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3 May 2024
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STORIE di Gianni Farina

L’Italia nel solco della crisi morale

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Dopo l’attacco del ministro Salvini ai rom e ai sinti

Il ruolo di Sinistra Democratica nelle riflessioni di Gianni Cuperlo

Oggi, il ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio italiano, chiede la schedatura dei rom.

Domani chiederà quella dei gay. Oppure vorrà la chiusura dei consultori e la fine della 194 del 22 maggio 1978, che tratta le norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza che ha depenalizzato e disciplinato le modalità di accesso all’aborto.

Purtroppo non è solo un linguaggio, è tutto un mondo rozzo e oscuro che si rialza nei discorsi fascistoidi di Salvini.

L’incompatibilità coi comportamenti pubblici dei 5S, è lampante. “Facciamo questo nuovo sistema elettorale prima che le incompatibilità interne o i nemici esterni abbattano questo governo che è come se camminasse in un campo minato”.

Sono le osservazioni di una militante 5S, Viviana Vivarelli.

Altri aggiungono: facciamo uscire il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, allo scoperto, senza alibi di immigrazioni, zingari o quant’altro.

Subito una legge anti corruzione degna di un paese civile, e ancorché putrefatto dalla corruzione. Subito una legge anti prescrizione. Subito una legge per la privatizzazione di due reti Rai. Superiamo i proclami e facciamo queste importanti proposte di legge, subito e senza tentennamenti.

Probabilmente alcuni di questi nuovi militanti 5S sono stati nel recente passato elettori del partito Democratico.

Lo si evince dalle argomentazioni e dal civile fraseggio.

È nostro compito, di dirigenti democratici, porre la massima attenzione al travaglio di tanti elettori delusi dal movimento per la sua incapacità di fronteggiare gli atteggiamenti arroganti e offensivi del segretario della lega.

“Cari amici del movimento 5Stelle, il ministro dell’interno del vostro governo ha detto oggi: faremo un censimento dei rom, quelli italiani purtroppo ce li dobbiamo tenere.

Parole che seguono da alcuni giorni la boutade sulla pacchia finita per disperati che si imbarcano in cerca di salvezza descritti come croceristi.

Le stime variano, ma in Italia vi sono circa settantamila rom e sinti che sono cittadini italiani, per lo Stato e per la nostra concezione della democrazia.

Più della metà si trova in questo paese, quello che voi governate, da molte generazioni.

Parliamo di popolazioni migrate in Italia dal tardo Medio Evo.

Ma indipendentemente da ciò, parliamo di cittadini italiani a tutti gli effetti.

Se il ministro degli interni afferma che purtroppo ce li dobbiamo tenere, egli viene meno a quella fondamentale garanzia di disciplina e onore che dovrebbe contrassegnare l’azione e la lingua di un uomo di Stato.

Peggio, fa cadere anche l’ultimo alibi mascherato da sicurezza e rispolvera pratiche archiviate nelle pagine più buie della storia.

Voi il 4 marzo avete vinto le elezioni. Undici milioni di voti sono molti.

Avete scelto di spenderli nel solo modo che una forza politica ha per tradurre il consenso in una pratica di governo: cercare una alleanza che vi consente oggi di occupare posti di potere decisivi.

A questo punto i cittadini vi giudicheranno dai fatti.

Non dalle parole. Lo hanno fatto con noi, lo faranno con voi.

Forse capirete presto la distanza che separa la propaganda dalla responsabilità di scelte che implicano sempre fatica e mediazione tra interessi e bisogni diversi.

Tutto ciò appartiene alla politica e alimenta differenze legittime tra chi governa e chi si oppone.

Ma quanto sta accadendo, le parole crude e irresponsabili di un uomo che dovrebbe tutelare l’ordine e la sicurezza di tutti sono altra cosa.

Ve lo chiedo nella consapevolezza che per molti di voi e per moltissimi dei vostri elettori quelle parole sono uno sfregio alla civiltà di un Paese come il nostro: quanto potrete sopportare il ricatto politico di un alleato che sta calpestando i vostri stessi principi?

Per quanto potrete delegare la vostra identità a chi offende valori di legalità e rispetto della cittadinanza?

Governare per una classe dirigente è la sfida principale che si possa cogliere.

Ma quel potere e l’esercizio di quel potere non può racchiudere ogni altra sfera del pensiero, della coerenza, della visione che si coltiva della vita, della storia, della dignità umana.

Con rispetto mi permetto di dirvi che sono queste le domande alle quali oggi dovete una risposta.

Oggi, prima che la corruzione, non quella delle tangenti, quella morale, compia il suo tracciato.

Non lo merita l’Italia.

E al fondo non lo meritate voi”.

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