Una nuova tecnologia permette di utilizzare gli scarti di plastica per produrre bitume per le strade. Le prove in Svizzera, a Zermatt. In Italia si ricicla anche l’asfalto
La Svizzera, paese di cantieri stradali sempre attivi per la manutenzione delle vie di circolazione, sta sperimentando un nuovo modo per sbarazzarsi dei rifiuti di plastica e migliorare il manto stradale. L’idea è stata promossa da una università scozzese che è riuscita a creare il Macrebur, il bitume che utilizza per ogni km di strada l’equivalente di 684 mila bottiglie di plastica e 1,8 milioni di shopper.
Dalla Scozia la formula è quella di miscelare una piccola percentuale dello 0,3% di materie plastiche al bitume che viene distribuito per asfaltare le strade. Il risultato è sicuramente vantaggioso: secondo gli esperti – ricercatori del Laboratorio Federale per la scienza e la tecnologia dei materiali- si potrebbero riciclare circa 16 mila tonnellate di rifiuti plastici che verranno utilizzati per la produzione di 6,5 milioni di tonnellate di asfalto che la manutenzione stradale svizzera richiede (una tonnellata di asfalto così prodotto contiene 80 mila bottiglie di plastica). Non si prevedono, ad ora, problemi di inquinamento con l’uso di questo materiale proveniente da bottiglie e vaschette ma, ovviamente, gli sforzi sono intensificati per riuscire a risolvere il problema sempre più grave ed imminente dei rifiuti.
I progettisti dichiarano che questa particolare miscela possa rendere l’asfalto più resistente e flessibile in modo particolare in occasione di grandi sbalzi termici. Potrebbe essere un materiale da utilizzare nelle strade montane dove le escursioni termiche sono notevoli e si possono registrare range di punti alti di temperature tra estate e inverno.
Anche l’Italia ha sostenuto e sperimentato una tecnologia innovativa messa a punto dall’azienda bergamasca Iterchimica. La sperimentazione riguarda la strada provinciale Ardeatina dove è stato posizionato, lo scorso novembre, un intero chilometro di asfalto contenente grafene. In questo caso, si riutilizza l’asfalto fresato della vecchia pavimentazione (circa il 40%) per evitare il processo chimico di smaltimento. I ricercatori di Iterchimica, in collaborazione con i tecnici dell’università La Sapienza, hanno monitorato l’asfalto e dichiarano: “Il supermodificante al grafene permette di migliorare le prestazioni dell’asfalto rendendolo così resistente, antismog, antighiaccio e a seguito degli ottimi risultati ottenuti si sta valutando se replicare nel Regno Unito, Stati Uniti e Oman. Test su strada sono stati fatti proprio per validare gli eccellenti risultati di laboratorio, almeno +250% di resistenza a fatica, e rappresentano un ulteriore passo verso l’obiettivo che ci siamo posti: strade riciclate e riciclabili al 100%, prodotte a basse temperature, durature, senza buche e rispettose dell’ambiente”.
Infine una maggior resistenza dell’asfalto significa anche minor produzione della componente del particolato, dovuta proprio ai residui dell’usura del manto stradale e delle gomme delle vetture. E non per ultimo, con questo materiale, si potrà dire addio alle famigerate buche ormai tipiche del manto stradale italiano e soprattutto romano.