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1 May 2024
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STORIE di Gianni Farina

La storia di due giovani eroi: italiani “sans papiers”

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Il coraggio di Ramy e Adam, cittadini di un Paese che ha perso la memoria del suo passato

Una giovanetta passeggia sul vialone che conduce al palazzo delle scuole elementari. Da un crocicchio di coetanei lì accanto si stacca un ragazzaccio dal fare prepotente che la spintona e insulta al grido di “sporca terrona” torna al tuo paese. Il resto della ciurma assiste, impotente e giuliva, alla disgustosa scena, forse con l’orgoglio di appartenere alla casta superiore dei nati tra le Alpi retiche e le Orobie, o in qualche borgo oltre la sponda nord del grande fiume Po che attraversa e divide la pianura padana.

Toccò anche a me difendere una piccola, nata sulla parte calabra dello stretto, che si addormentava ogni sera ascoltando le fiabe di mamma Rosaria, racconti di storie antiche: le mitiche sirene che si trastullano tra il fruscio dall’onda; le loro melodie ammaliatrici, descritte da Omero nell’immortale vicenda umana di Ulisse che abbandona Troia in fiamme e si accinge al periglioso ritorno in patria, la mitica Itaca ove lo attende Penelope, la sposa fedele insidiata dalle mire dei Proci.

Non essendo Ettore, e nemmeno Aiace Telamonio, il combattente fraterno e generoso, mai baciato dalla fortuna dell’aiuto divino, mi presi qualche pugno in faccia di cui andai fiero per anni, mitizzando l’eroica e impari lotta.

Ti ricordo, come sempre, Concettina!

Scene di un tempo lontano, ma non troppo. Immortalate da Luchino Visconti in “Rocco e i suoi fratelli”, l’arte poetica del grande regista a pennellare i sentimenti, le passioni, le gioie, le tristezze e le speranze di un mondo di cuori in fuga dalla povertà delle desolate terre del sud, verso i villaggi e le città del nord – Milano e Torino in primis – ricostruite a nuova vita nel dopo guerra del boom economico italiano, perpetuato dalla mitica Fiat 500, talvolta truccata, sfrecciante a cento all’ora sull’autostrada del sole.

Il travaglio di un’umanità che cerca la via del riscatto in un mondo ostile, ove, pur tra fulgidi esempi di solidarietà, prevalgono l’astio e la ripulsa  verso i presunti usurpatori, lordati da fenomeni di xenofobia e latente razzismo.

Non è, d’altronde, troppo lontano il tempo in cui, anche autorevoli dirigenti politici dell’oggi, predicavano il secessionismo e l’avversione verso il popolo del nostro meridione nel segno di una fatua purezza celtico-ariana. Adam, tredici anni, figlio di un cittadino marocchino in Italia dai primi anni novanta, Ramy, tredicenne, figlio di un cittadino egiziano in Italia dal 2001. Sono nati, ambedue, in Italia, da genitori di due paesi situati sull’altra sponda del mediterraneo e dell’atlantico. Hanno cercato, come milioni di nostri connazionali nella storia secolare della nostra Patria, di realizzare le loro  aspettative, lontano dalla terra degli avi.

Un bus con a bordo 52 giovanetti in viaggio scolastico, viene sequestrato dal quarantasettenne autista, Ousseynou Sy, italiano di origini senegalesi, in preda ad una furia omicida. Arrestato, racconta di aver fatto un gesto eclatante di protesta per le persecuzioni subite da tanti concittadini africani. O è un pazzo, o, peggio, un terrorista assassino a cui il destino ha negato il successo della tragica impresa.

Il destino o qualcosa d’altro.

Due giovani, straordinari italiani “sans papiers”, come il milione di ragazzi nati in Italia da cittadini stranieri, ai quali, una politica bieca e miope, ha negato il diritto universale (Ius soli) ad essere cittadini nella terra che amano e in cui sono nati, si ribellano al fato di una tragedia annunciata.

Compiono atti di straordinario coraggio e intelligenza, aiutati, nell’impresa, da due carabinieri ligi ai sacri doveri dell’arma, accorsi sul posto. Il bus è in fiamme, i cinquantadue giovani sono salvi tra le braccia dei loro genitori.

Si può, tuttavia, trarre qualche riflessione e insegnamento da vicende antiche e nuove: l’immigrazione italiana dal sud del primo dopoguerra e il dramma odierno a lieto fine del bus nel milanese.

Da un lato, cittadini italiani stranieri in Patria, vittime di una odiosa propaganda xenofoba e, successivamente, separatista; dall’altro, giovani stranieri de iure, italiani de facto e di cuore. La via dei diritti universali, ieri come oggi, è irta di pericoli. Il filo di Arianna, talvolta, si spezza.  Toccherà alle menti più coraggiose, intelligenti e aperte, riannodare il filo per uscire dal labirinto della vergogna e ritrovare la luce della coesistenza e della fratellanza fra le genti che approdano e vivono sul suolo della Patria italiana.

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