile di vita ben diverso da quello svizzero, i ragazzi, e di conseguenza anche noi genitori, ci siamo trovati di fronte ad una doppia difficoltà: quella propria dell’età adolescenziale e quella spinosa dell’immigrazione.
In un primo periodo, dunque, ho deciso di dedicarmi completamente ai miei figli, sfoderando pazienza, forza e speranza.
Ero assai consapevole del turbamento che ciascuno di loro provava e che era difficile celare.
Mi preoccupavo in solitudine, con il dovuto rispetto verso questa loro importante prova, rendendo palesi soltanto al mio comprensivo marito le mie inquietudini.
Ma è stata proprio questa l’occasione che mi ha fatto capire cosa significasse essere madre di adolescenti.
Stargli vicino passo dopo passo, dargli supporto e accompagnandoli lungo un percorso sconosciuto che avrebbe dovuto condurli verso un futuro migliore. E così effettivamente è stato. Loro si sono ben inseriti e stanno per completare il percorso di maturità al ginnasio cantonale.
Quando erano piccoli, ero una mamma chioccia, ma il mio modo di interpretare la mia maternità è andato modificandosi via via diventavano grandi. E così, parallelamente a loro, crescevo anche io come genitrice. Ho visto il mio ruolo adattarsi non solo alla loro età ma anche alle nuove abitudini che la società ospitante ci imponeva.
È stata per me un’esperienza molto impegnativa, con il suo carico di preoccupazioni: infatti, conciliare il mio conservatorismo con il suo bagaglio di valori siciliani e la necessità di adattamento ai nuovi principi della società acquisita, è stato un lavoro duro, un’importante responsabilità come donna e come madre.
Ho cercato di calibrare i due piatti della bilancia, costituiti dalla tradizione che portavo in cuore e dalle innovazioni che dovevo in qualche modo abbracciare.
Adesso la mia prole si avvia all’età adulta e si vedono i frutti del mio instancabile lavoro.
Tuttavia, devo ammettere che grazie a questa esperienza il senso stesso della mia genitorialità si è arricchito di nuovi germogli culturali che, fino a poco tempo fa, non avrei mai pensato di contemplare.
Spero che i miei ragazzi mantengano viva la loro parte di italianità ma, allo stesso tempo, vorrei che restassero inseriti nella società che li ha adottati. Affinché l’onere delle due culture possa trasformarsi in una ricchezza senza prezzo.
Quando mi sono resa conto che i miei figli ormai erano riusciti a trovare il loro spazio personale qui in Svizzera, ho pensato di concentrarmi su di me, pur non perdendoli mai di vista. Ed è stato allora che le mie passioni sono tornate ad infiammarsi.
Adesso porto avanti delle iniziative culturali che si sono felicemente concretizzate in un Caffè Letterario a Zurigo, nato da un’idea mia e di altre due amiche, unite dal desiderio di poter discutere di letteratura e dalla sete di uno spazio dove poter condividere una passione comune, quella della lettura.
Inoltre, ho attivato un servizio di emergenza per le mamme, SOS Tata Teresa, il cui gruppo Facebook denota un grande riscontro presso gli utenti.
E, per finire, sono tornata finalmente a coltivare una delle mie più grandi passioni, ossia l’attività manuale che è, per di più, anche il mio lavoro.
In tal modo, anche la mia dimensione di donna è corroborata da un ventaglio di soddisfazioni che rendono gioiosa me ma anche i miei figli. Perché, si sa, dietro a figli felici, ci sono genitori felici!
MAMMA SINGLE
Evelyne Bitterli
Estetista
Mamma di Ales, 7 anni, e Oliver, 4 anni
Mi chiamo Evelyne ho 41 anni, sono nata in Svizzera francese, ora vivo a Bellinzona. Sono in Ticino dall’età di 17 anni. Attualmente sono separata e vivo con i miei due maschietti, Alex 7 anni e Oliver 4 anni. Di prima formazione sono tecnico in analisi biomediche, alla nascita di Alex ho smesso di lavorare per dedicarmi al lui. Dopo circa due anni con mio marito abbiamo rilevato una carrozzeria per la quale ho lavorato fino alla separazione. Purtroppo in seguito alla separazione ho perso casa e lavoro, è stato un periodo molto difficile, però è in quel momento che ho imparato a vivere.
Arrivavo a stento a fine mese, andavo al tavolino magico (centro distribuzione di cibo, ndr) per poter dare da mangiare ai miei figli. Nessuno mi voleva assumere, Oliver aveva solo 3 mesi al momento della separazione. Ho fatto numerosi colloqui avevo un cv attrativo, però il problemaè che ero mamma single! Dopo 2 anni mi sono resa conto che se non reagivo sarei affondata, ero stufa di sopravvivere, volevo dare ai miei figli la vita che si meritano, loro contavano su di me.
Perciò ho deciso di fare una riqualifica come estetista, non è stato semplice ma c’è l’ho fatta. A settembre 2017 ho ottenuto il diploma e il 2 maggio ho inaugurato il mio centro estetico, e non è finita qui, ho ancora tanti sogni nel cassetto da realizzare. Quest’esperienza mi ha insegnato molto, ho imparato ad apprezzare quello che ho, l’amore dei miei cari, ad accontentarmi del poco e soprattutto che non bisogna MAI MOLLARE, bisogna lottare per ottenere quello che si vuole e mai smettere di sognare e di sperare. C’è sempre un modo, sono caduta numerose volte, ma l’amore dei miei figli mi ha dato la forza di rialzarmi ed andare avanti. Da quando ho cambiato il mio modo di pensare, ho cambiato la mia vita, sono riuscita a fare cose che non pensavo possibile. Per me questo significa essere mamma single oggi. Spero che i miei figli non dovranno mai attraversare tutte le difficoltà che ho dovuto affrontare e che avranno una vita serena. Ma so che se non succederà, saranno pronti a fare quello che ho fatto io, perché sono stati i miei più grandi fan. Hanno capito il valore della famiglia e che nella vita bisogna lottare per ottenere ciò che si vuole, e non mollare mai!