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4 May 2024
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STORIE di Gianni Farina

Abolire definitivamente l’IMU per i nostri emigrati

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Restituire le risorse e la dignità istituzionale ai piccoli comuni da cui partirono, per l’estero, milioni di nostri cittadini

Siamo nel corso di una campagna referendaria sul complesso di riforme della seconda parte della costituzione già approvato con sei successive votazioni dal parlamento repubblicano.
Non è l’unica riforma necessaria al rinnovamento del nostro Paese. Pensiamo alla riforma della pubblica amministrazione.
Alla riorganizzazione del territorio a livello regionale, provinciale e comunale. E dopo lo scioglimento delle provincie, ai processi di aggregazione dei piccoli comuni, ad un nuovo e virtuoso rapporto con i nostri emigrati per difendere e valorizzare lo straordinario patrimonio immobiliare dei nostri cittadini all’estero, gravato dalle inaccettabili gabelle fiscali di IMU, Tasi e Tari su cui gli eletti nel parlamento repubblicano per il collegio europeo hanno condotto una forte e inascoltata- salvo per i pensionati italiani – battaglia di giustizia e dignità, nonché alla riforma delle istituzioni italiane ( consolati e ambasciate) nel mondo.
Nell’anno in corso i piccoli comuni si sono dovuti confrontare, oltre che con tutte le problematiche già esistenti, con il pareggio di competenza anche per i piccoli comuni sotto i mille abitanti.
Emerge in modo sempre più evidente come sia oltremodo indispensabile invertire la rotta intrapresa nei confronti dei piccoli comuni con scelte governative che hanno puntato a ridurre pesantemente non solo le risorse ma anche la loro autonomia.
L’affermazione più infondata è che i piccoli comuni non sarebbero in grado di reggersi da soli senza specificare che non è per colpa loro ma per una politica perpetrata nei decenni. Decretare la fusione dei comuni contro la volontà popolare non è autonomia organizzativa ma un grave vulnus di democrazia.
I piccoli comuni sono una risorsa fondamentale non solo per i sindaci e i consiglieri ma anche per i volontari, le pro loco, la protezione civile, gli alpini.
È fondamentale che i nostri amministratori, di cui si conoscono passione e dedizione, possano lavorare serenamente, senza che lo stato metta loro i bastoni tra le ruote. È fondamentale per preservare un virtuoso rapporto con i nostri emigrati in Svizzera, in Europa e nel mondo.
Ma ora si tratta di passare dalle affermazioni a scelte politiche concrete per restituire ai comuni le risorse di loro competenza in modo che riescano ad amministrare con criterio il proprio territorio a favore dei cittadini. E con buon senso, condividendo le aggregazioni di servizi quando vi siano reali risparmi, sinergie e soprattutto particolari esigenze/necessità e non sulla base di aridi calcoli ragionieristici a tavolino. La gestione comunale dei servizi non è per i piccoli comuni una novità, in Italia lo stanno dimostrando da decenni con la gestione dei rifiuti, del sistema assistenziale, della protezione civile, ecc.
I piccoli comuni non sono quindi un peso o , peggio ancora, un costo per la collettività..
Gli amministratori dei piccoli comuni, avendo presente in primo luogo il bene del paese e delle nostre comunità, dovrebbero chiedere che governo e parlamento intervengano per lasciare ai nostri comuni le risorse proprie, quali l’IMU – e ciò sarebbe più accettabile anche per i cittadini italiani all’estero- derivanti dall’attuazione piena del federalismo fiscale in modo che le loro comunità possano avere autonomia di bilancio in base alle reali esigenze del territorio, fatta salva la costituzione di un fondo di solidarietà per i piccoli comuni con residua capacità fiscale.
Basterebbero queste poche decisioni di buon senso e una conseguente stabilità di leggi e normative per tornare ad essere di impulso per le attività economiche e per ricreare fiducia e credibilità nelle istituzioni.
E se un comune, liberamente, in piena autonomia, dovesse valutare l’opportunità di fondersi con un altro, andrà sviluppato il percorso democratico già previsto per legge nel quale proprio ai cittadini spetterà la decisione finale, senza imposizioni dall’alto.
Invito i cittadini italiani all’estero, cittadini e governanti tutti, ad osservare il gonfalone del proprio comune.
Lì vi sono raffigurati secoli di storia locale e una comunità ricca di civiltà e tradizioni.
Premere d’imperio per cancellare i gonfaloni con l’arida scusante di raggranellare qualche euro, vuol dire semplicemente di non conoscere la cultura dei luoghi oltre ad avere poco rispetto per la storia dei nostri comuni e della nostra gente.
[email protected]

 

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