La lettera agli italiani all’estero del segretario del PD, Matteo Renzi, ha e sta tuttora suscitando tanta polemica: se da un lato con questa lettera si vuol sostenere il Sì al Referendum Costituzionale del prossimo 4 dicembre, dall’altro lato in questo modo si è dato uno spunto per buttare fango su un argomento importante, il voto all’estero.
In un Paese dove lo spreco dei soldi pubblici fa parte della discussione politica quotidiana e la fiducia in politici, sistema ed enti ufficiali è sempre in bilico, non stupisce la grande polemica attorno alla spedizione di 4 milioni di lettere da parte del segretario di un partito, che però allo stesso momento è anche presidente del Consiglio nonché promotore del referendum.
Il problema maggiore di questa spedizione è che ha un effetto negativo sull’opinione che gli italiani hanno di noi italiani all’estero, sono infiniti i commenti che si leggono su social e piattaforme in rete, tanto che possiamo affermate tranquillamente che un’attenzione così fervida nei riguardi di noi italiani all’estero è difficile da ricordarsi, quasi quasi ci sentiamo lusingati se non fosse che si tratta di un’attenzione con una connotazione parecchio negativa: “Le votazioni all’estero sono uno spreco enorme di risorse, sia perché in realtà gli italiani all’estero non avrebbero nessun diritto a votare (non pagano le tasse in Italia), e sia perché l’interesse è talmente basso che di solito va a votare appena il 10-15%” è uno dei commenti che possiamo leggere. Tralasciando completamente l’argomento delle tasse visto che è palese che l’autore di questo commento è completamente all’oscuro di tutti i pagamenti che ci toccano, aiutiamolo a chiarirsi le idee intanto con qualche numero: gli italiani che saranno chiamati a votare saranno 50,6 milioni. 5’202’821 sono gli italiani residenti all’estero, mentre quelli che hanno il diritto di voto sono 4.023.902 (in Svizzera ci sono circa 482’000 italiani che hanno il diritto di voto), si tratta quindi di quasi l’8%, un numero significativo. Passiamo alla partecipazione al voto e consideriamo l’ultimo referendum che si è svolto ad aprile, il referendum abrogativo sulle trivelle per il quale la partecipazione all’estero è stata solo del 19,7%, però anche in Italia la partecipazione no è stata eccezionale, solo del 32,1%. L’autore però dovrebbe far attenzione all’importanza del voto all’estero, perché per esempio nel 2006, per le elezioni politiche, il voto degli italiani residenti all’estero è stato decisivo per la vittoria de L’Unione e Romano Prodi.
Di sicuro il fatto che dopo le elezioni politiche del 2013 siano state raccolte testimonianze di scrutatori che hanno documentato irregolarità di vario genere per quanto riguarda la circoscrizione Estero (come ad esempio presenza di voti di chi era già deceduto) non aiuta non fa altro che dare manforte a commenti come “Io il voto all’estero lo abolirei. Se hai deciso di vivere in un paese estero, significa che sarai sottoposto alle leggi estere. O al limite, si dovrebbero organizzare o seggi nelle ambasciate e nei consolati, zone che sono sotto il totale controllo dello stato”.
Se una critica è lecita, effettivamente, è che i politici non si prendono l’impegno di viaggiare in Svizzera, Lussemburgo, Argentina etc., se non per i referendum, come è accaduto e sta accadendo in questi giorni. La cosa potrebbe in un certo senso infastidire e invece rende chiaro quanto veramente siamo importanti noi italiani all’estero per la nostra Patria.
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