Torna su Rai Tre il programma di Franca Leosini, la ‘signora del crimine’
Tuffo nel passato, esattamente ad otto anni fa, per la puntata di esordio della nuova stagione di ‘Storie Maledette’, il programma condotto da Franca Leosini. L’intervista a Sabrina Misseri e Cosima Serrano, le ‘donne di Avetrana’, condannate all’ergastolo per l’omicidio di Sarah Scazzi non ha tradito le attese, conquistando pubblico e social grazie al peculiare stile della conduttrice che riesce a trattare in maniera singolare ogni avvenimento di cronaca. “La parola importante è rispetto. Anche per i loro errori. Mi accosto a questi personaggi non per giudicare, ma per capire. Capire cosa è successo nella loro vita per farli precipitare nel baratro di una storia maledetta”, ha scritto sui social la giornalista, svelando la chiave del suo approccio sempre vincente alle già note e ampiamente trattate storie di cronaca.
Perché “la forza di ‘Storie maledette’ non è il delitto ma il percorso”, come dice ancora la Leosini che prende per mano gli assassini e li porta dentro ciò che la loro memoria rimuove: “Non se lo ricorda? Glielo ricordo io”… con fatti e dettagli che ricostruiscono la vicenda come fosse un romanzo dove la vittima resta sulla sfondo e può esserci pietà pure per l’aguzzino già condannato. “‘Storie Maledette’ continua nell’impegno di capire, dubitare, raccontare.
Prosegue nel tentativo di spiegare come le rischiose partite con il destino si perdano, quando quel lato oscuro che abita ciascuno di noi, occupa con prepotenza l’anima, portando a gesti estremi che spesso in nulla somigliano a chi li ha commessi. I protagonisti di ‘Storie Maledette’ non sono mai professionisti del crimine, ma persone che sono piombate nel baratro di una maledetta storia, della quale o sono responsabili o pagano l’alto prezzo di una colpa della quale si professano innocenti”, si legge nella nota di presentazione della nuova edizione, la sedicesima, del programma ideato, scritto e condotto dalla stessa Leosini.
Le sue interviste sono sempre il frutto di un lungo e dettagliato studio: per quella sul caso di Sarah Scazzi si è studiata diecimila pagine del processo di Avetrana e in genere per ogni suo lavoro si prepara studiando in maniera minuziosa anche i minimi dettagli.
“Costruisco il mio tessuto narrativo ma può saltare tutto”, confida la giornalista che in genere incontra i protagonisti delle sue interviste una sola volta ma a lungo, parlando con loro di tutto, tranne delle domande che farà in trasmissione e, di conseguenza senza sapere le risposte che riceverà. Incisività ed eleganza al tempo stesso sono gli ingredienti di uno stile che non scade nel sensazionalismo e azzeccate frasi ad effetto e finezze linguistiche regalano alle interviste quella giusta dose di imprevedibilità e humor che tiene attento e coinvolge il telespettatore. E proprio per le sue ‘arguzie linguistiche’ ‘Storie Maledette’, oltre che un fenomeno televisivo e di cronaca è diventato anche un fenomeno social, tanto che ogni puntata lascia dietro di sé una scia tormentoni rilanciati in rete dai ‘leosiners’. A conquistare il web in quest’ultima intervista, ad esempio, è stato il modo in cui la conduttrice ha raccontato la vicenda e interpellato i protagonisti. Così Ivano Russo diventa ‘l’incauto giovanotto’, e Sabrina la ragazza ‘sentimentalmente genuflessa’.
foto: Ansa