Questa la proposta dell’On. Eugenio Marino (Pd)
È l’Aire “la madre di tutti i problemi” del voto all’estero, e per rendere più sicure ed efficienti le procedure elettorali anche per gli italiani che risiedono oltreconfine, “bisognerebbe invertire quanto avviene ora: chi vuole votare dall’estero deve iscriversi nell’elenco degli elettori”.
Questo il parere di Eugenio Marino, responsabile del Partito democratico estero, ospite di L’Altra Italia su Youdem, rilanciando la proposta di legge già presentata dal Partito democratico, e che sarebbe “una soluzione che alza il livello di scurezza e di reale partecipazione: in questo modo si risolve il problema, i costi sarebbero più contenuti e le schede non circolerebbero più nelle mani di chi non dovrebbe impossessarsene, come abbiamo visto che è successo”.E sulla proposta, presentata con testo uguale sia alla Camera che al Senato con prime firme rispettivamente di capigruppo Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, si potrebbe giungere ad una convergenza bipartisan, secondo le rassicurazioni di Gianluigi Ferretti: “Per parecchi anni sono stato contrario ad una soluzione del genere, che riduce la partecipazione, ma mi rendo conto che non si può andare avanti così e questa è una soluzione”.
Un’altra, spiega il consigliere del Cgie, sarebbe quella ‘alla francese’, di creare, cioè, un’anagrafe unificata.
“Abbiamo una discrasia tra iscritti Aire e anagrafe consolare, che si cerca disperatamente di allineare, ma ogni volta c’è un numero di elettori che non si raggiungono, ed è un grossissimo problema”, spiega Ferretti.
“L’Aire purtroppo è gestito dai Comuni, molti dei quali, piccolissimi, non hanno alcun interesse a iscrivere concittadini all’Aire, perché così facendo perderebbero contributi”.
Un falso mito, emerso in occasione dell’ultimo referendum, è però certamente da sfatare: “Gli italiani all’estero sono sempre stati elettori, solo che prima della legge del 2001 ricevevano la cartolina elettorale e stava a loro fare il lungo viaggio o no.
Erano sempre stati computati, non è cambiato nulla…” spiega Ferretti e anzi, aggiunge Marino “se anche avessero votato in 20 mila, sarebbero sempre 20 mila voti conteggiati in più: adesso è più facile raggiungere quorum, a differenza di quanto dicono molti”.
Così come, secondo Marino, sono assolutamente da respingere gli assalti di chi il voto all’estero vorrebbe abolirlo “perché viviamo in un mondo globalizzato, e un paese riesce ad essere più forte quando riesce ad internazionalizzarsi, e nessun paese come l’Italia ha avuto un fenomeno migratorio così importante e duraturo.
La nostra diaspora è seconda sola a quella degli ebrei: abbiamo in paesi emergenti come il Brasile tante gente che può produrre ponti, economia, potenzialità.
Qualcuno è mai riuscito a mettere in rete cervelli in fuga? Andrebbero messi in rete attraverso un’articolazione di rappresentanza che solo Italia ha per provare a sfruttare le loro potenzialità”.
Eppure, da destra e sinistra, Ferretti e Marino sono d’accordo: l’attenzione rivolta agli italiani all’estero in questa legislatura è stata “pessima”, anche sulla riforma del voto all’estero: “In occasione dei referendum Mantica ha rilanciato l’impegno al dialogo ma non si è fatto ancora niente.
Alla conferenza dei capigruppo abbiamo chiesto che cominci al più presto l’iter di discussione di queste proposte per evitare che alla prossima tornata non si creino le stesse problematiche”.