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20 April 2024
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STORIE di Gianni Farina

Ho combattuto per il bene dei nostri cittadini, per una Italia solidale e migliore

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Elezioni politiche del 4 marzo 2018

La casella postale giornalmente riempita da propaganda elettorale proveniente da più parti e partiti.

Normale, direte voi.

Normale. Ma non troppo.

Milioni di flyers, generalmente vuoti di ogni contenuto, salvo i faccioni taroccati dei protagonisti, l’accattivante slogan, il partito di riferimento, spediti, per la gioia della locale posta centrale, dalla repubblica di San Marino o da Berlino, hanno invaso le dimore dei nostri cittadini in Svizzera, in Germania e nell’ Unione.

Che sia stato per condizioni tariffarie favorevoli, o per il rispetto dei tempi programmati, poco importa alle elettrici ed agli elettori.

Sta di fatto che il momento più alto del potere democratico affidato ai cittadini, è stato inquinato, dall’inizio, dal mancato rispetto della par condicio, la condizione essenziale per una scelta ragionata e consapevole da parte del popolo sovrano.

Ogni possibilità di competere sul piano dell’informazione resa vana dall’ annullamento della spedizione elettorale privilegiata di 5 centesimi, disposizione prevista in ogni consultazione elettorale precedente e tale da stabilire in partenza un minimo di equità tra i candidati.

Per la verità, il rispetto delle norme in materia elettorale, imporrebbe un preciso limite di spesa per ogni candidato. Tale disposizione, come tante altre del bel Paese, è da sempre inapplicata e inapplicabile.

Io, candidato della sinistra dentro il partito democratico, mi sono sentito, come tante altre volte, solo.

Solo con le mie idee pervase della solita ingenuità di chi continua a credere nella forza della ragione e dei buoni sentimenti.

Ho girato, in lungo e in largo, le città e i villaggi di questa nostra Europa.

Generalmente in treno, per concedermi il tempo di riflettere, preparare gli essenziali contenuti da portare a conoscenza dei convenuti all’incontro con il loro deputato da oltre dieci anni membro del parlamento repubblicano.

Ho vissuto scene toccanti e commoventi che conserverò nel mio cuore.

Ho espresso opinioni, raccolto idee, suggestioni, talvolta critiche, anche aspre e giustificate, per il mancato funzionamento degli apparati amministrativi dello stato, o per non essere intervenuto con puntualità su atti legislativi che hanno punito oltre misura i nostri cittadini.

Ho toccato con mano il crollo culturale e l’assenza di valori nella proposta politica fornita da partiti immiseriti a una pura funzione propagandistica in occasione di ogni momento elettorale.

L’assenza di un pensiero lungo sul futuro della nostra Patria nel contesto dell’Unione europea e alla luce degli stravolgimenti in atto sul piano europeo e mondiale.

Ho percepito l’emergere di posizioni reazionarie, xenofobe e razziste, in settori delle masse popolari attratte dalle sirene del populismo, pronte a sostenere, come è accaduto in Austria,   Ungheria e Polonia, spregiudicati politicanti a cui affidare il destino delle Nazioni.

Ho toccato con mano la paura contro gli immigrati visti come gli invasori che attentano alla nostro civiltà e senza che nessuno gli abbia detto che gli esodi di massa dalle terre africane e dal Medio Oriente, sono il frutto della nostra perfidia e della mala politica dei nostri governanti.

Ho incoraggiato virtuosi pensieri, ragionamenti critici e riflessioni su ciò che è stato fatto, accompagnati dalla speranza di una nuova prospettiva di progresso e solidarietà per i cinque milioni di cittadini italiani in Europa, tra i popoli e le nazioni.

Ho, purtroppo, constatato il progressivo distacco tra l’Italia e la sua diaspora: l’antica e la recente, che fugge dalle nuove miserie per cercare altrove possibilità di riconoscimento del loro valore intellettuale e umano.

Ho combattuto da solo. Don Chisciotte come sempre, armato della leggendaria borsa per conservare i cahiers de doléances, come appare nelle poche migliaia di flyers  da me stampati per l’occasione.

Conservo l’abbraccio del vecchio pensionato che mi ha rammentato il primo incontro di tanti decenni  fa. Della giovanetta, espressamente  venuta a portare i saluti dei genitori e del nonno. Del compagno che mi ha donato la foto sgualcita di noi due accanto al cartello “el pueblo unido Jamas serà vencido”.

Chissà se ce la farò a portare la loro voce nel parlamento repubblicano. Difficile.

Troppa la disparità delle forze in campo.

Rimarrà, indelebile, il ricordo del loro abbraccio.

Non siate troppo tristi.

Nella vittoria o nella sconfitta, sarò sempre con voi.

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