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29 April 2024
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Scienze

Un casco al posto di tastiera e mouse

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Tobi3Gabriel Curio, ricercatore in Neurobiologia presso l’Università di Berlino ha presentato la nuova invenzione, che è opera di medici, neurologi e ingegneri informatici

Fra non molto per usare il computer non ci sarà più bisogno di mouse e di tastiera, ma di un semplice casco che si mette sulla testa e che è capace di trasformare la nostra volontà in comandi elettronici. Ad annunciare quest’invenzione è stato uno scienziato tedesco, il dottor Gabriel Curio, ricercatore in Neurobiologia presso l’Università di Berlino. Potrebbe sembrare un’invenzione inutile in quanto, in fondo, si tratta solo di non usare tastiera e mouse, ma non è vero: basta pensare alle tantissime persone disabili che non possono usare le mani. Presto, poi, potremo accendere lavatrici, lavastoviglie e televisori senza spostarsi e senza usare il telecomando.

Ecco come illustra la sua invenzione il dottor Gabriel Curio: “Ogni nostro pensiero è, all’interno del cervello, contraddistinto da un preciso e specifico segnale elettrico generato dalle cellule cerebrali. Quindi, ogni nostro pensiero, prima ancora di diventare l’azione corrispondente, è una debole corrente elettrica che solo in un secondo momento coinvolge nervi e muscoli. Noi abbiamo dapprima imparato a leggere i segnali elettrici del cervello corrispondenti ad ogni singola azione e poi abbiamo realizzato uno strumento in grado di tradurre questi segnali in impulsi simili a quelli che si attivano quando schiacciamo un bottone di qualsiasi telecomando. In questa maniera, possiamo controllare le funzioni di un computer a distanza”.

In poche parole, è stato inventato un casco che consente di trasformare il pensiero in comandi a distanza. Aggiunge il dottor Gabriel Curio: “E’ una struttura semplice e leggera. Si poggia sulla testa ed è dotata di sensori in grado di analizzare gl’impulsi provenienti da una determinata zona interna al cervello, chiamata corteccia cerebrale somatosensoriale. Infatti, in quest’area si elaborano i pensieri che guidano il movimento dei muscoli. L’apparecchiatura non è scomoda o pesante, anche se portata per lunghi periodi di tempo”.

Una volta indossato il casco, si può procedere con la volontà del pensiero. Chiarisce il dottor Curio: “Tutto, fra l’altro, avviene in tempi brevi: la velocità del pensiero è maggiore rispetto a quella, per esempio, delle mani che devono fisicamente toccare i tasti e schiacciarli per avviare qualsiasi funzione. Quindi, anche in termini pratici, il nostro sistema è conveniente e pure facile da usare”.

Ovviamente, ci vogliono una ventina di minuti di allenamento. Non è necessaria una preparazione specifica per imparare ad usare il casco, che è estremamente importante perché consente alle persone affette da disabilità alle mani di usare il computer il cui uso altrimenti sarebbe negato a queste persone. Si comprende, dunque, che mancando di uno strumento per poter comunicare e magari anche lavorare, si priverebbero queste persone di quelle opportunità che permettono loro di sentirsi utili o di fare qualcosa. Con il casco, dice il dottor Gabriel Curio, si possono accendere anche lavatrici, lavastoviglie e televisori, senza ricorrere al telecomando. Quanto alla scomodità, lo scienziato tedesco chiarisce: “Lo sviluppo della tecnologia farà in modo che il casco diventi sempre più leggero e facile da trasportare. I sensori potranno essere miniaturizzati e dunque applicati sul cuoio capelluto grazie ad un supporto che non debba coprire l’intera testa. Mi rendo conto che è difficile immaginare di indossare sulla testa un supporto dotato di sensori capaci di leggere il nostro pensiero, ma ogni innovazione tecnologica, superato il primo momento di perplessità, diventa di uso comune dopo che è stata compresa e verificata la sua utilità. Basti pensare agli auricolari dei cellulari: sembrava inimmaginabile fino a poco tempo fa, camminare per la strada con un auricolare che non fosse utile a vincere un problema di sordità. Invece, adesso non ci facciamo più caso. Ritengo che per lo speciale casco e per le sue evoluzioni possa accadere lo stesso”.

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