Ricardo Merlo, sottosegretario con delega per gli italiani nel mondo
Per raggiungere l’obiettivo i rappresentanti dei cinque milioni di nostri connazionali avevano speso le energie migliori. Si erano impegnati affinché venisse riconosciuto, anche agli emigrati, il concreto diritto di votare e di essere eletti ovunque essi svolgevano la loro esperienza umana, civile e politica in Europa e nel mondo.
Eravamo nel 2006 dell’anno del Signore.
L’inverno era stato di una durezza eccezionale. E le autostrade francesi, in quello storico mese di marzo, si erano trasformate in piste ghiacciate, più adatte a pattinare per la gioia dei piccoli che agli spostamenti necessari a presenziare alle manifestazioni elettorali organizzate dalle associazioni democratiche in appoggio alla lista dell’Unione di Romano Prodi.
Vivevo, allora, la decennale esperienza politica e sociale in terra di Francia.
E come tale fui candidato nelle liste uliviste per la prima storica esperienza del collegio estero in una elezione legislativa italiana.
Fu un trionfo: conquistammo per l’Ulivo ben quattro rappresentanti sugli otto previsti nel collegio europeo a cui si aggiunse l’eletto dell’Italia dei Valori. Fummo quindi decisivi, anche per i risultati nei collegi extra oceanici, per l’ottenimento della maggioranza assoluta al senato della repubblica e l’avvento del governo Prodi alla guida del paese.
Sarebbe stato naturale un chiaro messaggio alla comunità italiana: avete dimostrato grande maturità democratica e partecipativa ed è grazie a voi che potrà verificarsi la svolta auspicata al governo della repubblica.
E d’altronde, con l’esperienza acquisita nel Consiglio Generale degli Italiani all’estero, la loro capacità di elaborazione e proposta già si era affermata negli anni, consentendo al parlamento repubblicano di approvare proposte di Legge preventivamente elaborate e discusse dal parlamentino dell’emigrazione.
Furono, quelli, gli anni in cui il contributo per l’insegnamento della lingua e della cultura italiane all’estero, raggiunse vette inesplorate, consentendo a tanti nostri cittadini di recuperare un nuovo virtuoso rapporto con la Patria italiana.
Nacque il governo Prodi, una compagine di oltre cento responsabili nei vari dicasteri (ministri, vice ministri e sottosegretari) senza la presenza, specialmente al ministero degli esteri, di un nostro eletto a rappresentare le esigenze della collettività italiana e riannodare i fili di un nuovo e virtuoso rapporto tra l’Italia e la sua diaspora.
Fu, indubbiamente, un errore. Limitò, in gran parte, la novità del messaggio.
Nonostante ciò e per i due anni del governo Prodi, lavorammo con intensità per venire incontro alle speranze dei connazionali.
Prova ne sia che, nonostante la vittoria di Berlusconi nel 2008, l’estero riconfermò la fiducia al centro sinistra rappresentato dal Partito Democratico.
La destra crollò per le divisioni interne nel 2011. Due anni di esperienza Monti. Nuove elezioni. I tumultuosi cinque anni dei governi Letta, Renzi, Gentiloni.
Tumultuosi e pur positivi. E tuttavia – ennesima dimostrazione di miopia e noncuranza verso i nostri rappresentanti all’estero – contrassegnati dall’assenza ai posti di governo di eletti dal mondo.
Siamo stati, per più di un decennio, predicatori nel deserto. Fautori di una utopia rinchiusa tra i sogni nel cassetto di una speranza svanita.
E con essa, tante aspettative dei nostri cittadini.
Il PD ha subito, alle elezioni del 5 marzo sc., la più cocente sconfitta della sua storia e con lui, il riformismo italiano. Non farò più parte della rappresentanza parlamentare all’estero.
È nato il governo giallo verde, leghista pentastellato, alla cui nascita abbiamo contribuito con il nostro disimpegno dalle responsabilità.
E pur tuttavia, un eletto nel collegio latino americano sulla lista associativa del MAIE, Riccardo Merlo, e il leghista Guglielmo Picchi, già parlamentare di Forza Italia nel collegio europeo, sono stati chiamati ad assumere responsabilità di governo.
Li conosco, sono uomini di potere. Manca a loro una visione, la capacità di sognare.
Almeno sul piano della rappresentanza, una destra retriva e reazionaria, ha saputo colmare il vuoto.
Con tristezza e scetticismo: sappiate essere, almeno in parte, all’altezza del compito assegnatovi dal vento amico della storia.