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22 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

Con le Associazioni campane alla ricerca della memoria nel ricordo del presidente Sandro Pertini

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Sono in tanti. La casa d’Italia presenta il volto delle grandi occasioni.
Le associazioni campane del presidente Vincenzo Fontana, sul tavolo della presidenza il manoscritto della dedica antica; la giovane presidente di Zurigo, Rosaria Parletta, apre la serata salutando le autorità presenti all’appuntamento. In primis, il nuovo console generale italiano di Zurigo, Giulio Alaimo, i membri del Consiglio Generale, Maria Bernasconi e Paolo Da Costa, il presidente del Comites, Luciano Alban, lo storico, Toni Ricciardi, autore delle opere, Marcinelle e Mattmark, che hanno illustrato le tragedie dell’emigrazione italiana in Europa, Mario Pingitore, presidente del circolo culturale Sandro Pertini di Dietikon i presidenti associativi democratici, tra i quali, Renzo Ferrari, del circolo valtellinese, che hanno fatto la storia della città sulla Limmat, l’anziano emigrato che, richiamando la tragedia d’Abruzzo, onorata dall’assemblea con un minuto di silenzio, si fa promotore della raccolta di fondi a favore dei superstiti.
A me tocca l’onore di raccontare Sandro Pertini come l’ho conosciuto da piccolo nei racconti dello zio Lino, suo compagno d’esilio: nelle terre d’Europa e durante la guerra partigiana poi. Già: nella serata, il documentario film “ MI MANCHERAI “ racconta la storia di un uomo straordinario che ha volato come il gabbiano nella traversata dell’oceano, affrontando le tempeste del novecento con il supremo obiettivo: raggiungere la meta ove soffia il vento della libertà e della solidarietà tra i popoli e le nazioni.
L’antifascista, perseguitato e incarcerato, il partigiano, il combattente, il costituente, il presidente della camera dei deputati, l’amato presidente della repubblica nata dalla resistenza, di cui fu un simbolo e una bandiera.
Non si può ricordare il presidente, Sandro Pertini, a diciassette anni della sua scomparsa, il 24 febbraio del 1990, senza riandare alla resistenza come l’atto fondatore della democrazia italiana e del riscatto del tricolore dalla vergogna totalitaria.
Siamo tutti eredi di quella drammatica e gloriosa vicenda. A cui dobbiamo molto della nostra crescita umana e civile.
La resistenza, vissuta da Sandro Pertini, fu un messaggio di amore a fratellanza, il sacrificio di uomini e donne che riscattarono il tricolore, immolando se stessi al grido della libertà. Lotta di popolo contro l’orda nazista, scesa dal nord a occupare la nazione dopo l’otto settembre del 43 e i suoi servi fascisti, immiseriti ai compiti più odiosi e volgari.
Sacrificio di eroi malgrado loro, di uomini e donne, il cui unico odio fu verso la guerra e verso quelli che l’avevano perseguita con messaggi di dominio e odio razziale.
Erano tanti e di diversa estrazione politica e ideale, i compagni di Sandro Pertini, organizzati nelle brigate Garibaldi, Matteotti, di Giustizia e Libertà, oltre al defunto, Antonio Gramsci, suo compagno di cella e di lotta. Erano ufficiali e soldati, come i settemila massacrati a Cefalonia, dopo l’otto settembre del 43, unicamente colpevoli di assolvere al loro dovere nei confronti della Patria.
Sono intrisi nella nostra memoria gli eccidi di civili innocenti: Marzabotto,le fosse ardeatine, Boves.
Ricordandoli, pensiamo ai nostri giovani e alle nostre ragazze.
Al loro diritto allo studio e al lavoro, a vivere in un mondo ove la libertà è un valore riconosciuto, da difendere e arricchire ogni giorno.
C’è bisogno di memoria per ristabilire il valore del lavoro, di una vera giustizia che colpisca i rei di quelle morti bianche, di cui è seminata la storia dell’Italia e della nostra emigrazione sino ai nostri giorni.
C’è bisogno di memoria per tramandare la drammatica epopea di Marcinelle e Mattmark, ove perirono decine di lavoratori italiani, delle tante sconosciute vittime sul lavoro.
C’è bisogno di memoria per costruire l’Italia che rinsaldi l’unità della nazione, combattendo gli egoismi e le divisioni fratricide.
C’è bisogno di memoria per perseguire le pari dignità tra i diversi, il valore su cui costruire un rapporto convivente con la nuova immigrazione.
Una memoria chiamata libertà, giustizia, solidarietà, pace.
Sono i valori per cui, Sandro Pertini, combatté tutta la vita e fu perciò tanto amato. Lo abbiamo ricordato, sabato 21 gennaio, alla casa d’Italia di Zurigo, il luogo in cui in cui lo accogliemmo come padre della patria, nel lontano maggio del 1981.
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