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20 April 2024
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STORIE di Gianni Farina

Il disegno di legge con i protocolli aggiuntivi della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali

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Gianni Farina alla Camera dei Deputati

“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case.
Voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici.
Considerate se questo è un uomo.
Che lavora nel fango.
Che non conosce pace.
Che lotta per mezzo pane.
Che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna.
Senza capelli e senza nome.
Senza più forza di ricordare.
Vuoti gli occhi e freddo il grembo.
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore.
Stando in casa andando per via.
Coricandovi. Alzandovi”.
È un estratto della poesia introduttiva dell’opera di Primo Levi, sopravvissuto alla deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz.
La Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950 è la luce che ha rischiarato le tenebre della seconda guerra mondiale ed ha poi e sino ai nostri giorni, squarciato l’oscurità dei crimini che riassumo in un luogo simbolo: Srebrenica e nell’oscuramento quotidiano di ogni speranza di convivenza umana in tanti paesi dell’Africa e del Medio Oriente. L’annientamento del valore della vita.  L’estinzione della “pari dignità dei diversi”. L’oscuramento di un credo. La bestiale ferocia sui vinti.
Occorreva, allora, e occorre oggi, un sistema di protezione sovranazionale dei diritti umani che sappia operare, senza per questo sostituirsi ai sistemi giuridici di tutela nazionale, ma svolgendo quell’opera sussidiaria ovunque i diritti sono ignorati, calpestati, vilipesi.  Sono quarantasette i paesi firmatari e  milioni i cittadini coinvolti, anche e soprattutto di quelle nazioni che, pur firmatarie, Russia e Turchia in testa, non danno un grande esempio di protezione dei Diritti umani: per i loro cittadini e per tutti quelli che si trovano a vivere in uno dei paesi firmatari della Convenzione.
La Convenzione, quindi, come fondamentale, universale strumento di protezione dei Diritti umani.
Il disegno di legge in esame – composto da 4 articoli – riguarda la ratifica e l’esecuzione dei Protocolli 15 e  16, fatti a Strasburgo, rispettivamente il 24 giugno e il 2 ottobre 2013, recanti entrambi emendamenti alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali,, ratificata dall’Italia il 4 agosto 1955. I Protocolli rispondono a due principi base per la Convenzione, vale a dire il principio di sussidiarietà e del margine di apprezzamento. Quanto al primo principio, esso attiene alla responsabilità in prima battuta dei governi nazionali sul terreno della tutela dei diritti umani, cui solo in subordine subentra quella di tipo sovranazionale. Quanto al secondo principio, esso riguarda l’esigenza che la Convenzione non surroghi e non si sostituisca al legislatore nazionale e che i governi nazionali dispongano di un margine di adattamento della normativa sovranazionale alle proprie specificità. Il margine di apprezzamento è, più nello specifico, costituito dall’ambito in cui la Corte riconosce agli Stati libertà di azione e di manovra, prima di dichiarare che una misura statale di deroga, di limitazione o di interferenza con una libertà garantita dalla CEDU, configuri una concreta violazione della Convenzione stessa.
ll processo che ha portato all’adozione dei Protocolli 15 e 16 è derivato, anzitutto, dalla consapevolezza delle criticità nel funzionamento della Corte europea dei diritti dell’uomo che, nel tempo, ha accusato notevoli problemi di arretrato. E’ apparso inoltre necessario adeguare la struttura e le procedure della Corte a un’utenza potenziale che raggiunge ormai circa 800 milioni di cittadini, spesso vilipesi e umilati nei loro diritti.
Concludendo, auspico una celere approvazione del disegno di legge che consentirà al nostro Paese di aderire ad un’importante riforma del sistema della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, in un momento in cui riappare il morbo delle chiusure nazionalistiche che mettono in pericolo la sopravvivenza e l’operatività degli strumenti  multilaterali, sovranazionali, universali, di tutela e difesa dei Diritti umani.
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